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La denuncia dello SMI: “Dalla Regione un progetto per mettere alla porta i medici convenzionati”

Il Sindacato Medici Italiani punta il dito contro la riorganizzazione del servizio che sta “mettendo alla porta il medico 118 convenzionato con il SSN. Stiamo assistendo solo a un’operazione di smantellamento di un servizio di qualità, fatta sulla pelle del cittadino”.

29 SET - Lo Smi (Sindacato Medici Italiani) propone di predisporre con urgenza un tavolo tecnico nazionale per l’Emergenza Sanitaria Territoriale (Est) convenzionata. Per il sindacato è strategico riconoscere il ruolo di questo segmento fondamentale dell’assistenza, parte integrante del sistema di emergenza h24, sia per la tenuta complessiva del sistema, sia per rispondere adeguatamente ai bisogni di salute del cittadino.

“Lo Smi ha segnalato più volte al Ministro della salute e alle Regioni  - denuncia Fabiola Fini responsabile nazionale Emergenza Convenzionata – la grave esclusione  dell’emergenza sanitaria territoriale dalla legge Balduzzi. Non a caso, l’11 Aprile 2014 all’apertura delle trattative per il rinnovo dell’ACN della medicina generale, nella bozza presentata dalla SISAC, l’emergenza non era neppure citata, nonostante le proteste dello Smi”.
Dura la denuncia di Fini che segnala come “Sia per la solita scorciatoia dei tagli, sia per un gap culturale, la Politica ancora una volta non ha voluto rispondere ai reali bisogni del territorio e le ricadute a livello regionale sono evidenti”. E sulla demedicalizzazione dell’aeroporto di Bologna afferma “Non ha senso, per esempio, togliere il medico dall’aeroporto Marconi di Bologna, per una logica di risparmio, mettendo al suo posto un infermiere. Questa operazione è stata definita come una razionalizzazione del sistema, ma in realtà abbiamo assistito solo a un’operazione di smantellamento di un servizio di qualità, fatta sulla pelle del cittadino”.

Domenico Montalbano vice segretario SMI Friuli Venezia Giulia, sottolinea come, “il piano di riorganizzazione dell’emergenza sanitaria territoriale, proposto nel mese di agosto di quest’anno, dalla regione  Friuli Venezia Giulia, stia mettendo alla porta il medico 118 convenzionato con il SSN”.
“Il nuovo piano regionale – spiega - dovrebbe assegnare l’intervento di soccorso medicalizzato al dirigente di una struttura del dipartimento di emergenza, cui afferisce la postazione di auto medica, fornendo alla Centrale Operativa 118, consulenze per competenze territoriali. Una logica nel progetto c’è, ed è quella che tenta di impedire nel Friuli Venezia Giulia la chiusura dei piccoli ospedali di rete, e quindi dei relativi pronto soccorso. Il che, come è evidente, garantisce un’ottima rendita politica ai partiti, che non dovranno affrontare le ire di un elettorato che si ritroverebbe senza ospedale. In tutta Italia il processo si chiama di deospedalizzazione, qui, più correttamente, si legge ospedalizzazione”.

Si chiede poi se “il modello Serracchiani è esportabile e quindi sono a rischio tutti i 4mila professionisti del settore che operano in tutta Italia? Con tutto quello che ne consegue sia sul piano umano, familiare e professionale. Ma anche per la tenuta stessa del 118, visto che sono medici che operano da anni nell’emergenza-urgenza e che sono prova tangibile di un sistema che funziona”. 

29 settembre 2015
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