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Basilicata. Consiglio dei Ministri impugna legge Regione su compenso medici di continuità assistenziale. Smi: “Grottesco”

La legge lucana stabiliva che “il medico di continuità assistenziale garantisce anche attività ambulatoriali differibili”, per le quali “è riconosciuto un compenso orario forfettario” che “non può essere superiore a euro 4,50”. Secondo il Governo, la norma invaderebbe la competenza riservata allo Stato. Onotri (Smi): “La legge regionale sanava un’ingiustizia: le indennità di rischio etano state ingiustamente sospese per un incomprensibile intervento della Corte dei Conti”

30 APR - Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 26 aprile, ha deciso di impugnare la legge della Regione Basilicata n. 3 del 28/02/2018, recante “Interventi in materia di continuità assistenziale”.
La ragione, spiega il Governo, è che in essa è presente una norma riguardante la retribuzione dei medici di continuità assistenziale che invade la competenza riservata allo Stato e che “viola altresì il principio costituzionale di uguaglianza di cui all’art. 3 della Costituzione”.

La legge lucana, varata lo scorso 28 febbraio stabiliva che “il medico di continuità assistenziale garantisce anche attività ambulatoriali differibili”, per le quali “è riconosciuto un compenso orario forfettario” che “non può essere superiore a euro 4,50”. Per questa legge, la Regione stimava una spesa “non superiore ad euro 2.800.000”.

Dura la critica dello Smi alla decisione del Governo.
 
“Per i medici sotto assedio, colpiti da una escalation di aggressioni non si fa nulla però si trova il tempo di impugnare una legge regionale che sanava una ingiustizia contro le guardie mediche in Basilicata. Grottesco e grave”, ha affermato in una nota il segretario nazionale Smi Pina Onotri.

“Le indennità di rischio - ha spiegato - sono state ingiustamente sospese dalla Giunta regionale della Basilicata per un incomprensibile intervento della Corte dei Conti. È stato un provvedimento  sbagliato e a gamba tesa contro lo stesso accordo di lavoro nazionale dei medici di continuità assistenziale. La Regione ha poi cercato di metterci una toppa con una legge ad hoc, visto che il Parlamento e il Governo non intervenivano a porre rimedi urgenti. Ed invece arriva l’impugnazione del Consiglio dei Ministri. Tutto da rifare, con ulteriore disagio per molti medici che vedono oltre al danno anche la beffa”.
 
“I medici, non solo di continuità assistenziale ma anche del 118, dei Pronto Soccorso, degli ambulatori sul territorio,  da anni, con una più grave e preoccupante intensità negli ultimi mesi, sono vittime di violenze, di aggressioni, e di una preoccupante indifferenza da parte delle istituzioni. La negazione dei diritti previsti dal contatto e delle indennità di rischio sono un ulteriore tassello di questo grave clima di attacco alla sanità pubblica. Ora basta”, ha concluso. 

30 aprile 2018
© Riproduzione riservata

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