Epatite C. Lorenzin: “Con nuove cure risparmi nel medio e lungo termine”. Gli epatologi Cleo: “Un registro nazionale per evitare pazienti di serie B”.

Epatite C. Lorenzin: “Con nuove cure risparmi nel medio e lungo termine”. Gli epatologi Cleo: “Un registro nazionale per evitare pazienti di serie B”.

Epatite C. Lorenzin: “Con nuove cure risparmi nel medio e lungo termine”. Gli epatologi Cleo: “Un registro nazionale per evitare pazienti di serie B”.
I medici: “Urge trovare nuove strategie utilizzando un differente modello assistenziale che possa ovviare a questa gravissima sperequazione". D'Anna (Gal): “Metteremo in campo tutte opportune iniziative legislative”. Il Convegno oggi al Senato.

“Istituire subito un registro nazionale dei pazienti affetti da Epatite C per garantire un accesso equo ai nuovi farmaci”. È la proposta lanciata dagli epatologi ospedalieri del Cleo durante un convegno organizzato in Senato insieme al senatore Vincenzo D'Anna, componente del gruppo Grandi Autonomie e Libertà in Commissione Sanità. 
 
“Se già oggi il trattamento dei farmaci per l’epatite C è costoso – ha scritto in un messaggio il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – , quello con i farmaci di nuova generazione si preannuncia ancora più oneroso e pertanto per curare il maggior numero di pazienti è necessario fare un uso razionale delle risorse”.
 
“Tuttavia – ha ricordato – , per la patologia in questione, è altrettanto necessario ed opportuno ragionare in termini di politica sanitaria a medio e lungo termine, considerano che una terapia efficace e più breve con i nuovi farmaci comporta una evoluzione più favorevole della malattia verso la guarigione, con drastica riduzione del numero dei trapianti e guadagno, in termini di salute e produttività dei soggetti guariti oltre che nel futuro un risparmio per il Ssn”.
Durante il convegno si è dibattuto sull’iniquità che potrebbe verificarsi nella somministrazione dei farmaci contro l’epatite C. “Il rischio – ha spiegato Vincenzo Messina, infettivologo del Sant'Anna e San Sebastiano di Caserta – è che i nuovi farmaci per il trattamento dell'Epatite C arrivino solo a quei pazienti che avranno la fortuna di curarsi in regioni ricche e che gli altri non avranno le stesse possibilità. La ripartizione delle risorse per la gestione della terapia per l'epatite cronica da HCV, effettuata valutando il numero dei cittadini residenti e non la prevalenza della patologia, rischia insomma di ledere ildiritto alla salute di vaste aree d’Italia, cioè quelle che presentano la più elevata prevalenza dell’infezione. Urge trovare nuove strategie utilizzando un differente modello assistenziale che possa ovviare a questa gravissima sperequazione". 
“Insomma – ha annunciato il presidente del Cleo, Giorgio Barbarini, infettivologo del Policlinico San Matteo di Pavia – per evitare drammatiche distinzioni tra malati di serie A e serie B che ricalchino i gap tra le regioni italiane, l'unica soluzione è quella di un registro nazionale”.
 
“I pazienti affetti da cirrosi ed epatite cronica – ha precisato – verranno registrati on line dagli specialisti accreditati dalle rispettive Regioni presso Aifa inserendo non solo dati anagrafici ma anche quelli clinici che consentiranno, tramite l’applicazione di 'scoring systems' già noti, di attribuire ad ognuno un punteggio e quindi l’inserimento in una graduatoria che garantisca una modalità univoca progressiva di acquisizione del diritto alla terapia. I pazienti con cirrosi potranno essere rivalutati con cadenza semestrale in quanto soggetti a variazioni più frequenti della condizione clinica, quelli con epatite cronica con cadenza annuale per la maggiore stabilità di tale quadro clinico. Il numero di trattamenti erogabili per anno sarà definito in funzione delle risorse che lo Stato e non le regioni dedicheranno annualmente al trattamento della epatite da HCV. Una volta stabilito il finanziamento, anno per anno, si autorizzerà il numero dei pazienti che potrà avere accesso alla cura. Il paziente, lo specialista che ne ha curato la registrazione e l’Asl di residenza verranno informati dell’avvenuta acquisizione dell'accesso alla cura. Una modalità trasparente che consentirà un'organizzazione efficace e univoca dell’accesso alla cura evitando il ricorso alla magistratura delle associazioni dei pazienti". 
“Si tratta – ha concluso il senatore Vincenzo D'Anna, componente del gruppo Grandi Autonomie e Libertà in Commissione Sanità – di una proposta più che condivisibile che appoggeremo senza se e senza ma mettendo in campo tutte le opportune iniziative legislative". 

04 Marzo 2015

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