La Regione attiva un percorso per il miglioramento e la prevenzione degli errori nel processo trasfusionale al fine di garantire l’uniformità a livello regionale nelle procedure di sicurezza, assicurando che ogni fase del processo trasfusionale possa essere gestita secondo criteri standardizzati.
“La sicurezza nel processo trasfusionale – spiega l’assessore Armando Bartolazzi a Quotidiano Sanità – costituisce un fattore imprescindibile per garantire la qualità delle cure. Tale processo, infatti, è caratterizzato da un’elevata complessità e coinvolge diversi attori: dai centri di raccolta sangue ai laboratori di analisi, dai servizi di immunoematologia e medicina trasfusionale alle strutture ospedaliere, fino ai professionisti sanitari direttamente impegnati nella somministrazione delle trasfusioni”.
“Negli ultimi anni – approfondisce l’assessore -, l’aumento della richiesta di emocomponenti ha posto nuove sfide alla sicurezza del sistema. Il Centro nazionale sangue, a livello nazionale, ha promosso iniziative mirate al rafforzamento della sicurezza trasfusionale, con particolare attenzione allo sviluppo dei sistemi di emovigilanza e all’applicazione di protocolli standardizzati di gestione del rischio. In questo contesto, l’adozione di un approccio organico e strutturato alla gestione del rischio trasfusionale rappresenta uno strumento essenziale per ridurre gli eventi avversi e migliorare l’efficacia complessiva del percorso, rafforzando la tutela della sicurezza dei pazienti”.
“Il Centro regionale per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente in Sardegna è stato istituito nell’anno 2017, ed è stato rinominato successivamente Centro regionale per il risk management con atto aziendale di ARES; inoltre, la Regione, con una delibera risalente all’ ottobre 2019, recependo l’Accordo del 21 dicembre 2017 sancito dalla Conferenza Stato Regioni, ha approvato le linee di indirizzo per la costituzione del Comitato per il buon uso del sangue e delle cellule staminali da sangue cordonale (CoBUS). Ed ecco che nel gennaio 2022 sono state poi state adottate le linee operative per il risk management nel Sistema sanitario regionale, demandandone al Centro regionale menzionato l’attuazione e il coordinamento a livello regionale”.
“Per garantire dunque ora l’uniformità a livello regionale nelle procedure di sicurezza, assicurando che ogni fase del processo trasfusionale venga gestita secondo criteri condivisi e standardizzati, si è reso necessario aggiornare le linee di indirizzo succitate e attivare un percorso per il miglioramento e la prevenzione degli errori nel processo trasfusionale”.
Riguardo ciò, dal Tavolo tecnico regionale per la sicurezza dei percorsi trasfusionali è stato elaborato un percorso per il miglioramento e la prevenzione degli errori nel processo trasfusionale, articolato in tre documenti: abbiamo l’aggiornamento delle ‘Linee di indirizzo per la costituzione del Comitato per il buon uso del sangue e delle cellule staminali da sangue cordonale (CoBUS)’; la ‘Scheda di osservazione per il controllo del percorso trasfusionale’; ed il ‘Percorso per il miglioramento e la prevenzione degli errori nel processo trasfusionale, con Nota di accompagnamento”.
“Il percorso introduce un sistema strutturato di monitoraggio così da rendere possibile una verifica puntuale e continua dell’applicazione delle misure di sicurezza e l’individuazione tempestiva di eventuali criticità, realizzato in coerenza con la raccomandazione ministeriale n. 5/2020 che ha introdotto misure operative stringenti per garantire la sicurezza delle procedure trasfusionali e prevenire errori nelle fasi di identificazione del paziente e di gestione delle unità di sangue”.
“Con i colleghi di Giunta abbiamo dunque approvato formalmente il percorso elaborato dal Tavolo tecnico e demandato il coordinamento per l’attuazione alla Struttura regionale di coordinamento (SRC), per quanto riguarda le attività trasfusionali e il monitoraggio al Centro regionale per il risk management. Attraverso l’adozione di questi strumenti sarà quindi possibile promuovere e consolidare una cultura della sicurezza trasfusionale condivisa in tutte le Aziende sanitarie della Regione, favorendo la crescita di competenze professionali e la diffusione di buone pratiche – conclude Bartolazzi.
Elisabetta Caredda