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Campania. Arriva il modello unico di prescrizione da allegare alla ricetta per valutare appropriatezza. Medici contrari: "Solo burocrazia"

Con due decreti la Regione ha introdotto nuove regole per le prescrizioni. Oltre all’incentivazione dei generici arriva il modulo cartaceo, da allegare ad ogni ricetta, con l’anagrafica del paziente, i dati clinici e la scelta terapeutica e che servirà a monitorare, appunto, l’appropriatezza prescrittiva con possibili sanzioni per i dg (valutazione negativa) e per gli stessi medici che sono già sul piede di guerra. I DECRETI N.56N.57

02 LUG - Appropriatezza prescrittiva e razionalizzazione della spesa farmaceutica: la Regione Campania detta nuove regole sulle specialità ad elevato impatto sociale (soprattutto statine e antipertensivi), ma complica la vita non poco ai medici di famiglia, pediatri e camici bianchi di continuità assistenziale. La principale novità inserita nelle misure d’incentivazione di generici, equivalenti e biosimilari è, infatti - oltre al debutto delle nuove aliquote di riferimento per l’utilizzo di medicinali a brevetto scaduto - il Modello unico di prescrizione. Un modulo cartaceo, da allegare ad ogni ricetta, in cui dettagliare l’anagrafica del paziente, i dati clinici e la scelta terapeutica e che servirà a monitorare, appunto, l’appropriatezza prescrittiva con possibili sanzioni per i direttori generali (valutazione negativa) e per gli stessi medici.

La Fimmg è subito sul piede di guerra e minaccia mobilitazione e scioperi se il decreto non sarà modificato. Una richiesta, quest’ultima, rivolta al nuovo presidente della giunta regionale Vincenzo De Luca, ormai in pista dopo la sospensiva dell’interdittiva dovuta alla legge Severino.
A sparare a zero sul provvedimento è il segretario provinciale di Napoli del sindacato Luigi Sparano. Dito puntato sul decreto commissariale n. 56 che disciplina, appunto, le nuove regole prescrittive: “Siamo passati dalla dematerializzazione delle ricette alla materializzazione dei piani terapeutici - attacca Sparano - un provvedimento che, peraltro, la struttura commissariale ha mutuato da quello della Sicilia a statuto autonomo su cui era già intervenuta l’Aifa. Ma quello che è più grave per i medici si profilano non solo complicazioni e adempimenti di stampo burocratico - attribuendo responsabilità ai prescrittori senza che vi sia una chiara linea di demarcazione, ad esempio, tra pazienti arruolati per la prima volta (naive) in una determinata terapia e pazienti cronici - ma alla vigilia dell’estate si impone un allegato cartaceo che vanifica, di fatto, la dematerializzazione della ricetta e che, sostanzialmente, ci impedirà di prescrivere”.

Il modello unico di prescrizione, la cui validità massima è di 12 mesi, dovrà essere associato, anche in copia, alla ricetta Ssn o al promemoria consegnato al farmacista. Una disposizione a cui dovranno attenersi anche i medici ospedalieri e specialisti ambulatoriali, sia nel trattamento durante la degenza, che nei consigli terapeutici inviati al medico curante a seguito di una visita specialistica o dimissione ospedaliera, relativi all’avvio di nuove terapie o a modifiche di terapie in atto.
 
Caos all’orizzonte. Insomma un caos all’orizzonte non previsto e una tegola che si abbatte sulla testa di medici e pazienti. Ad essere coinvolti sono soprattutto i medici di famiglia ma l’adempimento burocratico spetta anche a ospedalieri e specialisti ambulatoriali. Roberto d’Angelo della Cisl medici di Napoli è altrettanto critico: “Il provvedimento è scritto male, e probabilmente non è calibrato rispetto alle esigenze di semplificazione amministrativa. L’appropriatezza prescrittiva non può diventare un alibi per configurare una ricetta e l’ottenimento di un farmaco come un percorso a ostacoli”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Antonio De Falco segretario regionale della Cimo secondo cui “Bisognerebbe chiedersi a quale modello di appropriatezza prescrittiva ci si rifà e con quali risultati attesi, secondo quali sperimentazioni in termini di efficacia sul campo tralasciando l’aspetto burocratico che rischia di diventare il principale ostacolo al raggiungimento degli obiettivi del provvedimento”.  

A difendere il decreto è invece Ettore Cinque, sub commissario alla sanità regionale, che vede nella griglia predisposta dal decreto 56 (e dal 57 per i farmaci ad alto costo oncologici e biologici) un argine al lievitare della spesa inappropriata che ancora impedisce alla Campania di centrare pienamente gli obiettivi di risparmio soprattutto per la spesa di farmaci ospedalieri che nel post ricovero, sono potenti induttori di spesa impropria.
 
