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Campania. Al policlinico Federico II di Napoli apre il nuovo reparto di terapia del dolore. Il primo nella Regione

Attivati due posti letto ordinari per pazienti con problemi cronici di sofferenza. Il reparto sarà allocato nell'ambito del dipartimento ad attività integrata di Neuroscienze cliniche, anestesiologia e farmaco utilizzazione. Il taglio del nastro oggi.

24 SET - Il policlinico Federico II di Napoli apre i battenti al nuovo reparto di terapia del dolore e diventa la prima realtà campana ad attivare posti letto ordinari per pazienti con problemi cronici di sofferenza. Il taglio del nastro stamani, giovedì 24 settembre, alla presenza tra gli altri di Caterina Pace in rappresentanza del sindaco di Napoli Luigi De Magistris, Gaetano Manfredi, rettore dell’Università Federico II (fresco di nomina alla presidenza della conferenza italiana dei rettori), Luigi Califano, presidente della Scuola di Medicina, Marina Rinaldi dirigente regionale del settore interventi Sociosanitari, Raffaele Topo, presidente V Commissione Sanità e Sicurezza Sociale, Sergio Canzanella, direttore editoriale dell’Osservatorio regionale sulle Cure palliative e la Medicina del dolore in Campania.
 
L’Azienda ospedaliera universitaria Federico II, dunque, prosegue nell’ampliamento dell’offerta assistenziale con l’attivazione di due posti letto ordinari di terapia del dolore allocati nell'ambito del dipartimento ad attività integrata di Neuroscienze cliniche, anestesiologia e farmaco utilizzazione.
 
“In linea con la legge quadro 38 del 2010 – sottolinea Raffaele Topo, presidente della V Commissione Sanità in Consiglio regionale – cui va il merito di avere introdotto il concetto di dovere etico della presa in carico del paziente per la riduzione e l’annullamento del dolore -  l'Aou Federico II recupera un ritardo annoso della rete assistenziale pubblica in Campania  e diventa la prima realtà regionale ad attivare posti letto ordinari dedicati alla terapia antalgica, per rispondere alle esigenze dei pazienti. Mi auguro che ci siano tante inaugurazioni come questa nel corso della legislatura così da tramutare la stagione dei tagli in quella degli investimenti in servizi per la salute. I risparmi sulla spesa pubblica sono accettabili e legittimi solo siano il prodromo di unutilizzo virtuoso ma a vantaggio dei cittadini e a maggior ragione quando si parla di salute e fasce sociali deboli”. 
 
Il tradizionale taglio del nastro è avvenuto presso l’edificio 8 della cittadella universitaria dove è ubicato il nuovo reparto. Nel corso della seduta scientifica Massimo Allegri, associato di Anestesia e rianimazione dell’Università di Parma ha svolto una Durante lettura magistrale sul rapporto tra dolore ed alimentazione e sull’influenza che l’uno e l’altro possono avere nel corso di malattie invalidanti e degenerative. Gli interventi sono stati introdotti da Giovanni Persico, commissario straordinario dell’Aou, Gaetano D’Onofrio, sub commissario in materia sanitaria, Lucio Santoro, direttore del Dipartimento assistenziale di Neuroscienze cliniche, anestesiologia e farmaco utilizzazione dell’Azienda e Giuseppe Servillo, responsabile della Unità operativa di Anestesia, rianimazione e terapia antalgica.
 
L’epidemiologia del dolore
Dell’importanza della terapia del dolore e della accessibilità a percorsi di cura adeguati, hanno discusso rappresentanti istituzionali, professionisti della salute e cittadini nel corso del convegno scientifico che ha accompagnato l’inaugurazione del nuovo reparto. In Italia, un cittadino su quattro soffre di dolore cronico, le patologie che possono causare dolore cronico sono sia benigne sia maligne o di tipo oncologico. circa il 30 % della popolazione italiana soffre, infatti, di dolore cronico benigno causato, nel 75% dei casi, da patologie muscolo-scheletriche, nel 51% da cefalea acuta, nel 14% da emicrania e nel 4% da cefalea cronica. Secondo alcuni studi, inoltre,il 96% dei pazienti che soffrono di patologie maligne o di tipo oncologico presentano dolore cronico. “In entrambi i casi – ha detto Santoro - è indispensabile una corretta valutazione dell’intensità del dolore e del suo monitoraggio nel tempo, accompagnata da un attento ascolto della storia clinica ed emozionale del paziente. “Ma il controllo del dolore cronico – aggiunge Servillo - è spesso autogestito dal paziente e dai suoi familiari, in modo inappropriato, mediante l’abuso di antiinfiammatori”. 
 
