Il 28,6% delle donne e ragazze sopra i 15 anni della Regione europea dell’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) subirà violenze fisiche e sessuali nel corso della propria vita. Per loro, la risposta della sanita europea è criticamente inadeguata, milioni restano senza accesso a cure mediche e psicologiche che possono salvare le loro vite. È il dato drammatico diffuso durante la presentazione del report “Cura, coraggio, cambiamento: leadership nel settore sanitario per porre fine alla violenza contro donne e ragazze” a Madrid.
I numeri del Report: metà degli Stati deve fare di più
Il report analizza 241 politiche e iter sanitari in tutta la Regione europea OMS. Tra i servizi necessari i più diffusi nei 53 Stati membri sono: riferimenti per la salute mentale, che il 43% dei Paesi offre alle vittime di violenza, seguite a parimerito da valutazioni per la salute mentale e profilassi per infezioni sessualmente trasmissibili, entrambe disponibili nel 38% dei Paesi (20 in numero). Peggio per la profilassi post-esposizione per l’HIV e per la contraccezione d’emergenza, offerta alle vittime da soli 17 dei 53 Stati (32%). In fondo alla classifica, senza sorpresa, gli aborti sicuri garantiti solo dal 13% della Regione europea, soli sette Stati.
Inoltre, quasi un terzo dei paesi (32%) richiede ancora agli operatori sanitari di denunciare alla polizia violenza domestica o da partner intimo senza il consenso degli adulti sopravvissuti. Mente l’OMS sconsiglia fortemente questa pratica in quanto viola l’autonomia e la privacy delle sopravvissute, ed è nota per scoraggiare le donne dal cercare aiuto.
“La violenza contro donne e ragazze è a livelli di crisi, e i nostri sistemi sanitari sono spesso il primo, e unico, punto di contatto per le sopravvissute”, ha dichiarato il dottor Hans Henri P. Kluge, Direttore Regionale dell’OMS per l’Europa. “I nostri dati mostrano che gli impegni politici per proteggere la salute e il benessere di donne e ragazze e porre fine alla violenza di genere non si stanno traducendo in cure sicure e accessibili. I sistemi sanitari stanno deludendo i sopravvissuti nel momento più vulnerabile. I politici devono andare oltre le semplicità di facciata e attuare pienamente il pacchetto di assistenza raccomandato dall’OMS, in particolare i servizi post-stupro a tempo e l’accesso all’aborto sicuro,” ha aggiunto il dottor Kluge.
Il Report sottolinea anche alcuni aspetti positivi: come il 75% dei Paesi che ha messo in atto formazioni di supporto per gli operatori sanitari sul tema della violenza sulle donne. A conferma del ruolo centrale che il settore sanitario deve avere nella risposta e nella cura, oltre che nell’identificazione. Il 68%, ancora, include uno standard minimo di assistenza alle vittime, definita “non giudicante e compassionevole”.
“Come persona che ha lavorato a stretto contatto con i sopravvissuti per molti anni, e come sopravvissuta anch’io, so quanto sia fondamentale che ogni parte del sistema sanitario risponda con compassione e competenza”, ha detto la signora Melanie Hyde, autrice del rapporto e Technical Officer per Genere, Uguaglianza e Diritti Umani di WHO/Europe.
Ha proseguito: “Sappiamo che i sopravvissuti utilizzeranno i servizi sanitari per condizioni legate alla violenza, anche se non lo comunicano ai fornitori di servizi sanitari. Ecco perché è così importante che gli operatori sanitari a tutti i livelli del sistema sanitario imparino le diverse forme di violenza, i loro impatti sulla salute e come rispondere in modo non giudicante. Semplicemente sentire ‘Credo che tu ed io siamo qui per aiutarti’ da un operatore sanitario di fiducia può fare molta strada nel processo di guarigione.”
Azione immediata necessaria
Tre le azioni che l’OMS raccomanda agli Stati Membri. Per prima, l’imposizione dell’intero pacchetto di servizi essenziali di cura e supporto delle vittime di violenza raccomandati dall’OMS, mantenendo la giusta sensibilità temporale rispetto all’accaduto. Poi la rimozione delle barriere dell’assistenza, ovvero tutti quei requisiti di segnalazione obbligatoria che violano la privacy delle vittime. Infine, investire nelle risorse per garantire che oltre la metà degli Stati che al momento non forniscono i servizi essenziali possano adottarli immediatamente.
Kluge ha concluso: “Il mio messaggio a ogni operatore sanitario è chiaro: non possiamo più essere spettatori della crisi di salute pubblica della violenza di genere. Le persone al potere devono ora tradurre gli impegni in azioni finanziate e garantire che ogni donna e ragazza riceva cure essenziali che salvano la vita, dignità e scelta. Abbiamo la conoscenza; Ora troviamo il coraggio di rendere il settore sanitario il primo soccorritore che ogni sopravvissuto merita.”
Gloria Frezza