Le Regioni hanno espresso alcune osservazioni sullo schema di decreto legislativo approvato in via preliminare dal Governo il 28 marzo 2025, che introduce una riforma radicale delle modalità di accesso ai corsi di laurea in Medicina, Odontoiatria e Medicina Veterinaria. Al centro della proposta c’è il superamento dell’attuale test d’ingresso a favore di un sistema basato su un “semestre filtro”, durante il quale gli studenti saranno valutati sulla base del conseguimento di tutti i CFU previsti per essere ammessi al secondo semestre.
Corsi triennali a rischio sovraccarico. Le Regioni condividono l’obiettivo di superare le criticità del test d’ingresso, ma segnalano rischi concreti legati alla sostenibilità del nuovo sistema. Uno dei nodi principali riguarda la possibilità, per gli studenti non ammessi al secondo semestre, di proseguire in sovrannumero in corsi di area biomedica, sanitaria, farmaceutica o veterinaria indicati come “seconda scelta”. Secondo le Regioni, questo potrebbe provocare un afflusso incontrollato nei corsi di laurea triennali delle professioni sanitarie, come Infermieristica o Fisioterapia, il cui accesso è oggi regolato da programmazione nazionale sulla base del fabbisogno formativo definito annualmente congiuntamente da Governo, Regioni e Università.
"Si deve preservare, non solo la sostenibilità dello stesso nuovo sistema per gli Atenei e la qualità dell’offerta formativa erogata agli studenti, ma anche la sostenibilità dei corsi di laurea triennali delle professioni sanitarie in quanto è prevedibile che un contingente sostanzioso di studenti che non saranno ammessi al secondo semestre dei corsi di laurea magistrale a ciclo unico avranno optato, come seconda scelta, per l’accesso in sovrannumero ad un corso di laurea in altre professioni sanitarie", scrivono le Regioni.
"Un accesso di studenti in sovrannumero ai predetti corsi di laurea triennale, non coerente e non rispettoso del fabbisogno formativo espresso dalle singole Regioni, potrebbe generare effetti distorsivi nei confronti dei sistemi regionali e dei Servizi sanitari regionali che per mantenere la loro efficacia ed efficienza devono poter contare su di una programmazione certa alla quale far corrispondere la messa a disposizione di risorse, anche finanziarie, coerenti e sostenibili".
Preoccupazioni per la qualità e l’equità dell’accesso. Un altro punto critico evidenziato riguarda il possibile “sorpasso” degli studenti sovrannumerari su quelli che hanno superato l’accesso ordinario nei corsi triennali, generando iniquità nel sistema. Le Regioni chiedono che ogni eventuale posto vacante sia prioritariamente assegnato a chi figura in graduatoria e che vengano individuati meccanismi aggiuntivi per gestire il passaggio degli studenti dal semestre filtro, con adattamenti didattici compatibili.
Incompatibilità tra obiettivi formativi. Il decreto prevede che il Ministero dell’Università individui insegnamenti comuni tra le diverse classi di laurea interessate. Tuttavia, secondo le Regioni, i corsi di laurea triennali delle professioni sanitarie hanno obiettivi formativi specifici, fortemente professionalizzanti e difficilmente armonizzabili con quelli dei corsi magistrali a ciclo unico. L’imposizione di percorsi comuni potrebbe compromettere l'efficacia della formazione e alterare l’organizzazione dei tirocini.
Alla luce delle molte criticità emerse, le Regioni chiedono che il sistema di accesso ai corsi triennali delle professioni sanitarie resti stabile e separato, in modo da garantire agli studenti realmente motivati una formazione coerente con le proprie aspirazioni e assicurare ai servizi sanitari regionali le competenze necessarie. Infine, viene ribadita la natura sperimentale della riforma e l’importanza di un attento monitoraggio degli esiti, per consentire eventuali correttivi tempestivi.
G.R.