“La ricerca sanitaria italiana ha bisogno di una rotta chiara e di una governance stabile”. Con queste parole il ministro della Salute Orazio Schillaci ha aperto gli Stati generali della ricerca medico-scientifica al Senato, delineando una visione che punta a trasformare il sistema nazionale della ricerca in un motore di innovazione, efficienza e coesione sociale.
Il ministro ha parlato di una fase cruciale per il settore, segnata dai nuovi scenari aperti dall’uso dell’intelligenza artificiale, ma anche dalla necessità di evitare la frammentazione degli sforzi e “assicurare un salto di qualità strutturale e culturale”. Il ministero della Salute, ha spiegato, non vuole limitarsi al ruolo di ente finanziatore o di vigilanza, ma diventare “il punto di riferimento nel quale la ricerca sanitaria trova direzione, integrazione e visione d’insieme”.
Un Libro Bianco per orientare gli investimenti
Proprio per questo, gli Stati generali della ricerca non si concluderanno con i tre giorni di lavori in corso, ma apriranno un percorso strutturato che porterà alla redazione di un Libro Bianco della ricerca medico-scientifica, realizzato insieme al ministero dell’Università e della Ricerca. Il documento servirà a individuare le aree chiave di investimento e a orientare le future politiche pubbliche.
Schillaci ha ricordato che la ricerca deve diventare una leva per potenziare il Servizio sanitario nazionale, traducendo ogni innovazione “in un impatto reale sulla vita delle persone” e contribuendo a ridurre le disuguaglianze di salute. “Non una ricerca che osserva, ma una ricerca che guida”, ha affermato il ministro, ribadendo la necessità di unire le eccellenze italiane in una visione comune.
Giovani, meritocrazia e infrastrutture: le sfide della ricerca
Un altro punto centrale dell’intervento è stato il ruolo dei giovani ricercatori, definiti da Schillaci “la risorsa più preziosa del Paese”. “Ai giovani dobbiamo offrire stabilità, percorsi di crescita e meritocrazia reale – ha detto –. Vogliamo un’Italia che non solo trattenga i propri talenti, ma che diventi polo di attrazione per quelli stranieri”.
Il ministro ha poi illustrato le iniziative già avviate per rafforzare la rete degli Irccs e degli enti di ricerca, grazie ai fondi della ricerca corrente e finalizzata, del Pnrr, del Piano nazionale complementare e dei Fondi di sviluppo e coesione. Oltre ai finanziamenti ordinari, il ministero ha investito oltre 520 milioni di euro del Pnrr nella ricerca sanitaria, sostenendo più di 500 progetti, molti dei quali dedicati a malattie oncologiche e rare. Queste iniziative, ha spiegato Schillaci, hanno coinvolto Regioni, università, ISS e oltre duemila unità operative tra ospedali e centri di ricerca.
Ricerca in rete e tecnologie avanzate
Con il Piano nazionale complementare, il dicastero ha inoltre promosso quattro grandi partenariati estesi, organizzati secondo un modello di rete per garantire efficienza e uniformità nelle attività scientifiche. Questo approccio, ha sottolineato Schillaci, “dimostra che oggi la ricerca sanitaria italiana è più forte e competitiva”.
L’obiettivo dichiarato è quello di costruire un sistema integrato e tecnologicamente avanzato, capace di raccogliere e condividere dati biomedici e traslazionali, valorizzando la cooperazione tra istituzioni e territori.
“Abbiamo una tradizione scientifica formidabile – ha concluso il ministro – ma la tradizione, da sola, non basta. Serve una governance che unisca le eccellenze e le indirizzi verso obiettivi comuni. Solo così la ricerca potrà diventare il motore di una sanità moderna, equa e proiettata nel futuro”.