 
Diritto alle cure palliative: la Cassazione
Che le cure palliative siano un diritto della persona anche quando il male che ne è all’origine sia incurabile se ne occupata di recente anche la Cassazione come sottolineato da Sergio Canzanella che è anche componente della Commissione Cure Palliative della Regione Campania.
 
“L’omessa diagnosi di un processo morboso terminale, sul quale sia possibile intervenire soltanto con un intervento cosiddetto palliativo, può determinare un danno al paziente che nelle more non possa fruire nemmeno delle cure palliative e deve sopportare le conseguenze del suddetto processo. La mancata diagnosi di tumore incurabile, quindi, è riconosciuta dalla Cassazione come un danno da perdita di chance e apre nuove considerazioni sul diritto alle cure palliative”.
 
La sentenza citata è della Cassazione civile, sezione III,(23 maggio 2014, numero 11522), con cui la suprema corte torna a occuparsi di danno da perdita di chance. Nel merito il caso preso in esame riguarda un paziente che entra in ospedale per un intervento al ginocchio. Prima dell’intervento il chirurgo ortopedico lo sottopone a una serie di esami di routine, tra cui una radiografia toracica, dalla quale si evince la assai probabile presenza di una massa tumorale nei polmoni. L’ortopedico procede nel suo lavoro senza tenere minimamente in considerazione la cosa e senza disporre ulteriori indagini. L’intervento al ginocchio riesce perfettamente, ma il paziente peggiora rapidamente e pochi mesi dopo muore. Ma non per le conseguenze dell’intervento, anche se essere sottoposto a un intervento chirurgico non indilazionabile nelle sue condizioni non poteva considerarsi una scelta molto avveduta. Gli eredi intentano causa, ma si vedono dare torto sia in primo e sia in secondo grado. I giudici di merito rilevavano, infatti, che il paziente era affetto da una patologia non curabile e non operabile. Non era stato possibile accertare, tramite appositaCtu, né la sussistenza di un qualche rapporto tra l’intervento al ginocchio e il crollo delle condizioni del paziente, né se la tempestiva diagnosi avrebbe permesso di sottoporre il paziente a cure tali da evitarne il decesso. Il medico e l’ospedale si erano difesi affermando che una diagnosi tempestiva non avrebbe cambiato nulla. La sentenza della Cassazione ribalta la decisione dei giudici di merito e in parziale accoglimento del ricorso principale cassa con rinvio la sentenza d’appello, ritenendo che l’omissione della diagnosi di un processo morboso terminale, anche se si tratta di un male incurabile e sul quale sia possibile intervenire soltanto con un intervento palliativo, determinando un ritardo della possibilità di esecuzione di tale intervento, cagiona al paziente un danno alla persona.
 
Il dolore cronico
Il dolore cronico rappresenta un'esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole per il paziente ma esistono numerose terapie efficaci per il trattamento del dolore cronico. “Già da molti anni – ha sottolineato il commissario Persico -  presso l'Aou Federico II, è attivo un ambulatorio di terapia antalgica. Forti di questa esperienza, riteniamo che l'attivazione di un reparto possa migliorare l'offerta assistenziale fornendo risposte sempre più efficaci, anche attraverso l'introduzione di tecniche innovative e all'avanguardia”. L'arma più efficace per la lotta al dolore è l'attenta analisi del problema per individuare le più opportune terapie. “Benjamin Disraeli dice che il dolore è l'agonia di un istante, l'indulgere nel dolore è l'errore di una vita– ha concluso Giuseppe Servillo– e spesso la sofferenza, nei casi di cronicità, diventa una vera e propria sindrome che interferisce nella vita quotidiana”. Un concetto chiave ques’ultimo, nelle cure palliative e nella terapia del dolore come sottolineato anche nella lezione magistrale di Guido Fanelli, ordinario di Anestesia e Rianimazione dell’Università di Parma, sul rapporto tra dolore ed alimentazione.
 
“La strategia che persegue l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II dell’ospedale senza dolore – ha ancora detto Gaetano D’Onofrio, sub commissario in materia sanitaria dell’Aou - si basa sul principio etico della compassione in cui, come nell’etimo latino, si è chiamati a condividere la sofferenza del nostro prossimo. Diventa, quindi, necessario mettere in campo tutte le strategie e le risorse per ridurre la sofferenza. Non a caso l’Azienda, oltre ad aver definito con questa inaugurazione un percorso completo della presa in carico del paziente con dolore cronico, ha attivato in un altro settore, come quello ostetrico, per il parto analgesia per le pazienti”.
 
 
 
Ettore Mautone

24 settembre 2015
© Riproduzione riservata

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