Il mandato esplorativo di Roberto Fico si è concluso con esito positivo. In maniera piuttosto irrituale, l'esploratore fa un passo di lato e non resta in attesa della direzione PD del prossimo 3 maggio, dove, come annunciato ieri dal segretario reggente Maurizio Martina, il partito deciderà se sedersi al tavolo con i 5 stelle per intavolare un possibile contratto di Governo o far saltare definitivamente la trattativa.
In questo modo, come auspicato nelle scorse settimane sia dal capo politico del M5S Luigi Di Maio, che, soprattutto, dal leader della Lega Matteo Salvini, ogni decisione verrà rimandata a dopo le elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia. Qui, dopo la recente vittoria in Molise, la coalizione di Centro Destra è convinta di poter ottenere un ottimo risultato con il candidato leghista Massimiliano Fedriga. In quel caso, forte dell'ennesimo risultato elettorale in suo favore, Salvini potrebbe riproporsi con forza al centro della scena.
Ma facciamo un passo alla volta. Come dicevamo, l'esito della trattativa tra M5S e PD verrà deciso il prossimo 3 maggio. Si profila uno scontro all'orizzonte tra l'area 'governista' capitanata da Maurizio Martina e dal ministro della Cultura Dario Franceschini, più sensibili ai richiami alla responsabilità del Quirinale, e quelle legata all'ex segretario Matteo Renzi fermo nella sua opposizione: "La gente la pensa come me: l’accordo col M5S non va fatto". Da qui, il rischio di una possibile spaccatura se non, addirittura, di un'ennesima scissione.
Ma siamo davvero convinti che il Partito Democratico potrebbe spaccarsi per dar vita ad un Governo che, se anche dovesse nascere, potrebbe avere vita breve reggendosi solo su una manciata di voti? Tutto questo, senza considerare altri nodi al momento tutt'altro che risolti: Di Maio accetterebbe di non fare il premier facendo un passo indietro? I 5 stelle rinuncerebbero al reddito di cittadinanza o all'abolizione del Jobs act? Insomma, se anche dovesse intavolarsi una trattativa tra le due forze politiche nessuno oggi potrebbe scommettere sulla sua buona riuscita.
Dietro a tutto questo, resta in attesa la Lega. Ieri Salvini ha ribadito per l'ennesima volta di non aver chiuso la porta ai 5 stelle. E, sempre nella giornata di ieri, hanno destato curiosità le parole di Di Maio che, subito dopo il colloquio con Fico, parlando del possibile accordo del PD ha aperto una parentesi per difendere l'ex futuro alleato leghista dalle "minacce" mosse contro di lui da Berlusconi attraverso le sue televisioni: "Non è accettabile che la Lega come ho letto su alcuni giornali non possa scegliere liberamente, per paura che la tv di Berlusconi possa attaccarli. Un politico non può essere proprietario di Tv".
Una difesa del tutto fuori contesto che lascia pensare ad una chiusura solo di facciata nei confronti del carroccio, accompagnata da un messaggio indirizzato al leader di Forza Italia: il suo mettersi di traverso potrebbe costargli caro in caso di un futuro Esecutivo a guida M5S. Del resto, come dicevamo, la possibile vittoria leghista in Friuli Venezia Giulia rilancerebbe fortemente Salvini al centro della scena. Senza contare che sarebbe sempre più difficile lasciare all'opposizione una forza politica che, come i 5 stelle al Sud, ha di fatto egemonizzato il Nord del Paese.
Un pensiero ripreso ieri dalla stessa capogruppo alla Camera del M5S Giulia Grillo durante un suo intervento a Zapping su Radio1: "Non tanto da un punto di vista personale ma per coerenza, avremmo preferito governare con la forza politica premiata nelle elezioni e quindi con la Lega".
Giovanni Rodriquez