Tumori urologici. Primari scrivono a Riccardi: “Le persone muoiono in lista d’attesa”

Tumori urologici. Primari scrivono a Riccardi: “Le persone muoiono in lista d’attesa”

Tumori urologici. Primari scrivono a Riccardi: “Le persone muoiono in lista d’attesa”
Gli otto primari dei reparti di Urologia delle tre Aziende sanitarie del Friuli Venezia Giulia accendono i riflettori sulle patologie ancora oggi trascurate a causa dell’emergenza Covid. “Ci troveremo nel giro di 2-3 anni ad osservare pazienti il cui ritardo diagnostico ha condotto ad una perdita dell’organo (vescica) o a quella della vita”, avvisano. La questione approda in Parlamento con un'interrogazione a Speranza a firma della senatrice Laura Stabile. L’INTERROGAZIONE

Il Covid uccide, ma anche le altre patologie trascurate in questi lunghi mesi rischiano di lasciare un bilancio di vittime altissimo. La preoccupazione dei medici aumenta e ha indotto gli otto primari dei reparti di Urologia delle tre Aziende sanitarie del Friuli Venezia Giulia a scrivere una lettera al vice governatore e assessore alla salute Riccardo Riccardi, sollevando la questione delle liste di attesa su malati oncologici.  

“Pur rendendosi conto del momento così critico – si legge nella lettera – per tutta la sanità regionale e pur consapevoli che le esigenze assistenziali per i pazienti COVID, che stanno assorbendo gran parte delle risorse, si segnalano alcuni dati importanti con riferimento alle patologie oncologiche urologiche e con particolare riguardo alle neoplasie uroteliali (alte vie escretrici e vescica), in quanto se non si interverrà con tempestività, essi impattano ed impatteranno sulla salute di molti corregionali nei prossimi anni a venire”.
 
Una lettera molto chiara quella degli urologi, che ribadiscono senza mezze misure: “Ci troveremo nel giro di 2-3 anni ad osservare pazienti, il cui ritardo diagnostico ha condotto ad una perdita dell’organo (vescica) o a quella della vita. Per non parlare di situazioni come il tumore del rene o la patologia calcolotica, che viene considerata benigna ma, nei casi complessi, rappresenta un rischio per l’organo (rene) e talvolta per la vita, non trascurabile e che al momento risulta completamente sospesa da ogni trattamento in elezione”.

Il grido di allarme dei primari di Urologia è stato raccolto dai gruppi di opposizione, con i consiglieri regionali Simona Liguori (Cittadini), Nicola Conficoni, Mariagrazia Santoro e Roberto Cosolini (Pd), Andrea Ussai (M5S), Giampaolo Bidoli e Massimo Moretuzzo (Patto per l'Autonomia), Furio Honsell e Walter Zalukar (Gruppo Misto), componenti della III Commissione permanente, che hanno chiesto una convocazione urgente dell'organo interno del Consiglio Regionale per procedere all'audizione dei direttori della struttura di Urologia delle Aziende sanitarie regionali.

“Quel che sta mancando nella nostra sanità – spiega il consigliere Walter Zalukar, ex primario del pronto soccorso dell’ospedale Cattinara, che si fa portavoce –  è che con le sale operatorie decimate da lungo tempo, non si sta dando la giusta priorità a certi tipi di pazienti. Sforare significativamente i tempi di attesa, anche per i malati oncologici, è gravissimo. Con queste grosse carenze si sta smantellando quello per cui i camici bianchi si sono battuti per anni e cioè il trattamento precoce dei tumori”.

“Gli urologi – dice il consigliere del gruppo misto – fanno riferimento alle conseguenze del differimento terapeutico che, in un numero significativo dei casi, qualora dovesse superare i 2 mesi, determinerebbe un peggioramento della prognosi. Un grido di allarme che non può e non deve essere ignorato, meritevole di un passaggio urgente in sede di Commissione”.

La questione è approdata anche in Parlamento dove la senatrice Laura Stabile, già primario della Medicina d’Urgenza all’ospedale di Cattinara, ha indirizzato un’interrogazione al Ministro della Salute, Roberto Speranza in cui rimarca che il ritardo di cura dei tumori urologici va ben oltre i 30 giorni indicati dalla normativa specifica, ma la reale entità del fenomeno non è nota. “Infatti, in Friuli Venezia Giulia mancano, da almeno tre anni, i dati ufficiali in merito alle liste di attesa – sottolinea la senatrice Stabile – nonostante la stessa legge regionale ne prescriva l’evidenza pubblica con relazione annuale e monitoraggi trimestrali”.

Endrius Salvalaggio


 


Endrius Salvalaggio

11 Maggio 2021

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