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Il retroscena: la Ragioneria aveva bocciato la proroga poi l’ok di Giorgetti sblocca l’impasse

di Luciano Fassari

29 MAR -

Non è filato tutto liscio oggi in Conferenza Stato-Regioni sulla proroga del Dm Tariffe al 1° gennaio 2025. Arrivati infatti in riunione è arrivata la doccia gelata: dalla Ragioneria dello Stato il parere era negativo. In una lunga relazione (vedi allegato) a firma del Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta la proroga dei nomenclatori di specialistica ambulatoriale e protesica veniva smontata punto per punto: “Si evidenzia che la nuova proposta di proroga nell’entrata in vigore del DM in oggetto, già rinviata di tre mesi con DM 31/12/2023 per motivazioni tecniche, determina un ulteriore ritardo dei tempi previsti per l’entrata in vigore completa delle prestazioni previste dal dPCM 12 gennaio 2017 di “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA)”, incidendo sulla possibilità di garantire un’erogazione uniforme delle prestazioni entrate nei LEA dal 2017 in tutto il territorio nazionale, permanendo quindi le differenze erogative tra regioni”.

Ma non solo la Ragioneria ricordava anche dal 2017 per l’aggiornamento delle tariffe sono stati assegnati alle regioni 3,4 miliardi di euro e che “in mancanza di provvedimenti attuativi sono stati comunque utilizzati dalle regioni per coprire altre occorrenze della spesa sanitaria e soprattutto inefficienze/squilibri dei loro servizi sanitari” e rimarca la Ragioneria: “Forse questo è il principale motivo per la richiesta di proroga da parte regionale”.

Per questo motivo la Ragioneria chiedeva “al Ministero della salute, in occasione del riparto delle disponibilità finanziarie del SSN per l’anno 2024, e per i successivi anni, di rendere indisponibili le risorse preordinate all’entrata in vigore delle nuove tariffe e quelle per l’aggiornamento dei LEA, pari a 631 milioni di euro per l’anno 2024 e a 781 milioni di euro a decorrere dal 2025 fino all’effettivo utilizzo delle risorse per le finalità indicate dalle norme”.

Infine, nel parere la Ragioneria aveva anche da ridire sulle motivazioni della proroga: “La richiesta pervenuta di spostamento dell’entrata in vigore del DM 23/06/2023 di 9 mesi è motivata da un generico richiamo a richieste regionali raggiunte all’unanimità non puntualmente specificate”. E ancora: “Qualora le problematiche alla base della richiesta di differimento fossero determinate da richieste pervenute da associazioni di categoria che lamenterebbero valutazioni difformi su talune tariffe in relazione, in particolare, ai laboratori analisi che non si sono efficientati negli anni, si rappresenta che, si potrebbe valutare insieme al Ministero della salute di costituire una task force all’uopo destinata”.

Letta questa sonora bocciatura è partita una girandola di contatti tra Regioni, Salute e Mef per sbloccare lo stallo. All’inizio si è paventata una mini-proroga fino al 15 aprile per prendere tempo poi alla fine il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti (pressato dal Presidente delle Regioni, Massimiliano Fedriga e dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci) ha dato il suo avallo politico scavalcando in questo modo il parere negativo della Ragioneria.


Un assenso politico che ha sbloccato l’impasse e ha portato all’intesa sulla proroga al 1° gennaio 2025. Ora il provvedimento deve però passare da Consiglio di Stato e Corte dei conti per i consueti controlli, con tutte le incognite del caso.

 

Luciano Fassari



29 marzo 2024
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