Scoppiano polemiche sul numero delle borse studio assegnate dalla Regione nella scuola di specializzazione in Farmacia ospedaliera a Sassari. Secondo la consigliera Francesca Masala (FdI), componente della commissione Lavoro, cultura e formazione professionale, sei specializzandi su otto immatricolati per l’a.a. 2023/2024 degli aventi diritto ne sarebbero rimasti esclusi, e secondo la stessa non si spiega questa disparità di trattamento tenuto conto dei fondi stanziati. La consigliera solleva la questione anche in una interrogazione indirizzata all’assessore alla Sanità.
Ma a stretto giro, venuto a conoscenza della polemica sollevata, il presidente dell’Ordine dei Biologi della Sardegna Enrico Tinti, referente anche del comitato sardo “Biologi e Non Medici Sanitari” Specializzandi: una legge per i contratti”, contatta Quotidiana Sanità per intervenire sull’argomento dell’assegnazione delle borse di studio.
“Apprendiamo con stupore delle dichiarazioni dell’On. Francesca Masala (FdI) – commenta Tinti – che accenna ad ‘aspettative disattese’ per 6 borsisti iscritti nella scuola di specializzazione in farmacia ospedaliera a Sassari per non aver ricevuto la borsa di studio dalla Regione”.
“Riguardo a ciò – prosegue il presidente dell’Ordine -, si desidera ricordare che le borse di studio approvate dalla Regione per tutte le scuole di specializzazione afferenti all’Area Sanitaria non medica, che comprendono quelle attivate anche per biologi, fisici, chimici, psicologi, veterinari, odontoiatri, sono state approvate dalla Giunta con deliberazione n° 23/41 del 3.07.2024, per un numero totale di 40 borse di studio”.
“Queste 40 borse di studio, e ciò è risaputo, anche perché gli specializzandi tengono ad informarsi sul suddetto punto prima di fare domanda per accedere ai bandi, sono suddivise tra tutti i diversi indirizzi attivati dalle scuole di specializzazione suddette”.
“Il bando dell’Università sassarese per la scuola di specializzazione in Farmacia Ospedaliera a.a. 2023/2024, pubblicato un mese dopo la delibera di Giunta, ha previsto l’apertura ai posti in scuola fino ad un numero massimo di 8 specializzandi, di cui n. 6 posti ordinari e n. 2 posti riservati al personale di ruolo dipendente di Enti Pubblici, convenzionati con l’Università. Ed ai primi due immatricolati in posizione utile nella graduatoria di merito pubblicata, è andata appunto la borsa di studio”.
“A differenza delle Scuole di specializzazione in medicina dove le Università possono bandire, sempre sula base di una programmazione del numero degli specialisti, posti a concorso esclusivamente vincolati dalla copertura di un contratto di formazione specialistica, per le Scuole di specializzazione di area sanitaria non medica i posti possono essere allargati oltre il numero di eventuali borse di studio previste. Così come avviene nei dottorati di ricerca”.
“Questo i laureati nelle materie sanitarie che possono accedere alle Scuole di specializzazione di area sanitaria non medica lo sanno molto bene. Sarebbe gravemente discriminante nei confronti degli altri laureati non medici, ossia biologi, fisici, chimici, psicologi, veterinari, odontoiatri, se si andasse a scoprire che soltanto la scuola di Farmacia Ospedaliera per una qualche ‘empatia’ ricevesse per tutti i posti a concorso la borsa di studio da 25 mila euro ciascuna, contrariamente ai posti banditi dalle altre scuole di specializzazione di area sanitaria non medica”.
“Desideriamo dunque tranquillizzare l’Onorevole Masala, le borse di studio sono state equamente suddivise sulla base di un numero quantunque, nel totale, programmato e suddiviso per tutte le scuole di Area Sanitaria non medica. Piuttosto la consigliera potrà invece venire incontro alla causa da noi portata avanti sostenendo, presso il Governo nazionale, l’obbligo delle borse di studio di pari importo a quelle dei medici con i posti messi a concorso dalle università in tutta Italia. Borse di studio che devono poter essere finanziate anche con fondi preposti dal governo nazionale, perché siamo parte attiva anche noi della Sanità pubblica, affinché le Regioni possano eventualmente prevedere borse aggiuntive regionali, esattamente come avviene per i medici specializzandi” – conclude Tinti.
Elisabetta Caredda