“Un cerchio blu per la Sardegna” è l’evento di sensibilizzazione sulla prevenzione del diabete che ha animato il Teatro Doglio di Cagliari, tenutosi venerdì 14 novembre in occasione della Giornata mondiale del diabete, promosso dall’associazione Tramas ODV, in collaborazione con Carena APS, Sardinia Pro Arte e Federfarma Sardegna, con il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Cagliari.
L’iniziativa ha raccolto un’adesione partecipata tra istituzioni, associazioni di familiari e pazienti. L’interesse alla tematica parte dal dato allarmante che vede l’isola ai primi posti in Italia per incidenza del diabete: su circa 130.000 persone affette dalla patologia, il 90% è affetto da diabete di tipo 2, una patologia prevenibile attraverso uno stile di vita sano. L’isola è, inoltre, la prima area geografica al mondo per incidenza di diabete di tipo 1, che si manifesta in età giovanile.
All’incontro, presentato dal regista e attore Gianluca Medas e moderato da Riccardo Trentin, presidente della Federazione Rete Sarda Diabete ODV, hanno dato il loro contributo Piero Comandini, presidente del Consiglio regionale Sardegna; Cinzia Pilo, capa di Gabinetto dell’assessorato regionale alla Sanità; Giulia Andreozzi, assessora alla pubblica Istruzione Comune di Cagliari; Maria Franca Mulas, dirigente medico ARES Sardegna; Carlo Ripoli, direttore del centro di Diabetologia Pediatrica dell’ospedale Microcitemico della ASL 8 e presidente della sezione Sardegna della Società Italiana di Pediatria; Tatiana Lai, infermiera e specialista in diabetologia, referente per le professioni sanitarie del Distretto Sarrabus-Gerrei; Gloria Reggiani, biologa nutrizionista specialista in scienze dell’alimentazione; Pierluigi Annis, presidente di Federfarma Sardegna; Carla Fundoni, presidente della Commissione ‘Salute e politiche sociali’ del Consiglio regionale. L’intervento conclusivo è stato affidato a Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati. La serata si è poi conclusa con la lettura, affidata a Valentina Fanni, di alcuni testi scritti da pazienti e familiari dei diabetici, e con un ultimo momento musicale del Quintetto d’archi dell’Orchestra da Camera della Sardegna guidato da Simone Pittau.
Parlare del diabete per affrontare meglio la malattia. E’ quanto affermato da Piero Comandini, che ha sottolineato come “più si parla della patologia, più si conosce, e ciò da modo maggiormente di combattere o convivere con la patologia. Fondamentali sono anche le nuove tecnologie di chi produce farmaci o strumenti che possono migliorare la vita delle persone. Penso inoltre ai minori colpiti dal diabete anche perché noi in Sardegna siamo purtroppo tra le regioni che vanta questo primato negativo, ed all’importanza che ad essi sia garantita l’opportunità di studiare e praticare sport affinché possano condurre una vita similare a quella dei propri coetanei che non hanno il problema della malattia. In proposito abbiamo in Consiglio due proposte di legge che rappresentano un valido strumento normativo e finanziario rivolto a loro, e che molto presto verrà discussa dall’Assemblea legislativa”.
Le risorse sono state messe a bilancio nella prossima finanziaria regionale e sono sufficienti per colmare anche tutto quello che è necessario a livello di tecnologie (sensori e microinfusori). Ad averlo accennato nel suo intervento è Cinzia Pilo, che ha ricordato con auspicio, inoltre, del punto del testo della legge in iter sulla manovra finanziaria nazionale relativo all’estensione del fondo per i farmaci innovativi, e che include anche la Sardegna. Ha detto: “Il fatto che l’isola possa usufruire di questo genere di farmaci considerando l’incidenza di alcune malattie, come il diabete, ma anche le malattie rare ecc., sarebbe veramente una grandissima notizia”.
