Ogni anno nel mondo un bambino su dieci nasce prematuro, affrontando fin da subito rischi elevati per il neurosviluppo: dal 25% al 50% potrà avere infatti disturbi come autismo, Adhd , disturbi della coordinazione motoria o disabilità intellettiva.
In occasione della Giornata Mondiale della Prematurità, la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Sinpia sottolinea l’importanza dell’intervento precoce, di un ambiente adeguato e della relazione genitore-bambino come strumenti di protezione e promozione del neurosviluppo per i piccoli nati troppo presto.
In Italia, secondo il Rapporto CeDAP 2025 la percentuale dei parti pretermine è pari al 6,24% del totale delle nascite, cioè circa 23.600 neonati ogni anno. Di questi, il 5,82% nasce molto pretermine (28-31 settimane) e il 3,38% estremamente pretermine (22-27 settimane).
I bambini nati prima del termine, spiegano i Neuropsichiatri infantili, affrontano il mondo esterno prima che i loro organi, in particolare il cervello, abbiano completato il processo di maturazione. Grazie ai progressi dell’assistenza ostetrica e neonatale, la sopravvivenza è oggi notevolmente aumentata e le lesioni cerebrali più gravi, come la leucomalacia periventricolare severa, sono sempre più rare.
Una percentuale significativa dei nati molto o estremamente pretermine resta a rischio di uno sviluppo neuropsichico non del tutto favorevole. “Anche in assenza di lesioni cerebrali strutturali e visibili – spiega Elisa Fazzi, Presidente Sinpia – il cervello del pretermine si sviluppa in un ambiente molto diverso da quello naturale dell’utero materno, proprio nel momento della massima crescita delle sinapsi e delle connessioni neuronali. Questa condizione di dismaturità può determinare un “danno invisibile”, base di possibili disturbi del neurosviluppo. Le conseguenze emergono nei primi anni di vita sotto forma di difficoltà cognitive, sensoriali, attentive, di regolazione emotiva e nelle competenze sociali e comunicative”.
Le nuove frontiere della ricerca: protezione e plasticità cerebrale Negli ultimi anni, la ricerca ha esplorato strategie di neuroprotezione precoce, volte a sostenere il cervello del neonato nelle prime settimane di vita. Tra queste anche uno studio multicentrico italiano, ancora in corso, condotto da Policlinico San Matteo e Irccs Fondazione Mondino di Pavia e dagli Spedali Civili di Brescia, ha proposto l’utilizzo della melatonina come sostanza protettiva contro lo stress ossidativo, cui i pretermine sono particolarmente esposti.
Ma, accanto alla vulnerabilità, le evidenze scientifiche confermano anche una straordinaria resilienza del cervello in via di maturazione. “La plasticità cerebrale – sottolinea la presidente Fazzi – è la grande risorsa dei bambini nati pretermine: il loro cervello è capace di modificarsi in base all’esperienza e di riorganizzarsi soprattutto se supportato da un ambiente favorevole e interventi precoci adeguati, rivolti anche a sostegno della famiglia. Questo ci spinge a considerare l’ambiente e le cure non solo come un contesto di sostegno, ma come una vera e propria “terapia” per promuovere il neurosviluppo”.
“Rafforzare le interazioni madre bambino – spiega Simona Orcesi, Professore ordinario di Neuropsichiatria Infantile, Università di Pavia, Irccs Fondazione Mondino e membro direttivo Sinpia – esercita un effetto protettivo sullo sviluppo, come suggerito da uno studio dell’Università di Pavia che ha mostrato come i pretermine siano in grado, già a poche settimane di vita, di riconoscere e rispondere al sorriso dell’adulto guardando solo gli occhi, anche se il resto del volto è nascosto dalla mascherina , dimostrando che i nati pretermine possiedono la capacità innata di mettersi in relazione con gli altri. L’ambiente extrauterino, se ben orientato, può diventare un’opportunità di crescita e un vero fattore protettivo per lo sviluppo del cervello”.
Anche nei bambini con deficit visivo, problematica frequentemente associata alla prematurità, la riabilitazione visiva interattiva precoce si è dimostrata in grado di migliorare non solo le funzioni visive, ma anche lo sviluppo neuropsichico globale: approccio adottato dal progetto VIPPSTAR che ha preso il via in Italia e in 8 Paesi in Europa, grazie ai finanziamenti europei HORIZON 2024, coordinato dalla Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Università di Brescia, in collaborazione con ASST Spedali Civili e il centro LIGHT di Brescia.
“Lavorare sull’ambiente e sul coinvolgimento dei genitori – aggiunge la prof.ssa Orcesi – è una delle strategie più efficaci per sostenere la crescita armoniosa dei bambini pretermine. La relazione è il primo strumento terapeutico. A Pavia, ad esempio, in collaborazione con la Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico San Matteo, stiamo implementando diversi programmi di intervento precoce come il percorso “STAmmi VICINO”, finalizzato a promuovere le competenze neurocomportamentali e alimentari dei neonati pretermine, riducendo lo stress e rafforzando il ruolo dei genitori e la piattaforma digitale “NE@R” che offre ai genitori suggerimenti e attività guidate per stimolare lo sviluppo motorio, cognitivo e sociale del bambino dopo la dimissione .
Il follow-up neuroevolutivo: una priorità condivisa Specificatamente finalizzata a sorvegliare le traiettorie evolutive e a promuovere il neurosviluppo dei bambini nati pretermine, è la rete nazionale Baby@Net, istituita dall’Istituto Superiore di Sanità con la collaborazione e il supporto delle principali SocietàÌ€ scientifiche e sigle professionali coinvolte nella cura del bambino pretermine e a rischio di disturbo del neurosviluppo, tra cui Sinpia.
“Il follow-up, che deve continuare fino all’età scolare – conclude la prof.ssa Fazzi – è oggi uno strumento indispensabile non solo per individuare precocemente i bambini più fragili, ma anche per valutare l’efficacia delle cure e orientare le politiche di sanità pubblica. Promuovere il neurosviluppo e la qualità dell’ambiente di vita del neonato pretermine significa migliorare il futuro e il benessere dell’intera società”.