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La Asl di Teramo celebra la XXX Giornata del Malato

Organizzata da Asl e Diocesi di Teramo-Atri, con il patrocinio di Opi, Omceo e dell’Ufficio Diocesano Pastorale della Salute di Teramo-Atri, è stata l’occasione di una riflessione dedicata alla sofferenza, all’ascolto della persona malata, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. “L’ascolto empatico è esercizio che riguarda i medici, agli infermieri e a tutti gli operatori sanitari, pastorali e di volontariato”, ricorda la Asl

15 FEB - Grande partecipazione alla XXX Giornata del Malato organizzata dalla ASL di Teramo e la Diocesi di Teramo-Atri, con il patrocinio dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche, l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Teramo e dell’Ufficio Diocesano Pastorale della Salute di Teramo-Atri. Una iniziativa che si è articolata in un itinerario di preghiera e di riflessione dedicato alla sofferenza, all’ascolto della persona malata, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. “L’ascolto empatico è esercizio che riguarda i medici, agli infermieri e a tutti gli operatori sanitari, pastorali e di volontariato, in modo particolare, in questo momento di pandemia che ancora non permette di poter essere fisicamente accanto ai parenti ricoverati negli ospedali”, evidenzia la Asl in una nota.

Alla ASL di Teramo le celebrazioni si tenuti in tre giorni, culminati nella cerimonia conclusiva dell’11 febbraio, introdotta da Giovanni Muttillo, Dirigente delle Professioni Sanitarie della ASL, con l’intervento del Direttore Generale della ASL Maurizio Di Giosia e le conclusioni affidate al Vescovo S.E. Mons. Leuzzi.

Muttillo ha evidenziato come una delle sfide della pandemia
da SARS-CoV-2 possa essere rappresentata da una repentina modifica nella modalità organizzative dei servizi assistenziali ospedalieri e territoriali e di comunicazione con i familiari e con i malati in tutti i setting di cura e assistenza CoVid-19, anche a causa delle misure preventive e protettive adottate dagli operatori sanitari e di completo isolamento sociale. Muttillo ha parlato della condizioni di malattia che, a volte, invita a ridefinire il proprio esistere, anche ad avvicinarsi a Dio. Questa condiziona "sollecita il medico, l’infermiere a divenire più sensibile alla domanda di una diversità spiritualità del paziente e ad instaurare con lui una relazione di fiducia più profonda, anche senza richiami espliciti alla medicina personalizzata e narrativa”, ha osservato.

Ringraziando tra gli altri, la partecipazione degli studenti del Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università degli Studi dell’Aquila, Muttillo ha evidenziato come la Giornata del Malato possa rappresentare “un’opportunità per investire sui giovani e formare le coscienze sul significato di persona ammalata, portatrice di doveri e di diritti e quindi rimettendo al centro l’umanizzazione delle cure con un’attenzione al prendersi cura di chi cura, per gestire e prevenire i livelli di stress degli operatori”. A tale proposito ha accennato ai risultati preliminari dello studio osservazionale  condotto presso la ASL di Teramo, che ha l’obiettivo di misurare le ripercussioni psicopatologiche negli operatori sanitari durante la terza ondata del COVID-19.

Il Direttore Generale Dr. Di Giosia ha focalizzato il suo intervento sul messaggio di Papa Francesco, che “chiama in causa tutti noi, ci invita ad essere misericordiosi con i più fragili, in primis con chi soffre - ‘anche nei luoghi e nelle situazioni di maggiore povertà ed emarginazione’. - Una misericordia che per chi opera nella sanità certamente si sostanzia nelle cure, che devono essere il più possibile appropriate ed efficaci. Ma non solo. La malattia produce in chi ne è vittima solitudine, abbiamo imparato a conoscere quanto questa situazione può essere penosa e direi straziante in questi due anni di pandemia. La malattia produce anche paura: si percepisce tutta la propria fragilità, la propria vulnerabilità di fronte a un nemico sconosciuto.   E proprio in questi momenti, ci dice il Santo Padre, è importante “avere accanto dei testimoni della carità di Dio”. - E i testimoni della carità di Dio non sono solo i ministri di Dio. Ma è ogni operatore sanitario che può curare,ma può anche consolare, tranquillizzare, insomma mostrare una vicinanza a chi si sente solo nella lotta contro la malattia”, ha detto Di Giosia.

Una relazione, quella fra chi soffre e chi gli è vicino, che per il Dg “arricchisce entrambi. Ed è fonte continua, per chi è deputato all’assistenza, di crescita interiore”.

Sua Eccellenza Mons. Leuzzi, che ha ripreso anche il messaggio del Papa, ha evidenziato come “l’innovazione tecnologica, la ricerca, le nuove conoscenze e competenze, hanno permesso di approntare nuovi percorsi diagnostici-terapeutici-assistenziali, che sono di grande beneficio per il paziente, tutto ciò non deve mai far dimenticare l’unicità di ogni malato, con la sua dignità e la sua fragilità. Il malato è sempre più importante della malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure”.

15 febbraio 2022
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