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Punti nascita. Pronto il piano per la riapertura a Borgo Val di Taro 

Continua il percorso della Regione per l’elaborazione di piani da presentare al ministero della Salute allo scopo di ottenere la deroga alla chiusura dei punti nascita. Donini. “Come per Alto Reno Terme, così sull'Appennino parmense vogliamo riaprire nella massima sicurezza e adeguatezza”. Tra personale, tecnologie e lavori, stimato un costo complessivo di 1,8 milionei di euro. Ora al lavoro su Castelnovo ne’ Monti e Pavullo.

02 LUG - Una realtà in grado di garantire l’assistenza alle gravidanze fisiologiche, a basso rischio, con un modello integrato tra il Presidio ospedaliero dell’Azienda Usl (ospedale di Fidenza) e dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria (ospedale Maggiore di Parma). Tutto nella massima sicurezza e adeguatezza. È questa l’idea alla base dell’analisi tecnico-organizzativa elaborata dal gruppo di lavoro interaziendale dell’Azienda Usl e Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma per l’ipotesi di riapertura del Punto nascita a Borgo Val di Taro, con una stima complessiva dei costi (tra personale, tecnologie e lavori) di 1 milione e 881mila euro.

Analisi illustrata oggi alla stampa, nella sede del Comune di Borgotaro, con l’assessore regionale alle Politiche per la salute Raffaele Donini, il sindaco Diego Rossi, la commissaria straordinaria dell’Azienda Usl di Parma Anna Maria Petrini, il direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, Massimo Fabi (collegato da remoto) e il presidente del Comitato di Distretto Valli Taro e Ceno, Davide Riccoboni.

“Questo studio, complesso e frutto del lavoro congiunto di Azienda Usl e Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma che ringrazio, ci consentirà di chiedere la deroga al ministero della Salute per la riapertura del Punto nascita di Borgo Val di Taro, come avevamo promesso. Anche qui vale quanto detto per Alto Reno Terme solo qualche giorno fa: pilastri irrinunciabili per prevedere il riavvio dell’attività sono la massima sicurezza e adeguatezza strutturale e professionale, in modo da garantire un’assistenza alla gravidanza qualificata. Con oggi - ha concluso l’assessore - aggiungiamo un altro tassello al percorso già avviato per l’Appennino bolognese, e che seguiremo anche per gli altri Punti nascita montani che vogliamo riaprire: Castelnovo ne’ Monti, nel reggiano, e Pavullo, nel modenese”.

Al Punto nascita di Borgo Val di Taro, secondo il piano elaborato da Regione e Asl, potranno essere assistite gravidanze fisiologiche con insorgenza spontanea di travaglio dalla 37esima alla 41esima settimana (+4 giorni) e dovranno comunque essere mantenuti i criteri clinici per l’individuazione dei casi che non possono essere assistiti: gravidanza a rischio, gravidanza gemellare, gravidanza pre-termine.

Dovranno, inoltre, essere attivati i protocolli previsti dal percorso per il trasporto assistito materno (STAM) per il trasferimento delle pazienti al centro di secondo livello in caso di rischio di nascita prematura o in presenza di patologie materne che necessitino di specifici interventi. Per ragioni di sicurezza non potranno essere seguiti i nati con varie criticità (dal peso alla nascita inferiore ai 2300 grammi a sospetta o accertata cardiopatia, o con malformazioni maggiori): per loro dovrà essere attivato il percorso STEN (servizio di trasporto emergenza neonatale).

Per quanto riguarda gli spazi, i locali dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Borgo Val di Taro non hanno subito modifiche strutturali rispetto alla situazione precedente la chiusura del Punto nascita. Nello specifico, il blocco parto situato al secondo piano del Corpo 4 è all’interno del reparto di Ginecologia e ha 2 sale travaglio/parto (per una è necessario completare l’allestimento delle attrezzature), 1 isola neonatale comunicante con entrambe le sale travaglio/parto e locali di supporto.

L’area di degenza, sullo stesso piano dell’edificio, è costituita da 6 stanze, con un totale di 12 posti letto. Complessivamente, l’area dedicata al Punto nascita e degenza è di 736 metri quadrati. In caso di necessità di utilizzo della sala operatoria, il blocco operatorio si trova allo stesso piano dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia.

Sono state valutate le tecnologie già presenti, per le quali occorre tuttavia prevedere un’implementazione. In base ai requisiti tecnologici richiesti dal Protocollo ministeriale, spiega la Regione, dovranno essere acquistati 1 lettino da rianimazione neonatale, 1 culla per trasporto neonatale, 1 incubatrice fissa, 1 lampada per fototerapia, 2 mastosuttori, 1 oftalmoscopio, 1 lampada scialitica, 1 lettino per il parto.

Un modello professionale integrato tra il Presidio ospedaliero dell’Azienda Usl (Ospedale di Fidenza) e dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria (Ospedale di Parma). Questo è quanto occorre realizzare, in base all’assetto della rete provinciale e degli standard strutturali e gestionali richiesti per la funzionalità del Punto nascita. “Solo l’integrazione e l’interscambiabilità consentirà il mantenimento delle competenze cliniche di tutti i professionisti, necessarie a garantire la sicurezza dell’assistenza al parto (soprattutto nei casi di emergenza/urgenza)”, chiarisce ancora la Regione.

È necessario comunque acquisire ulteriore personale per garantire i criteri di sicurezza previsti dalla normativa vigente (presenza 24 ore su 24 del neonatologo, ginecologo, ostetrica e operatrici socio-sanitarie) a cui si aggiunge la reperibilità ostetrico-ginecologica medica di 18 ore (14-20/20-8) per urgenze.

Per quanto riguarda il fabbisogno complessivo di risorse professionali, si stima un investimento necessario di circa 1.764.000 euro per garantire la presenza complessiva di 36 professionali sanitari, tra figure mediche e assistenziali.

Dall’analisi del modello organizzativo e degli standard da adottare, la stima dell’investimento è di 1 milione 881mila euro, ripartito tra personale (1 milione 763mila euro), tecnologie (108mila euro) e lavori tecnici (10mila euro).

02 luglio 2021
© Riproduzione riservata

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