Sindacati scettici. “Pochi tre anni per mille stabilizzazioni”
La stabilizzazione è fissata nel limite massimo del 50 per cento delle risorse finanziarie destinate alle assunzioni relative agli anni 2015, 2016, 2017 e 2018. Di questi, l’80 per cento circa sarebbero riservati ai sanitari (tra medici e gli infermieri) gli altri al personale amministrativo ai vari livelli.
Proprio questo dato spinge i sindacati, a caldo, a salutare la novità con particolare cautela. A cominciare da Giuseppe Galano presidente regionale dell’Aaroi (sindacato degli Anestesisti rianimatori ospedalieri italiani).
“Certo, si tratta di una boccata d’ossigeno dopo anni di apnea – avverte – l’avvio di un percorso che dovrebbe mitigare il grave rischio creato in questi anni sul fronte della garanzia dei Livelli essenziali di assistenza. Ma bisognerà capire bene qual è la reale consistenza del personale precario. Dai monitoraggi di alcuni anni orsono mi risulta che fossero attestati a circa 1.300 unità per vari profili, senza contare i contratti a progetto. Poi occorrerà un approfondimento sulle dotazioni. Perché sarà molto difficile farcela in tre anni. Ma il vero nodo da sciogliere resta il numero delle stabilizzazioni che potrà essere avviato a fronte delle risorse finanziarie liberate dal personale che andrà in pensione nel prossimo triennio. Se il riferimento resta il turn-over al 15 per cento – con il 50 per cento riservato alle stabilizzazioni – significa che a mille stabilizzazioni corrispondono 2 mila assunzioni sui cessati che a propria volta rimandano a una platea di circa 15 mila pensionati. Francamente non credo che tutto questo in tre anni si realizzerà”.
Il giuramento di 400 giovani medici
Meno pessimista il presidente dell’Ordine dei Medici Silvestro Scotti che proprio ieri ha tenuto a battesimo 400 giovani medici e odontoiatri freschi di laurea nel corso della cerimonia per il giuramento di Ippocrate. “Abbiamo ascoltato le promesse di moltissimi giovani medici – avverte – io in prima persona ho voluto promettere che nel corso del mio mandato farò di tutto per consentire loro di scegliere in piena libertà dove intraprendere il proprio percorso professionale. A Napoli, in Campania, o anche altrove; purché la loro sia una scelta libera e non una fuga obbligata”. E qui proprio lo sblocco del turn-over offre una speranza. Così anche le prime assunzioni dei precari. Insieme ai giovani al giuramento di Ippocrate anche 25 medici “Senior” hanno ricevuto le pergamene per i 60 anni dalla laurea. Protagonista Pietro Santoianni docente emerito di Dermatologia dell’Università Federico II, che ha avuto tra i suoi allievi anche il presidente Scotti. E’ lui a consegnare la pergamena del giuramento al più giovane tra i medici (Filomena Palmieri) e tra gli Odontoiatri (Vera Perillo). Un ideale passaggio di testimone che Santoianni arricchisce di aneddoti, suggerimenti e riflessioni.
La Cimo: Vigilare sugli avvisi di mobilità delle Asl
“Il Dpcm sulle stabilizzazioni – chiarisce Antonio De Falco, segretario regionale della Cimo – declina in modo particolare le fonti normative di riferimento, l’esatta individuazione dei destinatari e l’arco temporale di riferimento entro il quale definire le procedure, prevedendo il termine finale al 31 dicembre del 2018. Ma le difficoltà legate ai numeri e alla tempistica sono palesi. Basta guardare quanto sta accadendo sul fronte degli avvisi pubblici per la mobilità
che avrebbe la precedenza sulle assunzioni di personale ex novo. Una procedura partita in ritardo, espletata dai manager e commissari Asl e ospedalieri in maniera illegittima, attribuendo un punteggio spropositato ai colloqui individuali laddove si tratta, nel caso specifico, di cessioni di contratti già in essere con il Ssn e dunque da valutare in comparazione tra i titoli. Un nodo che se irrisolto potrebbe innescare una nuova stagione di contenzioso rallentando non poco le procedure di reclutamento e anche le stabilizzazioni. La Struttura commissariale dice che avvierà i necessari processi di concertazione e monitoraggio sullo stato di applicazione delle procedure concorsuali e sul loro avanzamento ma finora, sugli avvisi pubblici per la mobilità non è stato così e tutte le nostre sollecitazioni sono rimaste lettera morta”.