Anche gli Enti locali, per quanto spesso si dica non abbiano competenze dirette in materia di Sanità, invece possono offrire un significativo supporto in materia di prevenzione. Lo ha spiegato Giulia Andreozzi che ha evidenziato: “Sebbene il Comune possa non avere competenza da un punto di vista delle risorse da investire per le cure, come amministrazione possiamo però avere pertinenza per quanto riguarda tutta una serie di misure per quel che concerne la prevenzione, la sensibilizzazione, l’adesione a campagne informative, anche nelle scuole, a partire ad esempio dalla fondamentale educazione alimentare che è molto importante per la prevenzione di tante patologie, come anche il diabete di tipo 2”.
All’interno di questo contesto, per gestire al meglio il diabete, le associazioni chiedono un maggiore coinvolgimento dell’infermiere nel team multidisciplinare dei centri diabetologici. Così come ha sottolineato Tatiana Lai, che fa anche parte del gruppo di lavoro della Società Italiana Metabolismo, Diabete, Obesità (Simdo). “Oggi l’infermiere moderno è contestualizzato all’interno dei percorsi scolastici, universitari ecc., abbiamo un ruolo centrale di connessione tra noi e i pazienti che preferisco chiamare ‘persone’, spesso soggetti fragili, dal pediatrico agli adulti e anziani. Pazienti da accompagnare nei percorsi di cura che fa il medico e auto cura, su misura per ogni paziente, con un approccio di assistenza globale, integrativa e continuativa”.
Oltre al diabete di tipo 2, anche l’incidenza del diabete di tipo 1 in Sardegna abbiamo detto è altissima. “I dati relativi al periodo 2019-2024 – ha illustrato Carlo Ripoli – evidenziano che la Sardegna ha un numero di bambini che è superiore a 70 nuovi casi ogni anno, per ogni 100 mila bambini. Pensate che la prima nazione al mondo che è la Finlandia ha una incidenza di 52 nuovi casi all’anno ogni 100 mila bambini, quindi siamo 20 punti superiori, e siamo 3 volte e mezzo superiori alle altre regioni italiane. Negli ultimi sei anni nell’isola sono stati diagnosticati 723 nuovi casi di bambini nella fascia 0-14 anni, e purtroppo un quarto di questi bambini ha esordito con una chetoacidosi diabetica, che è una grave complicanza metabolica acuta del diabete mellito che indica un ritardo nella diagnosi ed ha conseguenze importantissime. Fare dunque lo screening del diabete di tipo 1 è fondamentale per riconoscere il diabete presintomatico, prima che si manifesti, con i vantaggi che ne derivano. Individuando infatti precocemente la malattia evitiamo che si manifesti l’esordio della chetoacidosi e possiamo inserire i bambini sia in studi di prevenzione e diabete, sia in nuove terapie mirate per ritardare l’esordio del diabete”.
Nell’ambito della prevenzione del diabete rilevante è anche l’intervento del biologo nutrizionista, figura anch’essa carente spesso nei centri diabetologici e richiesta dalle associazioni dei pazienti. “L’alimentazione – ha spiegato Gloria Reggiani – è la prima medicina di prevenzione e cura allo stesso tempo. Abbiamo anche noi la nostra responsabilità nei confronti del paziente, oggi sappiamo che una corretta educazione alimentare può diminuire del 70% l’insorgenza del diabete di tipo 2, oltre a migliorare la qualità di vita quotidiana delle persone e pazienti. Ricordiamoci che la salute parte dal ‘piatto’, ma anche da chi costruisce questo ‘piatto’. Riconoscere maggiormente la nostra professionalità nel sistema sanitario regionale, i biologi nutrizionisti nell’isola sono circa 2000, sarebbe senz’altro un investimento nella promozione della Salute”.
