Gentile Direttore,
in qualità di Presidente e Responsabile del Comitato Scientifico dell’Associazione Geriatri Extraospedalieri (AGE), una associazione di circa 200 soci dedicati alla cura della persona anziana anche al di là dell’ambito ospedaliero, abbiamo letto con grande interesse il documento relativo alle “Attività per l’accesso universale dei neonati all’immunizzazione passiva contro il VRS e alla vaccinazione per le donne in gravidanza”, recentemente discusso in Conferenza Stato-Regioni. Si tratta senza dubbio di un passo importante verso un rafforzamento delle strategie di prevenzione delle infezioni da virus respiratorio sinciziale (VRS), soprattutto in età pediatrica e per la tutela materno-infantile.
Tuttavia, pur apprezzando l’impegno istituzionale e il valore delle evidenze presentate, non si può non rilevare come il documento mostri una significativa asimmetria nella definizione e nella considerazione delle condizioni di fragilità, concetto richiamato più volte ma applicato in modo, a nostro avviso, incompleto.
Il testo, infatti, menziona esplicitamente che l’accesso agli interventi è previsto anche per “soggetti di età inferiore ai 24 mesi considerati fragili per condizioni mediche specifiche”. Tuttavia, l’attenzione alla popolazione fragile adulta e anziana appare limitata quasi esclusivamente alle persone con patologie respiratorie o cardiovascolari, come emerso anche nella bozza di studio pilota dedicato agli over 60.
Pur riconoscendo l’importanza di queste due condizioni per il VRS, mancano, secondo noi, all’appello alcune categorie che rappresentano, nella pratica clinica e nella realtà epidemiologica, tra i soggetti più vulnerabili agli esiti gravi da infezioni respiratorie, tra cui:
- persone affette da demenza o altre forme di decadimento cognitivo;
- soggetti in condizioni di malnutrizione, condizione molto frequente negli anziani fragili, soprattutto istituzionalizzati;
- individui con compromissione funzionale severa, spesso non autosufficienti e a elevato rischio di complicanze.
Colpisce inoltre l’assenza di un riferimento esplicito alle strutture residenziali per anziani (RSA), che rappresentano ambienti ad altissima intensità di rischio. È noto dalla letteratura nonché a tutti gli operatori del settore come, ogni anno, tali strutture contribuiscano in modo rilevante ai ricoveri ospedalieri per bronchioliti e altre infezioni respiratorie legate al VRS negli anziani fragili, anche in assenza di comorbidità respiratorie ben definite.
È difficile, per noi, parlare di universalità del diritto alla prevenzione se uno dei principali setting di fragilità socio-sanitaria — le RSA — non viene nemmeno menzionato come ambito di implementazione prioritaria della campagna vaccinale o dell’eventuale estensione della strategia agli anziani.
In un Paese con una delle popolazioni più longeve d’Europa, con livelli documentati di fragilità crescente e con oltre 350.000 ospiti in strutture residenziali per anziani, la mancata considerazione di questi soggetti rischia di compromettere sia l’equità sia l’efficacia complessiva degli interventi programmati.
Riconoscere e includere formalmente tali popolazioni — persone con demenza, malnutrizione, non autosufficienti, istituzionalizzati — non è solo una questione clinica o epidemiologica, ma anche etica: sono infatti i cittadini meno in grado di far valere autonomamente i propri diritti alla prevenzione.
Per questi motivi auspichiamo che, nelle future fasi di definizione operativa e soprattutto nell’eventuale estensione della strategia vaccinale agli anziani, il Ministero e le Regioni possano:
- Ampliare la definizione di fragilità, includendo condizioni neurocognitive, nutrizionali e funzionali.
- Inserire esplicitamente le RSA e tutte le strutture residenziali per anziani tra i contesti prioritari dell’intervento.
- Prevedere strumenti organizzativi e formativi dedicati, affinché la prevenzione del VRS diventi realmente universale e raggiunga chi più ne ha bisogno.
Cordiali saluti,
Dott. Giovanni Gelmini
Presidente Associazione Geriatri Extraospedalieri (AGE)
Prof. Nicola Veronese
Responsabile Scientifico Associazione Geriatri Extraospedalieri (AGE)