Bene la proroga dei contratti
“La lettera ai manager – aggiunge Roberto D’Angelo, della Cisl medici di Napoli – anticipa un decreto per procedere alle assunzioni dei precari ma non incide sui Livelli essenziali di assistenza che sono già assicurati dai precari in una regione che da troppo tempo sopporta un crescente depauperamento delle dotazioni organiche. Semmai è da salutare con favore la previsione al’articolo 4 del decreto che chiede di procedere alla proroga dei contratti a tempo determinato fino al 31 dicembre del 2018 consentendo così di non interrompere la continuità nell’erogazione dei servizi essenziali di assistenza e di consentire agli aventi diritto di continuare ad assicurare all’offerta sanitaria in Campania nelle more della definizione delle procedure di stabilizzazione”.
Una proroga che, chiarisce la Regione, risulta in stretta continuità con gli indirizzi già dettati in materia sulla proroga dei contratti dei precari al 31 dicembre del 2016.
L’intersindacale
Intanto, sul piano sindacale, la questione precari e lo sblocco del turn-over – come anche i nodi relativi agli atti aziendali delle Asl e degli ospedali, (licenziati in ordine sparso dalla struttura commissariale e dalla Regione), e il Piano ospedaliero (conosciuto fino a qualche settimana fa solo per riflesso, nei comunicati stampa e nelle sintesi delle slide diffuse da Palazzo Santa Lucia) – hanno avuto il merito di ricompattare la dirigenza medica nel fronte unico dell’intersindacale nella comune convinzione che l’unione fa la forza o, quanto meno, alza il potere contrattuale che, nel caso specifico, è quello di poter conoscere per tempo norme e leggi. Per suggerire correttivi e integrazioni attingendo all’esperienza e alla conoscenza sul campo dei problemi che affliggono le varie aziende sanitarie e ospedaliere della Campania. Da questo punto di vista si può, a ragione, parlare di una sorta di ravvedimento operoso del presidente della Regione Stefano Caldoro che, nelle settimane scorse ha incontrato l’intersindacale regionale della dirigenza medica–veterinaria-Spta (formata dai delegati e vertici di Anaao assomed, Aaroi emac, Cimo, Cgil fp medici, Uil fpl medici, Cisl medici, Cgil fp spta, Fvm, Fassid, Fesmed, Anpo ascoti fials medici, Aupi, Sinafo, Sirirss).
Armonizzare le norme
Qui è il portavoce Bruno Zuccarelli (Anaao) a far sentire la propria voce: “sul fronte della stabilizzazione dei precari e sblocco del turn-over il nodo da sciogliere è l’armonizzazione delle procedure di reclutamento del personale attraverso percorsi e procedure che non configgano tra di loro e con l’impianto normativo nazionale. Dai decreti n. 29 e 30 del Commissario ad Acta per la prosecuzione del Piano di rientro pubblicati sul Burc n. 19 del 18 marzo 2015 alla Legge 30 ottobre 2013 n. 125 per il superamento del precariato nella Pa. Dal Dpcm Sanità 6 marzo 2015 (G U n. 94 del 23/04/2015) per la stabilizzazione del personale precario del Ssn alla clausola 5, punto 1, dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, concluso il 18 marzo 1999, allegato alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio, 28 giugno 99. Una selva di norme e leggi che andranno armonizzate con la conclusione del Piano di rientro e con la dotazione finanziaria disponibile e liberata dai pensionamenti. Per questo, per uniformare le procedure e conoscere i dettagli delle misure, occorrerà inaugurare una stagione nuova con la struttura commissariale per dare il nostro contributo fattivo al quale non ci tireremo centro indietro”.
Quel che è certo è che la Campania – come ha sottolineato Caldoro nel corso della cerimonia del giuramento di Ippocrate dei medici – mio malgrado ha scontato per anni un piano di rientro dal debito con il blocco totale delle assunzioni. In 10 mila camici bianchi non sono stati rimpiazzati. Per questo la Campania ha oggi il più basso rapporto tra medici e popolazione con un costo di 150 euro inferiore alla media nazionale per un totale di circa 700-800 milioni di euro di spesa in meno per il personale rispetto alle altre regioni. Un gap che ha inciso sull’assistenza e sui carichi di lavoro che ora siamo intenzionati a riassorbire per intero”.
Ettore Mautone
12 Maggio 2015
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