Schillaci: “Ssn deve fare un passo avanti. Insieme: Stato, Regioni, professionisti e cittadini”

Schillaci: “Ssn deve fare un passo avanti. Insieme: Stato, Regioni, professionisti e cittadini”

Schillaci: “Ssn deve fare un passo avanti. Insieme: Stato, Regioni, professionisti e cittadini”
Il ministro della Salute agli Stati Generali della Salute della Regione Lazio. “Prossimità, l’equità e la sostenibilità i tre principi su cui rafforzare il Ssn, un modello di cui dobbiamo essere più orgogliosi ma che, alla soglia dei 50 anni, necessita di una profonda revisione”. Rocca: “Serve riforma della governance” ma anche “dell’intramoenia”, perché “meglio liberalizzare con un controllo forte, piuttosto che creare burocrazia nelle strutture”. E sulle liste d‘attesa: “Ridurremo l'ambito di garanzia da regionale a uno più stretto”.

“Il nostro Ssn ha quasi 50 anni, ha dimostrato di sapere resistere, evolvere e rispondere alle sfide. Ora deve fare un altro passo avanti e questo passo lo facciamo insieme, Stato regioni, professionisti e cittadini”. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo agli Stati Generali della Salute del Lazio, in corso a Roma.

“Prossimità, l’equità e la sostenibilità sono i tre principi che guidano l’azione che stiamo portando avanti a livello nazionale per rafforzare il Ssn, che all’estero è ancora considerato un modello di eccellenza, di cui dovremmo essere tutti più orgogliosi, soprattutto per gli operatori che vi lavorano”, ha detto Schillaci. Una “sanità pubblica che – ha sottolineato il ministro – vede impegnati Stato e Regioni, ognuno con i suoi compiti e le sue responsabilità. Una sanità pubblica che funziona ma che, alla soglia dei 50 anni, necessita di una profonda revisione” per “soddisfare nuovi bisogni di salute, che non sono solo sanitari ma anche sociali”.

Schillaci ha rivendicato come il Governo Meloni abbia “rimesso la salute al centro dell’agenda politica. Questo Governo ha invertito rotta”, anche dei finanziamenti, con un Fondo sanitario nazionale “passo da 125 mld del 2022 a quasi 143 del 2026”. Risorse, ha sottolineato Schillaci, investite “soprattutto sul personale, perché senza di loro non c’è Ssn che tenga”. E con la Finanziaria che ora è all’esame del Parlamento “ci sono risorse per assumere medici e infermieri e fondi per un ulteriore aumento delle indennità di specificità, in particolare per gli infermieri”.

L’altra “leva strategica su cui puntiamo con decisione è la prevenzione”, ha detto il ministro. E in finanziaria “ci sono fondi per potenziare gli screening oncologici gratuiti del servizio pubblico – cancro della mammella e del colon-retto estesi a una fascia d’età più ampia – e per proseguire la sperimentazione dello screening del cancro del polmone, con l’obiettivo di aggiungerlo quanto prima nei programmi organizzati del servizio sanitario nazionale”. “Rafforziamo, inoltre, anche la prevenzione primaria, con campagne di sensibilizzazione sui corretti stili di vita. Dobbiamo passare da una sanità reattiva a una sanità proattiva. Anticipare le malattie, non rincorrerle”.

Sulle liste d’attesa, ha proseguito il ministro, “abbiamo dato un segnale forte e concreto. Per la prima volta c’è una legge che indica alle Regioni strumenti concreti per efficientare il sistema: Cup unico, aperture degli ambulatori il sabato e la domenica, presa in carico del cittadino al quale, se non c’è posto nel pubblico, deve essere garantita la visita o l’esame nel privato accreditato o in intramoenia. Dove queste misure trovano applicazione, come nel Lazio, iniziamo a vedere risultati. È l’inizio di un percorso che richiede ovviamente massima collaborazione di Regioni e strutture sanitarie, ma oggi siamo in grado di intercettare criticità e verificare cause di ritardi e quindi intervenire”.

“Il Governo – ha sottolineato il ministro – sta facendo la sua parte. Non tutto è risolto ma ritengo che abbiamo intrapreso la strada giusta per un cambio di rotta. A differenza del passato abbiamo un progetto che non interviene con misure spot ma con riforme strutturali. E credo che questo sia anche lo spirito di questi stati generali che hanno il merito di voler mettere a terra strategia a medio e lungo termine per una sempre maggiore efficacia ed efficienza di assistenza sanitaria regionale, nell’interesse esclusivo di tutti i cittadini, senza lasciare indietro nessuno”.

Per il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, gli Stati generali della salute del Lazio “non sono un lavoro politico” ma si riuniscono “per fare le strategia, per ascoltare gli operatori, la società civile”. Li facciamo oggi e non prima – ha detto Rocca – perché abbiamo voluto portare elementi di riflessione concreti, con due anni e mezzo di lavoro alle spalle che vogliamo mettere al centro. I dati, che oggi ci consentono di guardare a una programmazione chiara”.

