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Infermieri. Giglio (Opi Udine): “Negli Atenei 250 persone in formazione, ma ne servirebbero 350”

L’allarme in considerazione della mancanza di personale nelle strutture sanitarie pubbliche, dovuto anche al forte richiamo delle case di riposo e delle strutture private, dove l’ingresso nel mondo del lavoro per i neo laureati risulta più facile. Ma, denuncia Giglio, le carenze nell’area didattica e le difficoltà legate alle sedi di tirocinio e all’individuazione dei tutto rendono, di fatto, “insostenibile un aumento degli iscritti da parte degli Atenei”.

02 OTT - “Il numero di infermieri formati ogni triennio in FVG è inferiore alle reali necessità del territorio. Il numero complessivo di studenti in scienze infermieristiche ammonta a 250 iscritti anche se ce ne vorrebbero almeno complessivamente 350 unità anche se per carenze del tutto oggettive, un aumento di iscrizioni non sarebbe sostenibile da parte degli atenei". A dircelo è Stefano Giglio Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della provincia di Udine. Per superare questa carenza di almeno 100 unità bisognerebbe aumentare il numero degli iscritti nelle Università di Udine e di Pordenone: tuttavia dopo un tavolo di confronto fra Ordine degli infermieri, Regione e le stesse Università è merso che, qualora si decidesse di inserire nuovi posti di formazione, si esporrebbero le sedi stesse sedi universitarie a delle criticità.  

“Pensare di aumentare l’offerta formativa– spiega Giglio - nelle due sedi universitarie della nostra regione, comporterebbe un appesantimento del corso di laurea, che non risulta sostenibile proprio per le carenze di aree didattiche. Ma oltre a queste insufficienze di offerta didattica, c’è la difficoltà legata alle sedi di tirocinio all’interno degli ospedali dove a mancare, stavolta, sono un numero adeguato di tutor”.

Sul punto è lo stesso Ordine di Udine a chiarire che la carenze di infermieri è trasversale e che sta coinvolgendo Case di Riposo e Ospedali, oltre ad essere subissato di richieste di personale da parte di strutture sanitarie e di cooperative di servizi.  “Solo nella provincia di Udine mancano oltre 100 infermieri e se fosse accolta questa mia richiesta – ragiona il Presidente - è chiaro che si farebbe un salto di paradigma che punta su una diversa qualità sia di formazione che sul servizio ai malati”.  

Dal mese prossimo e dalla prossima primavera, nelle due università si immatricoleranno circa 120 infermieri. Una volta laureati, eseguito il tirocinio ed iscritti presso gli ordini, gli infermieri verranno quasi tutti assorbiti fra Case di Riposo e strutture private, per il fatto che questi due ambiti hanno la possibilità di assumere in forma diretta, senza passare per i concorsi, i cui tempi di realizzazione non sono sempre immediati rispetto alle esigenze dei lauerati.

“Normalmente un infermiere inizia la sua carriera lavorativa presso una struttura non pubblica, proprio perché risulta essere più veloce - spiega Giglio - che solo dopo avere fatto un po’ di esperienza in queste strutture private, il personale infermieristico migra nelle strutture pubbliche tramite concorso pubblico, che nel frattempo le pubbliche amministrazioni riescono a bandire. E’ questo continuo turnover che fa sì che una fra le strutture che più soffrono di carenza di personale siano le Case di Riposo”.  

Queste sono le problematiche che stanno affrontando, a livello regionale, gli Ordini delle professioni infermieristiche. La speranza, in un nuovo modello organizzativo, in vista anche alla nuova riorganizzazione sanitaria regionale, prevista dal prossimo gennaio, è contenuta nel nuovo documento che gli stessi 4 ordini stanno inviando alla Regione proprio in queste settimane.  

Endrius Salvalaggio

02 ottobre 2019
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