Gentile Direttore,
la Liguria sta cambiando il modo di organizzare la sanità. A partire dal 1° settembre 2025 la legge regionale ha trasformato A.Li.Sa. in Liguria Salute per centralizzare logistica, acquisti e funzioni di supporto; ora un disegno di legge avvia la nascita di un’unica azienda sanitaria regionale e una regia metropolitana degli ospedali genovesi. L’obiettivo è semplice e ambizioso: liberare risorse dalla burocrazia per investirle in cura, prevenzione e prossimità, con ricadute concrete per i cittadini e condizioni di lavoro più chiare e sostenibili per dirigenti e professionisti.
Cosa cambia, davvero, per i cittadini
• Un’unica regia per un sistema oggi frammentato: le cinque ASL diventano aree operative coordinate da una direzione generale unica. Meno duplicazioni, più standard comuni, più trasparenza sugli esiti.
• 118 più efficiente: accorpamento verso una centrale unica regionale integrata con il Policlinico San Martino (prima tappa: Lavagna–Genova). Tempi di risposta più omogenei, tecnologie condivise, procedure unificate.
• Numero 116117 per bisogni non urgenti: un canale unico h24 per indirizzare correttamente i percorsi e alleggerire i Pronto Soccorso (prima attivazione nel Tigullio, estensione progressiva).
• Ospedali di Genova sotto regia unica (San Martino–Galliera–Villa Scassi): più integrazione clinica e organizzativa, percorsi condivisi, investimenti coordinati (incluso il progetto dell’ospedale di Erzelli con orizzonte 2029).
• Calendario di avvio: il provvedimento passa ora in Commissione e Consiglio; l’entrata in vigore operativa è indicata attorno al 1° gennaio 2026.
Una macchina più semplice non serve solo ai pazienti, serve a chi ci lavora. Il rafforzamento di Liguria Salute come motore tecnico (logistica, magazzini, fornitori, facility, anagrafica unica, centrale acquisti) riduce carichi amministrativi non clinici, chiarisce ruoli e responsabilità, e libera tempo e budget per assistenza, digitalizzazione utile e formazione. L’impatto è diretto sulla qualità del lavoro di dirigenti, clinici, infermieri, tecnici e amministrativi.
Il percorso di riforma si accompagna a misure già deliberate per aumentare l’offerta e ridurre la mobilità passiva: 68 milioni di euro per potenziare chirurgia e alte complessità, valorizzando in modo integrato rete pubblica e accreditata, con monitoraggi periodici su volumi ed esiti. È un approccio pragmatico e misurabile, guidato dai dati e dalla demografia regionale.
In parallelo, la direzione sanitaria regionale sta lavorando su appropriatezza, liste d’attesa e presa in carico (anche grazie a strumenti informatici per la ricetta appropriata), dentro una visione che tiene insieme prossimità, continuità e attrattività della rete ligure.
Un patto nuovo con i liguri: 7 impegni concreti
1. Accesso più facile: stessa qualità e stessi tempi da Ponente a Levante, con indicatori pubblici per territorio e struttura.
2. Emergenza-urgenza più rapida e uniforme: centrale 118 unica, protocolli condivisi, elisoccorso dimensionato all’orografia.
3. Percorsi senza rimbalzi: regia unica degli ospedali genovesi e integrazione con territorio e Case di Comunità.
4. Liste d’attesa sotto controllo: più offerta programmata, uso pieno dell’accreditato (senza costi extra per i cittadini), prenotazioni e richiami proattivi.
5. Cure vicine a casa: piena attivazione del 116117 e indirizzo ai setting appropriati, inclusa l’assistenza domiciliare e le strutture di convalescenza.
6. Professioni valorizzate: obiettivi chiari, formazione continua, turni più prevedibili grazie a processi e tecnologie condivise.
7. Trasparenza e risultati: cruscotti pubblici su tempi, volumi, esiti e soddisfazione degli utenti.
Questa riforma non è contro qualcuno: è per i liguri, soprattutto per chi è più fragile. Per riuscire, richiede la collaborazione di Regione Liguria, aziende sanitarie, operatori, sindaci, terzo settore, rete del privato accreditato, famiglie e associazioni dei pazienti.
Con una regia unica, regole semplici, investimenti mirati e la dedizione degli operatori, la Liguria può diventare un modello di prossimità, equità e qualità misurabile. Il patto è chiaro: i cittadini faranno la loro parte (uso corretto dei servizi, prevenzione, responsabilità); la Regione e le Aziende faranno il resto, misurando i risultati e ascoltando le comunità.
È così che una riforma diventa cura che si vede.
Luca Pallavicini
Presidente Nazionale Confcommercio Salute, Sanità e Cura