Gentile Direttore,
ragioniamo sulle parole: “medico di base”. Alla base di che cosa? Il senso logico suggerirebbe: alla base di un sistema, quello delle cure, a partire dalla location, come si direbbe al cinema, la location è il territorio, quello dove vivono i comuni mortali che per insondabile volere del destino, si ammalano e per questo si chiedono: cosa offre la casa? Risposta scontata: il medico di base, il pronto soccorso, e per quelli baciati dalla sorte e dal portafogli, la struttura privata, che ti sfila le banconote, ma con estrema cortesia ed eleganza. Memento mori: ricordati che comunque devi morire, devi solo decidere se a spese tue o a spese dello stato.
Il medico di base è in una area di servizi, destinati al cittadino, ed è la base. Infatti: base per altezza e il prodotto diviso due, è l’area del triangolo, dove per Renato Zero, uno è di troppo. Chi è di troppo? Sicuramente il medico di base che vive la propria realtà professionale in un isolamento costante, abbandonato da tutti e ai margini del SSN. Per il governo di turno non ci sono soldi, né per una riforma sostanziale, né per fornire una dignità economica e professionale ai medici del SSN.
Intanto, non è vero che non ci sono soldi, ricordiamo le parole di Roy Romanow, presidente della commissione sanitaria canadese: “Non vi è alcuno standard su quanto un paese dovrebbe spendere per la salute. La scelta riflette i valori e le priorità di ciascuno, pertanto, il sistema è tanto sostenibile, quanto noi vogliamo che lo sia”. La scelta, quindi, è sempre politica, si tratta di decidere se promuovere i diritti fondamentali di tutti o favorire gli interessi di pochi. Ma la nostra politica non decide, per ignoranza dei propri operatori: non sa e non capisce quanto sia cruciale il ruolo del medico di base per il buon funzionamento del SSN. Per questo il medico di base si chiama così, è la base del sistema.
Un mio amico-assistito, Bortolo da Peaio, ridente borgo cadorino, mi dice a proposito dei medici: “Sembrate tanti murador, senza capo-cantiere, mettete mattoni a caso e come ve par…”. Bortolo, ha messo il dito nella piaga: non solo ci manca il capo-cantiere, ma anche il geometra e l’architetto, e anche l’addetto alla sicurezza, tenuto conto che ogni tanto qualche medico ci lascia le penne, come la dottoressa Maddalena in Sardegna.
Il professor Garattini, dice che sarebbe necessario un cambio culturale, proprio a partire dalla medicina del territorio, ma per cambiare idea, bisogna averne, innanzitutto e la politica dimostra una tale ignoranza del sistema e del nostro lavoro di medici del territorio, da proporre le solite supercazzole manageriali che snaturano il ruolo e l’importanza del medico di base, mettendolo obtorto collo dove non serve a nulla, nelle Case di Comunità, inutile per se stesso e per gli altri, invece di definirlo come dipendente dello Stato con tutta l’autonomia della propria professionalità e per questo, al centro del lavoro clinico, togliendo tutta la burocrazia idiota da catasto e tutte le spese per tenere in piedi una baracca tenuta insieme col Vinavil.
Dateci gli ambulatori, una macchina di servizio, le ferie e la malattia, di cui ogni lavoratore avrebbe diritto, come da Costituzione. Per non dare a Bortolo la sensazione che ci descrive muratori senza capo-cantiere, muratori del caso (mi limito per educazione) che costruiscono muri senza senso. Entrate nel senso e significato della parola base. Medico di base: è tutto nella definizione.
Enzo Bozza
Medico MMG a Vodo e Borca di Cadore (BL)