È stato presentato durante la conferenza stampa a margine del Congresso di Neuroscienze lo “Studio dei meccanismi neuropsicologici sottesi alla tossicodipendenza con utilizzo di tecniche avanzate di Risonanza magnetica ad alto campo”, realizzato dall'Unità Operativa di Neuroscienze del Dipartimento dipendenze dell'Ulss 20 di Verona, in collaborazione con il servizio di Neuroradiologia dell'Ospedale di Borgo Trento.
I risultati degli studi effettuati su 40 giovani, consumatori di cannabis, a risonanza magnetica hanno messo in evidenza che il consumo di cannabis distrugge i neuroni e riduce lo spessore della corteccia cerebrale.
L'obiettivo di questi studi è stato quello di acquisire importanti informazioni sui meccanismi fisiopatologici della tossicodipendenza ed arrivare così a realizzare percorsi diagnostici mirati e più efficaci. Un approfondimento ed un orientamento verso le neuroscienze, nel campo delle tossicodipendenze, quindi con lo scopo di aiutare l'operatore sanitario nel quotidiano rapporto con i pazienti. Sapere cosa succede durante lo scatenamento del craving e quali funzioni cerebrali vengano coinvolte e alterate aumento infatti il grado di autocoscienza sia nel paziente che nel terapeuta, alla base di una più corretta ed efficace gestione del problema.
“Grazie alle moderne tecniche di neuroimmagine, attraverso apparecchi di risonanza magnetica ad alto campo – ha spiegato Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga – è stato infatti possibile descrivere come l’uso di droghe sia associato anche ad un’anomala organizzazione funzionale del cervello”.