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HIV. Fa meno paura, ma i pazienti devono tornare a curarsi

Nel 1981 anni il mondo conobbe l’Aids e molta strada è stata fatta. E ora dopo la cura con 2 soli farmaci è in arrivo la “terapia lunga durata”. Il punto in un workshop a Napoli promosso dal Cotugno con il patrocinio della Società Italiana di Malattie infettive e tropicali

07 OTT - Era il 1981 quando faceva la sua comparsa in letteratura scientifica una sindrome che da lì a poco sarebbe esplosa e conosciuta a livello mondiale come Aids, soprannominata “la peste del 2000” perché all’epoca non lasciava scampo. Dopo circa 40 anni e circa 40 milioni di vittime, oggi l’infezione da HIV si può trattare anche con una terapia a base di 2 farmaci da assumere in un’unica compressa. E presto basterà un’iniezione intramuscolare ogni due mesi che migliorerà ulteriormente la condizione dei pazienti sieropositivi.
 

Lo affermano i massimi esperti riuniti in occasione del V Workshop Hot Topics in Infettivologia organizzato e promosso dall’Ospedale Cotugno con il patrocinio della SIMIT (Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali) in corso a Napoli all’Hotel Royal Continental fio all’8 ottobre. I vertici del Cotugno, eccellenza mondiale nell’infettivologia lanciano anche un appello ai pazienti perché tornino a curarsi. Anche se per un anno hanno occupato le copertine delle testate più prestigiose del mondo diventando un esempio nella lotta al Covid, in realtà hanno continuato a dedicarsi in silenzio alle tubercolosi, alle epatiti, alle encefaliti e all’HIV, che ampio spazio avranno nelle varie sessioni del workshop. Inoltre, hanno ulteriormente arricchito i servizi al paziente.
 
“Noi non ci siamo mai fermati con le altre patologie infettive – afferma Rodolfo Punzi, Direttore Dipartimento Malattie infettive e Urgenze Infettivologiche – il Covid ha reso necessaria una completa riorganizzazione delle risorse economiche ed umane; basti pensare che solo in Italia abbiamo avuto 4 milioni di casi e 120.000 decessi. Ma non abbiamo mai abbandonato le malattie infettive per le quali il nostro ospedale è da sempre un importante punto di riferimento. Dedicheremo spazio al Covid perché gli operatori sanitari devono essere aggiornati sulle più recenti acquisizioni in merito alla patogenesi, alla diagnosi, alle nuove possibili terapie fino ad una disamina dei possibili futuri scenari in termini di prevenzione. Ma parleremo anche di epatopatie acute e croniche, di tubercolosi, di meningiti, encefaliti, sepsi e ovviamente delle nuove terapie dell’HIV. Nonostante non abbia più l’aspetto terrorizzante di 40 anni fa, continua a mietere vittime; inoltre il Covid ha allontanato i pazienti sieropositivi che per paura del contagio si sono aggravati. Ora dobbiamo “recuperarli”, anche perché oggi i pazienti sieropositivi sono più anziani e spesso sono affetti da patologie legate all’età come quelle oncologiche, cardiovascolari, metaboliche. Per cui devono seguire varie terapie e in alcuni casi “devono” essere ospedalizzati. A loro rivolgo un appello: venite con tranquillità in ospedale perché sarete al sicuro. Al Cotugno abbiamo 4 divisioni Covid e 4 non Covid, dove sono ospitati anche i pazienti con HIV”.
 
 
Grazie alle terapie sempre più avanzate la tendenza oggi è anche quella di diminuire sempre più l’impatto farmacologico sul paziente, come afferma Elio Manzillo, Direttore U.O.C. Immunodeficienze e malattie dell’immigrazione: “Oggi disponiamo di ulteriori opzioni terapeutiche come la terapia a due farmaci o “dual combination” che non sostituisce quella a tre farmaci: l’efficacia infatti è la stessa, ma i principi attivi sono due. I pazienti sono selezionati in base alla possibilità effettiva di assegnare loro una terapia a due farmaci e lì dove è possibile siamo ben lieti di ridurre il carico farmacologico che impattano sull’organismo. Anche perché quelli in età avanzata presentano comorbidità spesso legate all’età, per cui dare un principio attivo in meno significa dare minore tossicità e creare meno interazioni farmacologiche. Inoltre, nel 2022 sarà disponibile la terapia long-acting, che prevede una somministrazione per via iniettiva una ogni 1-2 mesi. Tutto questo si ripercuote in modo positivo sulla qualità di vita del paziente che andrà molto meno in ospedale e contribuirà alla gestione della patologia in modo attivo e partecipativo: sarà lui stesso a contribuire alla riconquista di una qualità di vita sempre migliore in quanto non dovendo assumere quotidianamente farmaci in pillole potrà quasi “dimenticarsi” di avere l’HIV”.
 
 
“Quando a giugno 2020 avevamo concluso la separazione delle divisioni Covid da quelle dedicate alle altre malattie infettive – continua Vincenzo Sangiovanni, Direttore Uoc Infezioni sistemiche e dell’immunodepresso – giungevano pazienti in Aids conclamato, quindi in gravi condizioni cliniche, che avevano ritardato volontariamente l’accesso all’ospedale per paura del Covid. In altri casi invece non avevano ancora ricevuto una diagnosi, per cui si presentavano con una malattia avanzata, dal momento che non avevano ricevuto diagnosi né prime cure. Al Cotugno noi seguiamo 2500-2600 pazienti e annualmente arrivano 120-130 nuovi positivi che scoprono di essere malati dopo aver effettuato lo screening in forma anonima. I pazienti che invece arrivano con la malattia già conclamata (circa un 30% in più) sono soprattutto extracomunitari: in molti casi sono clandestini e senza documenti, non sono indirizzati da nessuno e quindi non possono attivare un day hospital. In totale quindi arriviamo a circa 200 nuovi pazienti ogni anno. Aggiungo che il Cotugno ‘regge’ gran parte delle patologie infettivologiche in Campania”.
 
Proprio per l’altissima specializzazione, il Cotugno offre una serie di servizi completi al paziente: “Al di à degli ambulatori 5 a giorni alla settimana – conferma Vincenzo Esposito, Direttore Uoc Immunodeficienze e malattie infettive di genere – abbiamo anche l’ambulatorio dedicato allo screening gratuito ed anonimo per l’HIV che si può effettuare 3 volte alla settimana. Il laboratorio di microbiologia funziona ininterrottamente 24 ore al giorno e diamo risposte immediate anche alle richieste provenienti da altre strutture regionali. Un altro servizio che offriamo ai pazienti del Cotugno, in particolar modo con riferimento all’HIV, è l’ospedalizzazione domiciliare, che permette al paziente di continuare le terapie a casa, seguito dai nostri specialisti. Inoltre per l’HIV il Cotugno offre un servizio di profilassi pre e post-esposizione; il primo è rivolto a coloro che percepiscono una condizione di rischio (partner sieropositivo non stabilmente virosoppresso, rapporti occasionali frequenti, sex workers etc…); il secondo è rivolto a chi ha occasionalmente presentato una condizione di rischio (rottura di profilattico in partner non noto o sieropositivo, puntura accidentale anche da rischio occupazionale etc…). Entrambi i servizi sono gratuiti. Inoltre abbiamo attivato un Centro vaccinale per pazienti fragili contro tutte le principali malattie infettive secondo le indicazioni del vigente piano vaccinale nazionale”.
 

07 ottobre 2021
© Riproduzione riservata

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