Generici e biosimilari: le percentuali da raggiungere. Ma vediamo più nel dettaglio cosa prevedono i due decreti. In particolare il primo, il 56, stigmatizzato dalla Fimmg parte dal paletto fissato cinque anni fa all’atto del commissariamento, che prevedeva, per la spesa farmaceutica inappropriata la possibilità di conseguire risparmi potenziali per oltre 66 milioni di euro utilizzando farmaci a brevetto scaduto in misura analoga a quanto rilevato nelle regioni più virtuose. Un obiettivo centrato all’80 per cento.

Pertanto entro il 2015 si prevede un ulteriore allineamento al comportamento prescrittivo osservato per il 2014 nell’Asl più virtuosa a livello regionale, in termini di propensione alla prescrizione di medicinali con brevetto scaduto e, nel 2016, al comportamento prescrittivo osservato per il 2014 nella Regione più virtuosa a livello nazionale. La bussola sarà rappresentata in questo caso dai dati forniti dalla nuova tessera sanitaria. Tanto per fare un esempio per ACE-inibitori e diuretici - i farmaci a base di principi attivi non coperti da brevetto devono rappresentare, su base mensile, in termini di consumi, almeno il 72 per cento del totale nel 2015 per salire al 75 per cento nel 2015. E’ data inoltre facoltà a ciascuna Asl di prevedere ulteriori misure che dovesse ritenere utili ai fini del risparmio della spesa.

Per ogni codice è affidata una percentuale di consumo minimo per 2015 e 2016. Coinvolti anche i farmaci antiepilettici, gli inibitori selettivi della serotonina-ricaptazione, gli Agonisti selettivi dei recettori beta2-adrenergici. Tutti farmaci abbastanza comuni nella pratica terapeutica quotidiana dei medici di famiglia. I medici prescrittori, nei pazienti naive, quando ritengono di iniziare una terapia farmacologica devono come prima scelta, rivolgersi a farmaci presenti nelle liste di trasparenza dell’Aifa (farmaci a brevetto scaduto) e qualora il medico prescrittore ritenga di iniziare la terapia in un paziente naive con un farmaco con brevetto in corso, dovrà motivare la scelta attraverso il nuovo Modello Unico di prescrizione (allegato n. 2 del decreto). Così per gli aspetti clinici che rendono necessario l’impiego di un farmaco fuori dalle liste di trasparenza Aifa ovvero di statine o associazioni (Rosuvastatina, ezetimibe). Modello che dovrà essere inviato al Servizio farmaceutico della Asl di residenza del paziente. Il problema sorge quando il farmacista dovrà valutare la appropriatezza della ricetta in base al modello cartaceo allegato in quanto in teoria, in mancanza di tale presupposto dovrebbe a monte far pagare la differenza rispetto al farmaco a minor costo, al paziente.

“Così diventa pressoché impossibile la prosecuzione della terapia in corso con rosuvastatina (ad alto costo e di ultima generazione) o con l’associazione simvastatina – ezetimibe – spiega Michele Di Iorio di Federfarma Napoli - benché venga consentita qualora il medico, dopo attenta valutazione, ritenga non opportuno operare un shift verso altra statina. In tali casi, al fine di consentire un monitoraggio delle prescrizioni in deroga, il medico prescrittore dovrà esplicitare le motivazioni nel Modello Unico di prescrizione. Una modalità di fatto difficilmente praticabile”.
  
 
La filiera dei controlli. Spetta poi, in base al decreto, ai servizi farmaceutici delle Asl, in collaborazione con gli organismi di controllo previsti dall’Accordo integrativo regionale (Air), per la disciplina dei rapporti con i Mmg,  monitorare le prescrizioni e presentare apposita relazione alla propria Direzione aziendale che, a sua volta, relazionerà, in occasione delle verifiche trimestrali, alla Direzione Generale. Oggettivamente il carico burocratico di tutta la procedura cresce a dismisura e avrebbe richiesto almeno una sperimentazione preliminare.  Nel provvedimento regionale viene anche chiarito che per i pazienti con dislipipidemia aterogenica (Colesterolo totale >200mg/dl e HDL (quello buomno) < 34 mg/dl) e per quelli con ipertrigliceridemia, i farmaci di seconda linea da somministrare in associazione alle statine debbano essere i fibrati. Tra questi, il farmaco di prima scelta è il fenofibrato per la maggiore sicurezza di uso nei pazienti in terapia con statine. “La combinazione di statine e gemfibrozil – si chiarisce ancora nel decreto - è invece associata ad un aumentato rischio di miopatia”. Un entrare nel dettaglio che viene visto dai medici un ostacolo al principio della prescrizione secondo scienza e coscienza.  
 
Ettore Mautone

02 luglio 2015
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