Davanti ai nuovi dati del Rapporto OsMed 2024 sull’uso dei farmaci in Italia, la Società Italiana di Farmacologia (Sif) lancia un appello: “Serve un cambio di passo per ridurre l’ iperprescrizione di farmaci non necessari, soprattutto nella popolazione anziana, per evitare che la cura diventi essa stessa una fonte di rischio”.
Il rapporto Aifa conferma che la polifarmacoterapia è un fenomeno diffuso: nel 2024 la spesa farmaceutica nazionale ha raggiunto 37,2 miliardi di euro, in aumento del 2,8% rispetto all’anno precedente, e oltre un terzo della popolazione over 65 ha assunto almeno cinque medicinali diversi per lunghi periodi. Addirittura, in alcune regioni la percentuale dei pazienti anziani che assume giornalmente più di 10 farmaci supera il 40%. La Sif sottolinea che la molteplicità delle terapie espone i pazienti a un rischio maggiore di interazioni farmacologiche, reazioni avverse da farmaci che possono causare anche ospedalizzazioni evitabili, ed errori medici, con conseguenze importanti sulla salute e sulla qualità di vita, oltre che sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.
Per la Sif, la vera urgenza è trasformare i dati in azioni concrete e passare da una logica di accumulo di farmaci per inerzia terapeutica ad una di revisione sistematica ed accurata delle cure.
“I dati OsMed ci ricordano che il tema non è solo quanti farmaci si assumono, ma come e perché vengono prescritti,” spiega Gianluca Trifirò, coordinatore del gruppo di lavoro Sif Farmacovigilanza, Farmacoepidemiologia, Farmacoeconomia & Real World Evidence (3F & RWE). “Nel nostro sistema sanitario esiste ancora una forte inerzia prescrittiva: farmaci iniziati da tempo che nessuno rivede, anche quando non servono più. Non possiamo limitarci – continua – a contare le prescrizioni: dobbiamo imparare a rivederle, correggerle e, quando serve, ridurle in maniera strutturata, qualificata e sistematica. È tempo di rendere la revisione delle politerapie una pratica standard del Servizio Sanitario Nazionale. Perché ogni farmaco giusto è una cura, ma ogni farmaco inutile è un rischio”.
Per dare risposte operative, la Sif, insieme a dieci società scientifiche italiane, ha elaborato già nel 2023 il Documento inter-societario per l’implementazione dei servizi di Medication Review e Deprescribing, una roadmap nazionale che propone strumenti e procedure per ottimizzare le terapie nei diversi contesti assistenziali, dalla medicina generale all’ospedale, fino alle strutture residenziali per anziani.
In questo documento, elaborato da un gruppo multidisciplinare che riunisce farmacologi, geriatri, internisti e medici di medicina generale, la SIF presenta di fatto la “ricetta” per attuare concretamente il deprescribing: un percorso in quattro fasi – dalla valutazione del paziente al monitoraggio continuo delle terapie – per ridurre in modo pianificato i farmaci potenzialmente inappropriati e migliorare sicurezza e qualità di vita dei pazienti.
“Fare deprescribing non significa togliere cure, ma restituire appropriatezza”, conclude Trifirò. “Meno farmaci non vuol dire meno attenzione: significa più sicurezza, più salute e più sostenibilità”.
A sottolineare l’impegno della Società Italiana di Farmacologia interviene anche il Presidente, Armando Genazzani: “La farmacologia ha oggi una responsabilità chiave: favorire un uso più intelligente e mirato delle terapie. Serve una cultura della prescrizione basata sull’evidenza reale, che valorizzi la collaborazione tra medici, farmacisti e pazienti. La Sif continuerà a promuovere ricerca, formazione e dialogo interdisciplinare per rendere la cura sempre più sicura, efficace e sostenibile”.
A tal riguardo, già lo scorso anno la Sif ha promosso tramite webinar la “Giornata di studio sui servizi di Medication Review e Deprescribing” che sarà riproposta quest’anno per gli specializzandi di farmacologia e tossicologia clinica così come per tutti i professionisti sanitari interessati.
La Sif richiama, infine, tutte le società scientifiche e i professionisti sanitari, ognuno per la propria parte di competenza, a collaborare per affrontare in modo condiviso il problema della polifarmacoterapia inappropriata. Solo un impegno congiunto potrà garantire ai pazienti terapie realmente efficaci, sicure e sostenibili.