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Reclutamento personale extra Ue. Da Opi e sindacati comparto contro la delibera regionale

Non si placano le polemiche sulla delibera 134/2022 sul reclutamento di professionisti sanitari da Paesi extra Ue. “Leggeremo titoli tradotti in italiano dall'Autorità diplomatica o consolare italiana, ma questo non basterà ad assicurare le competenze”, dicono gli Opi. E in merito alla carenza di personale i sindacati evidenziano: “Dobbiamo innanzitutto imparare a tenerci gli infermieri ben stretti, incentivandoli a restare”

17 FEB - Il reclutamento di personale straniero non è una novità per la sanità del Friuli Venezia Giulia. Era già accaduto nel 2004, quanto la Regione, di fronte alla necessità di reperire personale sanitario, aveva aperto le porte ai sanitari provenienti dall’Est Europa. Molti di quegli operatori si sono stabilizzati, si sono sposati e hanno continuato a vivere nel nostro Paese. Erano gli anni dove non c’era una pandemia in atto, ma comunque infermieri ed Oss scarseggiavano. “Ricordo bene quella esperienza e ancora oggi abbiamo operatori sanitari in servizio nei nostri ospedali. Chi aveva scritto quella legge regionale – ricorda Luciano Clarizia coordinatore dei quattro OPI FVG - lo aveva fatto sul presupposto che ci fosse stata l’iscrizione all’Albo, con le verifiche dei requisiti oltre che la verifica della lingua italiana".
 
"Dettaglio, se così vogliamo chiamarlo - prosegue il cooordinatore degli Opi del FVG - , che con la delibera regionale 134/2022 non è previsto perché si parla di reclutamento “urgente” e che, a nostro modo di vedere, proprio per questo particolare, avrà dei risvolti pericolosi per chi ha bisogno di assistenze e cure”, evidenzia Clarizia esprimendo perplessità sulla delibera della Regione che prevede la possibilità di impiego temporaneo di personale da Paesi extra Ue anche se privi di titolo riconosciuto dal Ministero.

Sul fronte sindacale scendono in campo le organizzazioni di Nursind, Fials e Cgil. “Nessuno nega che ci sia carenza di personale sanitario – puntualizzano Luca Petruz di Nursind, Fabio Pototschnig di Fials e Francesca Fratiann di Cgil – ma che non ci si venga a dire che è sempre responsabilità delle università perché, quando vediamo esodi di personale infermieristico che vogliono andare a lavorare nel settore privato o in altre regioni, che guarda caso non sono messe male come il FVG, allora siamo noi, o meglio è la Regione assieme alle aziende sanitarie, che hanno avuto scarsa attenzione per i nostri professionisti e non che il personale manca misteriosamente attribuendo colpe ad altri”.

Per il presidente degli Opi FVG e per le organizzazioni sindacali, la decretazione d'urgenza regionale volta a fornire una risposta alla grave carenza di personale, è una mossa senza precedenti. Questo perché nell’azione della Regione, che nel dettaglio, prevede l'impiego di professionisti sanitari non appartenenti all'Unione europea purché titolari di un permesso di soggiorno che consenta loro di svolgere attività lavorativa oppure che siano iscritti a un ordine o albo professionale dello Stato di provenienza, non c’è garanzia della competenza e professionalità di dei professionisti che arriveranno, nemmeno se i titoli sono tradotti in italiano con dichiarazione di valore rilasciata dall'Autorità diplomatica o consolare italiana.

“Il problema che si pone è che noi leggeremo titoli tradotti in italiano dall'Autorità diplomatica o consolare italiana presente nel paese dove è stato rilasciato il titolo – spiega Luciano Clarizia – e questo non basterà poiché non potremmo mai verificare preventivamente se quel soggetto con quel titolo è in grado di fare ciò che è scritto nel titolo stesso, così come noi non sapremo mai se quel soggetto comprende la nostra lingua e sa esprimersi in italiano. Ora come ora se si iscrive nel nostro Ordine tizio. con Laurea, master ecc. ecc. in Italia, noi conosciamo le università ed a volte anche i professori, stessi. Nel caso di un infermiere extra europeo, vi lascio immaginare…Ce le immaginiamo le conseguenze fra chi si lamenta per una richiesta di assistenza e cura e chi, magari, non capisce cosa sta dicendo il paziente o, peggio ancora, non ha mai somministrato quella terapia o effettuato quella manovra?”.

“Ed ancora, come pensare di affiancare i nostri infermieri ed Oss – considerano Nursind, Fials e Cgil – devastati da oltre due anni di emergenza sanitaria, con mancate ferie e riposi e con un sacco di ore straordinarie alle spalle, con altri infermieri ed Oss provenienti da ogni parte del mondo, abituati a lavorare in un modo totalmente diverso dal nostro e magari con difficoltà nel capirsi nelle cose più elementari? Dovremmo fermarci tutti e cominciare a rifletterci bene sulla bontà della delibera 134/2022. Per combattere la precarietà degli infermieri dobbiamo innanzitutto imparare a tenerceli ben stretti, incentivandoli a restare attraverso i dovuti riconoscimenti per ciò che svolgono con l’abolizione della esclusività di rapporto, con riconoscimenti economici, incentivi per le zone più sfavorevoli, con attenzioni particolari per le lavoratrici donne affinché possano finalmente conciliare il lavoro con la famiglia, e molto altro ancora attraverso dei tavoli con le OO.SS.. Molte sono le cose che avremmo potuto fare e che, in questi anni, non sono state fatte. E solamente dopo tutto questo, togliere il numero chiuso alle università, altrimenti rischieremo di laureare infermieri nelle nostre università che andranno a lavorare in Francia piuttosto che in Germania o in Inghilterra, mentre noi importiamo personale sanitario dai paesi extra europei”.

Intanto le OO.SS. e Ordini si stanno muovendo per chiedere un incontro urgente con i vertici regionali e con la Direzione Salute, sperando che nel frattempo i contagi possano diminuire e rientrare in qualche modo dallo stato di emergenza, così da consentire di sospendere la delibera 134/2022 e tornare alle proposte di sindacati e Ordini.

Endrius Salvalaggio

17 febbraio 2022
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