Il punto di assistenza per le persone col diabete è anche la farmacia. “La farmacia dei servizi – ha sottolineato Pierluigi Annis – è integrata nella rete dei servizi. Essai nasce nel 2009, e piano piano si è fatta sempre più avanti, sopratutto nel periodo di emergenza pandemica che abbiamo vissuto a causa del Covid. In particolare in questo periodo ci si è accorti tutti che la farmacia ha rappresentato un importante punto di riferimento. In Sardegna parliamo di circa 630 farmacie dislocate in tutto il territorio. Nonostante ciò, Federfarma non è nel tavolo regionale della Consulta della diabetologia, ossia, quando si discute di politica sanitaria di distribuzione, noi non ci siamo. Da qui la mia proposta: quella di fare un tavolo multidisciplinare in cui tutte le figure professionali che concorrono alla salute possano essere presenti e si decide lì chi, e cosa si deve fare. Se non si ha una visione organica della sanità diventa estremamente difficile poi arrivare al risultato. Abbiamo parlato di prevenzione, e sappiamo che ha un costo alto, i risultati si vedono nel lungo termine. L’unica soluzione è dunque la prevenzione, noi portiamo avanti anche gli screening, ed è per questo che è necessario cominciare ad investire adesso, e quindi investire anche nella farmacia”.
Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali dei pazienti col diabete (PTDA). “Chi se ne occupa e li mette in atto – ha spiegato Maria Franca Mulas – ha una competenza specifica: si parte dal bisogno del paziente e dal suo inserimento in un percorso, che vuol dire anche tutelare il paziente, ossia, dopo la diagnosi, la terapia e il follow up della patologia deve essere a carico del sistema. In Sardegna abbiamo una esperienza ventennale sui percorsi, se poi devo pensare a qualche criticità, mi viene in mente la carente comunicazione tra i professionisti, la mancanza spesso di organizzazione di comunicazione. Faccio un esempio, c’è sul territorio un buon decentramento dei centri di diabetologia e tutti i centri fanno i loro percorsi e comunicano tra di loro, ma non lo fanno in maniera standarizzata. Ci sono sicuramente delle cose su cui dover intervenire e migliorare, ma abbiamo anche degli strumenti di cui possiamo ben usufruire per seguire i pazienti. Ad esempio una unica cartella diabetologica regionale in rete e multicentrica che fa si che i pazienti che hanno esigenza di spostarsi dal proprio Comune di residenza possano essere seguiti dai diabetologi anche in altro Comune. Altro aspetto inoltre che sta realizzando Ares, in collaborazione con la Regione, è l’implementazione dell’informatizzazione di tutti gli strumenti che servono per comunicare, come la telemedicina. Abbiamo acquisito la piattaforma nazionale, i diabetologi sono stati i primi che hanno contribuito a fare la sperimentazione, è stato costruito un percorso e sono pronti a partire. Di fronte a tanti problemi quindi, iniziamo a partire da quello che abbiamo”.
Sentiti gli attori che operano nel settore del diabete, la presidente della commissione Salute raccoglie le esperienze e criticità esposte. “Sicuramente – commenta Carla Fundoni – partire dal team multidisciplinare che prende in carico i pazienti è la cosa fondamentale. Gli specialisti della sanità acquisiscono sempre maggiori competenze, abbiamo la possibilità di usufruire di maggiori professionisti che non fanno altro che arricchire il panorama dell’assistenza sanitaria per i pazienti che devono entrare in un’ottica di unione di intenti. Soltanto parlando tutti attorno al tavolo si trovano poi le soluzioni. In questo senso la commissione che presiedo ha fatto un buon ascolto, abbiamo già cominciato a costruire dei percorsi che possono aiutare gli specialisti e la politica, ma anche i familiari e pazienti che devono poter usufruire di percorsi corretti di presa in carico e di buone pratiche sanitarie. La sfida è accettata, io stessa sono un medico e comprendo bene che l’ascolto è la prima arma per poter costruire questi percorsi virtuosi tutti insieme. Prevenzione precoce, presa in carico e immissione dei pazienti in percorsi di cura corretti consentiranno anche di utilizzare le risorse sanitarie in maniera molto più appropriata”.
In ultimo, nel suo discorso Ugo Cappellacci ha accennato alla legge n. 130/2023 che ha visto la Sardegna essere tra le regioni capofila del programma di screening per il diabete di tipo 1 e per la celiachia (vedere approfondimento).
Elisabetta Caredda