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Camerae Sanitatis 2025. Intervista a Ugo Cappellacci (FI): “Sanità da riformare, ma necessaria una manutenzione del Titolo V”

di E.M.

Il presidente della Commissione Affari Sociali della Camera traccia un bilancio dei due anni di attività, evidenziando i risultati ottenuti e la necessità di proseguire il percorso di riforma del Ssn. Urgente superare la frammentazione del sistema, per questo ammette la necessità di una “manutenzione” del Titolo V. Infine, riconosce la centralità del settore farmaceutico come leva strategica per la salute e lo sviluppo economico, ribadendo l’impegno del Governo verso una legislazione più moderna e integrata

04 GIU -

Due anni intensi e densi di attività, con oltre 700 sedute e 300 ore di lavoro complessivo. Ma soprattutto, due anni all’insegna delle riforme per garantire un Servizio sanitario nazionale più moderno e vicino ai cittadini. È il bilancio che traccia Ugo Cappellacci, Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera che a Camerae Sanitatis, storico format editoriale multimediale promosso da Quotidiano Sanità con il coinvolgimento dei parlamentari italiani - ha fatto il punto sulle principali conquiste legislative e sulle sfide che ancora attendono la sanità italiana.

Nonostante sia un autonomista convinto, per il Presidente Cappellacci serve un “ombrello” nazionale che nel rispetto delle autonomie delle Regioni garantisca equità e uniformità nelle cure, soprattutto su temi strategici come la salute. “Necessario che si dia la possibilità al Governo e quindi all‘ambito nazionale di dettare delle linee e di accelerare i processi” ha detto.

Riforma del Ssn e provvedimenti chiave

Il nostro è un Servizio sanitario d’eccellenza riconosciuto a livello internazionale, ha sottolineato Cappellacci “ma è un sistema ormai datato che necessita di riforme”. Eco perché la Commissione Affari Sociali ha da subito posto al centro della sua attività la riforma del Ssn per garantire qualità, sostenibilità e risposte adeguate alle nuove esigenze della popolazione.

Tra i provvedimenti più significativi spiccano due interventi strategici: il decreto “bollette”, che ha previsto misure per far fronte agli incrementi dei costi energetici negli ospedali e nei presidi sanitari, e l’ultimo intervento sulle liste d’attesa, definito da Cappellacci un tema caldo che richiedeva un’azione “decisa e radicale”.

Ma il presidente della Commissione rivendica anche l’orgoglio per leggi approvate con ampio consenso, superando le divisioni politiche e mettendo al centro l’interesse dei cittadini. “La legge sull’oblio oncologico – spiega – è stata una vera e propria norma di civiltà, attesa da anni, che restituisce dignità a chi ha già sofferto per una malattia come il cancro e che poi si trovava a dover superare ulteriori ostacoli burocratici e sociali”.
Un altro risultato di rilievo è la legge sugli screening in età pediatrica per diabete e celiachia: “È stata citata come eccellenza mondiale da Science – ricorda Cappellacci – e dimostra come la nostra sanità possa davvero essere all’avanguardia, quando c’è condivisione e visione strategica”.

Liste d’attesa e Ddl Prestazioni sanitarie: una svolta strutturale
Le liste d’attesa restano una delle questioni più urgenti. Il presidente della Commissione difende le azioni messe in campo per arginare il fenomeno dei lunghi tempi di attesa: “Una riforma che interviene in modo strutturale e innovativo, spesso sottovalutata o strumentalizzata”. “Si tratta – chiarisce – di un provvedimento che offre un ‘cruscotto di comando’ con dati certi e ufficiali. Fino ad oggi le criticità erano note solo attraverso notizie frammentarie o isolate. Con questa riforma potremo avere dati reali e intervenire in modo mirato, assegnando risorse dove servono davvero”.

Nonostante le iniziali resistenze da parte delle Regioni, in particolare sui poteri sostitutivi del Governo, “si è trovata una sintesi – aggiunge Cappellacci – e ora siamo in dirittura d’arrivo”. Inoltre, il percorso emendativo al Ddl prestazioni sanitarie è in corso e ”permetterà ulteriori miglioramenti, ma la direzione è ormai tracciata: un sistema più trasparente e capace di garantire le prestazioni necessarie”.

E poi i dati dell’Istat, che parlano di 6 milioni di italiani costretti a rinunciare a prestazioni sanitarie a causa dei tempi di attesa, confermano l’urgenza di questa riforma. Cappellacci cita i primi risultati positivi nelle Regioni che hanno già attuato le nuove norme: “Nel Lazio le visite urgenti sono passate da una media di 42 a 9 giorni; in Piemonte, in un solo mese, sono state recuperate 25mila visite mai disdette. Sono risultati che dimostrano come anche piccoli accorgimenti possano fare la differenza tra un sistema che funziona e uno che non funziona”.

Pandemia, governance e autonomia
Sul fronte internazionale, Cappellacci interviene sul recente voto di astensione dell’Italia sull’accordo pandemico dell’Oms: “L’Italia ha comunque adottato un piano pandemico nazionale, restituendo al Parlamento le competenze e superando la gestione per Dpcm che abbiamo vissuto durante la pandemia da Covid-19”.
Per Cappellacci è fondamentale trovare un equilibrio tra la necessità di cooperazione internazionale e la tutela della sovranità nazionale, soprattutto quando si parla di dati sensibili e libertà individuali: “Siamo comunque convinti che nel proseguo della interlocuzione si arriverà a delle sintesi soddisfacenti. Ma non siamo disponibili ad accettare sic et simpliciter”.

E sul ruolo delle Regioni e l’equilibrio tra autonomie e competenze centrali, Cappellacci non esita: “Provengo da una Regione a Statuto speciale. Sono un convinto autonomista, ma la sanità è un settore dove serve un coordinamento più forte”. Abbiamo 21 sistemi sanitari regionali e serve un “ombrello” nazionale che nel rispetto delle autonomie delle Regioni garantisca equità e uniformità nelle cure. Soprattutto su temi strategici come la salute “è necessario che si dia la possibilità al Governo e quindi all’ambito nazionale di dettare delle linee e di accelerare i processi”.

E forse, ha aggiunto, un po’ di “manutenzione al Titolo V della Costituzione non guasterebbe”.

Farmaceutica: un settore trainante da valorizzare
La farmaceutica italiana, sempre più protagonista nelle esportazioni e nella ricerca, rappresenta una leva fondamentale per la sanità e l’economia del Paese. “La farmaceutica non è solo un settore strategico per la salute, ma anche un motore di sviluppo e un contributo importante al PIL del Paese. È un comparto che possiamo definire il fiore all’occhiello dell’Italia – afferma Cappellacci – e merita di essere sostenuto e valorizzato ulteriormente”.

L’attenzione è rivolta in particolare alla semplificazione normativa e alla spinta verso l’innovazione: “Il Governo, come annunciato dal sottosegretario Gemmato, sta lavorando a un Testo Unico sulla legislazione farmaceutica, che è ormai datata e ha bisogno di essere sistematizzata. E poi bisogna superare la logica a silos e offrire maggiori garanzie a chi investe in innovazione”.




Ester Maragò

04 giugno 2025
© Riproduzione riservata

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