Gentile Direttore,
la Legge di Bilancio 2026 destina alla sanità massicce risorse. Dal 2022 al 2028 lo stanziamento incrementale è di circa di 20 mld di euro (dal 125,4 a 145,0 mld di euro), di cui 6,6 mld in più nel 2026 rispetto al 2025.
Tuttavia, in base al nuovo documento di economia e finanza (NDEF 2025), nel triennio 2026-2028, a fronte di una previsione di spesa triennale di circa 457 mld di euro, è previsto uno stanziamento di circa 432 mld di euro. Pertanto, mancano all’appello circa 25 mld di euro.
Il maggiore fabbisogno finanziario è dovuto, in gran parte, ai maggiori costi della nuova assistenza sanitaria territoriale ed all’irrobustimento dell’apparato organizzativo del sistema salute.
Dunque, la parola d’ordine è sostenibilità (economica e sociale).
Uno dei pilastri portanti del SSN e della sua sostenibilità è senza dubbio la sanità digitale in tutte le sue articolazioni funzionali.
La Telemedicina, quale economia delle distanze, consente di erogare servizi in remoto, il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e l’ecosistema dei dati sanitari (EDS) consentono un flusso informativo unico tra pazienti e medici, tra medici e medici, o tra le diverse articolazioni territoriali del S.S.N.
Una nuova architettura del S.S.N. destinata a rafforzare e rendere efficiente l’interazione ospedale-territorio e territorio-territorio, assicurando una risposta alla domanda di salute dei cittadini tarata sull’appropriatezza.
Con la valorizzazione dei dati sanitari, la sanità digitale sdogana un epocale cambio di paradigma, trasformando il S.S.N. da spesa sociale a leva per la competitività del Paese.
Giova ricordare che il mercato della sanità digitale italiana, nel 2024, ha raggiunto il valore di circa 2,5 mld di euro, con stime per il 2026 di circa 3 mld di euro.
Tuttavia, il vero tema è quello della interoperabilità (tecnologica, sintattica e semantica).
Nello specifico, l’interoperabilità tecnica è disomogenea: molte organizzazioni sanitarie utilizzano soluzioni differenti, rendendo il dialogo tra sistemi ancora fortemente instabile.
Ancora più delicata è la questione semantica, che riguarda la capacità dei sistemi di attribuire lo stesso significato ai dati trattati. Tale aspetto rappresenta la maggiore criticità dell’interoperabilità, poiché il problema non è solo quello della trasmissione dei dati tra sistemi eterogenei, quanto la loro interpretazione coerente e funzionale all’organizzazione.
In un pianeta sempre più interconnesso, i dati della salute hanno un ruolo cardine, dal momento che da esso proviene circa il 30% del volume dei dati prodotto al mondo. Si stima che, nel 2025, i dati prodotti dalla sanità salirà al 36% del totale, rispetto al 10% dei flussi derivanti dai servizi finanziari o dell’11% della comunicazione (Fonte: Anitech-Assiform – ottobre 2025).
Altro anello debole della “catena d’interoperabilità” è la compliance normativa.
Insomma, la sanità italiana è chiamata ad una radicale trasformazione di cultura digitale.
Tuttavia, per poter garantire una trasformazione digitale sostenibile ed inclusiva, che sia in grado di migliorare l’efficienza operativa e ampliare l’accesso a cure di qualità, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, bisognerà intervenire sulla valorizzazione dell’innovazione tecnologica, sulla semplificazione normativa, ma soprattutto sul rafforzamento della formazione e delle competenze digitali.
Antonio Salvatore
Coordinatore del Dipartimento Salute, Sanità e Assistenza di prossimità – ANCI Campania
Vice-presidente della Fondazione Triassi per il management sanitario