Diciotto persone indagate in Sicilia e accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. Tra loro l’ex presidente della Regione, Salvatore Cuffaro; il coordinatore politico di Noi Moderati ed ex ministro dell’Agricoltura, Saverio Romano; e l’attuale Direttore generale dell’Asp di Siracusa, Alessandro Maria Caltagirone.
Le agenzie citano come reati contestati a vario titolo associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. In un passaggio del documento di notifica pubblicato dallo stesso Romano sui social si legge che “in esecuzione di un medesimo disegno criminoso”, Caltagirone, con Cuffaro, Romano e altri indagati, avrebbero compiuto “atti contrari ai doveri di ufficio” in favore di una azienda fornitrice di servizi, accettando “la promessa di assunzioni, contratti, subappalti e altri vantaggi patrimoniali”.
“Ho fornito ai carabinieri la massima collaborazione e sono sereno, rispetto ai fatti che mi sono stati contestati, per alcuni dei quali non conosco né le vicende né le persone. Sono fiducioso nel lavoro degli organi inquirenti e pronto a chiarire la mia posizione”, le parole di Salvatore Cuffaro riprese dall’Ansa.
“Non so a cosa porterà questa inchiesta, però il danno è fatto”, dichiara in un video sui social Saverio Romano. “Mi sembra una cosa abnorme – aggiunge – sono lontano da queste pratiche. Non so assolutamente come avrei potuto inserirmi dentro un meccanismo di turbativa, di appalti truccati. Io ribadirò la mia fiducia nella magistratura al gip nel momento in cui dovrò essere ascoltato, ma potete immaginare quando il giudice dovrà dire che Romano non c’entra nulla con queste vicende”.
“Vi sto anticipando queste cose che dirò al gip giorno 14 – ha aggiunto Romano in un altro video – perché purtroppo, così come hanno inteso fare un processo mediatico su una cosa che io considero una bolla di sapone, risponderò mediaticamente. Perché è veramente triste sapere che chi sta svolgendo una funzione, nel nostro paese, nobile e importante come quella parlamentare e al di più un dirigente di un partito importante della maggioranza venga messo, come è stato fatto oggi, alla gogna attraverso la fuga di notizie, prima ancora della notifica, per un fatto assolutamente circoscrivibile a una vicenda che giustamente, se il pubblico ministero voleva chiarire meglio, lo poteva fare iscrivendo al registro degli indagati e sentendo tutti gli interlocutori. Invece è stato richiesta questa procedura, gli arresti domiciliari”.
“Mi scappa il sorriso perché voglio tranquillizzare tutte le persone che hanno fiducia in me, che mi vogliono bene, per dire loro che sono non tranquillo, molto di più, e io so che il giudice saprà apprezzare queste considerazioni perché veramente è una vicenda enorme, surreale, alla quale però non solo non mi sottraggo, ma dall’altro lato rispondo colpo per colpo”.
La Presidenza della Regione Siciliana fa sapere, in una nota, di seguire “con la massima attenzione e con il massimo rigore gli sviluppi dell’inchiesta odierna della Procura di Palermo con riferimento all’Asp di Siracusa, riservandosi di adottare i provvedimenti di competenza all’esito della pronuncia del Gip”.