Rocca ha rivendicato il lavoro fatto dalla sua Giunta: “Oggi siamo una regione che a livello amministrativo è tornata affidabile. Abbiamo una situazione finanziaria finalmente chiara, abbiamo un quadro chiaro dei fabbisogni sul territorio”.

Per il governatore del Lazio, “la sfida, parlando di risorse, non è soltanto del finanziamento statale. Quello che a noi serve è una vera e propria riforma della governance perché non è pensabile che i Direttori generali debbano ancora lavorare per silos e non abbiano la possibilità di gestire come veri manager le risorse che vengono affidate. La sanità non va trattata per silos ma mettendo al centro il paziente, consentendo di allocale risorse in maniera flessibile rispettando il quadro di bilancio complessivo, come stiamo facendo. Per programmare, abbiamo bisogno di riforme”.

Rocca è poi tornato a parlare delle polemiche sulle liste d’attesa: “Abbiamo messo i dati nativi, così come giusto che sia, così che il ministero possa controllare quello che avviene in tempo reale. Sono aumentate le prestazioni ma serve ora che l’Agenas faccia il salto di trasparenza perché se i dati non sono chiari, la Regione viene mortificata e così il sacrificio di tutti i nostri operatori e quelle tensioni che si scaricano nei nostri reparti e ambulatori”.

Ha poi citato i numeri già illustrati ieri in una nota: “Negli ultimi due anni e mezzo il Lazio è passato da 2,5 milioni di prestazioni erogate attraverso il Recup nel 2022 a circa 6 milioni nel 2025”. Rocca ha inoltre annunciato che dal 2026 la Regione lancerà i nuovi ambiti di garanzia, le aree entro cui a un paziente può essere offerta una visita o un esame in sede di prenotazione: “Ridurremo l’ambito di garanzia da regionale a uno più stretto, che possa salvaguardare il diritto del paziente” ma, ha aggiunto, “la lontananza spiega solo il 37% dei rifiuti. La maggior parte riguarda la richiesta di uno specifico medico o ospedale o data. Non siamo ancora in grado di dare questo livello di personalizzazione”. Per Rocca è quindi essenziale “rafforzare la fiducia dei cittadini” e far capire che “ovunque vadano troveranno medici, infermieri e personale qualificato che saprà prendersi cura del paziente”.

Il presidente della Regione si è quindi soffermato sull’intramoenia, auspicando una riforma nazionale ed esprimendo sostegno al ministro qualora decidesse di agire in tal senso: “C’è un tempo per ogni cosa. Non sto dicendo che la Legge Bindi fosse sbagliata, e forse lo era, ma se non anticipiamo le trasformazioni sociali ci troveremo sempre a inseguire le difficoltà”. Oggi abbiamo una sanità che presenta criticità per il personale infermieristico, per alcune specialità mediche e lo dobbiamo affrontare e deve cambiare il sistema dell’intramoenia”. Per Rocca “meglio liberalizzare, con un controllo forte da parte regionale sul rispetto dei tempi, piuttosto che creare burocrazia all’interno delle strutture o con il rischio che paghi anche l’immagine degli intramoenisti per poi farli spostare come extramoenisti. E’ un sistema che dobbiamo proteggere prendendoci cura del nostro personale”. Ha quindi rilanciato l’allarme sulla carenza dei professionisti e la fuga dal Ssn. “Dobbiamo garantire certezze contrattuali”. ha sottolineato il ministro.
“La legge Bindi così come è disegnata ha senso ancora oggi?”, ha aggiunto Rocca. “Ci sono sfide che vanno al di là delle risorse e sulle quali dobbiamo lavorare insieme”.

Agli stati generali è intervenuto anche il direttore della Direzione regionale Salute e Integrazione sociosanitaria della Regione Lazio, Andrea Urbani, secondo il quale i lavori promossi sono una occasione “non solo per raccontare quello che abbiamo fatto, ma per provare a condividere una idea di futuro del servizio sanitario. Siamo convinti che il futuro della sanità non si costruisce nelle segrete stanze, ma nei reparti, nei PS, nei distretti, nelle case dei pazienti, e lo si costruisce insieme, ascoltando idee, critiche, proposte, per una sanità che non sia capace solo di curare ma di prendersi cura”.

“Un’occasione – ha concluso Urbani – anche per ricordarci perché lo facciamo e per chi lo facciamo. Noi siamo nati in un Paese in cui la sanità è un diritto, non un lusso, e dobbiamo averne cura che significa bilanci in ordine e reti efficienti, ma soprattutto significa mettere l’essere umano al centro”.

18 Novembre 2025

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