Ecco tutti gli interventi della due giorni napoletana

Ecco tutti gli interventi della due giorni napoletana

Ecco tutti gli interventi della due giorni napoletana
Tutti gli interventi del summit
 
Enrico Coscioni
Consigliere per la Sanità del governatore Vincenzo De Luca
Coscioni ha ricordato come il dato della spesa per la migrazione sanitaria sia ormai un dato strutturale che incide per circa 300 milioni annui. “Fondi che equivalgono al finanziamento di un grande ospedale di circa 1000 posti letto sottratto alla rete ospedaliera campana. Isoldi che noi paghiamo potremmo reinvestirli sul territorio campano migliorando servizi e assistenza”. Dito puntato sul riordino della rete ospedaliera rimasto a metà del guado e sugli atti aziendali che ridefiniscono gli standard di personale ancora da implementare. “Il primo nodo da sciogliere – ha ricordato Coscioni – riguarda le reti dell’emergenza tempo dipendenti sulle quali non c’è migrazione che tenga e su cui si misureranno le prime misure messe in campo dalla struttura commissariale da alcune settimane al lavoro. “Le lunghe attese, le difficoltà legate ai nuovi turni leggeri del personale e allo stop agli straordinari, le carenze dei filtri territoriali creano i presupposti di un enorme iperafflusso nei pronto soccorso alimentato anche da accessi dei cittadini con mezzi propri (per il 75%) alimentando le prestazioni inappropriate per codici verdi e bianchi, lo spreco di risorse, l’occupazione di posti letto e il fenomeno delle barelle in corsia”.  Accordi di confine sulle attività di eccellenza come quello del Santobono con la Basilicata, il piano ospedaliero e il riordino del teritorio il tridente che la nuova amministrazione campana intende mettere in campo per vincere la sfida del riordino della sanità campana.
 
“Non chiudiamo nessun ospedale – ha detto Coscioni – all’ospedale del Mare andranno non solo le emergenze ma anche le specialità. Prima tutto il blocco radiologia e radioterapia con macchinari in via di collaudo. Sarà potenziata la rete viaria, c’è un’intesa con la Cumana per una nuova fermata di fronte all’ospedale. Fatto ciò il allestiremo un pronto soccorso degno di questo nome con le attività più pregnanti. Faremo i concorsi per i primari delle varie strutture e sceglieremo il personale con la mobilità sull’area  di Napoli  e con la mobilità interregionale che hanno la precedenza. Dalle 1200 assunzioni sbloccate nel 2015 300 o 400 andranno all’ospedale del Mare”. Coscioni lascia intravedere la possibilità di istituire tetti rispetto alla mobilità passiva. “Il compito nostro e di tutti i cittadini della Campania è ricostruire una credibilità che negli anni si è persa. Avevamo fatto sprechi per questo siamo commissariati. Non ce’era stata una gestione oculata.  Spendevamo 300 mln per la libera professione intramoenia e la legge 161 è manna dal cielo per dire basta a 100 – 150 ore di straordinario al mese. Servono 8 10 anni per recuperare la desertificazione delle corsie. Entro ottobre occorre arrivare ai concorsi. La partita altrimenti sarà persa.
 
Joseph Polimeni
Commissario ad acta Regione Campania
E’ poi intervenuto per i saluti il commissario per la Sanità campana Joseph Polimeni che ha accesso i riflettori sulla riorganizzazione dei percorsi per intensità di cura per disegnare una rete che integri l’offerta sanitaria e dica addio un’architettura assistenziale basata su unità operativa monospecialistiche che non reggono più. Un esempio? Ostetricia e ginecologia. “Unico esame all’Università e unico primariato ma profondamente diversi sul piano assistenziale da riassumere in un unicum che comprenda anche la neonatologia così da ottimizzare i tempi di utilizzo del personale e delle sale operatorie.  Polimeni è convinto cheoccorre metodo e una programmazione di lungo periodo non solo sull’aspetto strutturale della rete ospedaliera, ma anche sull’aspetto qualitativo e della riorganizzazione del personale con una riprogrammazione delle attività in accreditamento, delle liste di attesa e del budget per i convenzionati: tutte questioni di cui si sta già occupando l‘organizzazione commissariale della Campania.
 
 
Giuseppe Rosato
Federsanità Anci Campania
Il tema proposto da Giuseppe Rosato – presidente di Federsanità Anci Campania – è quello delle reti cliniche specialistiche che “vivono un momento di grande impatto e che, per soddisfare le esigenze dei cittadini, hanno bisogno di strutture e di grande capacità organizzativa”. La riduzione della mobilitàpassiva si può ottenere solo se si investe sulle eccellenze: “Parliamo di circa 300 milioni all'anno che regaliamo alle aziende di altre regioni”.
 
Reti integrate tra i servizi ospedalieri e il territorio, adeguamenti del personale che rispondano agli standard del decreto 70 del 2015, la riprogrammazione della rete ospedaliera  i principali cantieri aperti della sanità campana per inseguire la qualità, la multidisciplinarietà, e attuare le principali reti cliniche specialistiche capaci di soddisfare i bisogni. Dito puntato anche sulle strutture alberghiere e le capacità organizzativa. Qui il faro resta il Piano ospedaliero rimasto a metà del guado (decreto 49 del 2010) e con esso la risposta all’emergenza e le reti tempo-dipendenti (ictus, infarto, trauma), gli ospedali di eccellenza su scala provinciale, il modello Hub e Spoke, ma anche la rete intraospedaliera e quella ospedale-tertitorio per organizzare una Sanità che porti ad abbattere le in appropriatezze, che garantisca la continuità assistenziale, la dimissione protetta, l’assistenza domiciliare, la  lungodegenza e la riabilitazione. “La mancanza o la riduzione delle risorse – ha concluso Rosato – non sono più un alibi per ridurre i diritti dei cittadini”. Prioritaria la lotta alle antieconomicità dove le barelle al pronto soccorso sono la spia terminale di tutti i problemi della in appropriatezza di sistema. 
 
Guglielmo Trovato
Federsanità Anci Campania
Si torna al tema dei migranti. Un tema che vede coinvolta tutta l’Italia allargando l’ottica alla medicina trnansfrontaliera. “La migrazione tra Avellino e Napoli potrebbe avere le stesse caratteristiche di quella tra la Campania e altri paesi extraeuropei laddove i tempi di viaggio sono ormai di poche ore di aereo. I concetti chiave sono la rete di formazione dei medici, che bisogna sappiano far bene il proprio lavoro, e le risorse limitate. “Servono alte professionalità, selezionate e qualificare ma allo stato è difficile avere un feedback. Il Piano esiti dell’Agenas ci dà una bussola ma bisogna anche allargare l’orizzonte all’Oncologia e alle malattie degenerative, alla prevenzione e all’ambiente. “Tornare insomma all’origine del summit che era di aprirci per fare di un incontro professionale e scientifico, un’opportunità di pacificazione nell’ambito del Mediterraneo per dare più salute a tutti gli abitanti del bacino”. 
 
Tonino Pedicini
Federsanità Anci.
Prende la parola Tonino Pedicini, di Federsanità Anci: “La mobilità sanitaria? E’ un tema centrale – ricorda l’ex manager del Pascale. Bene ha fatto l’organizzazione del meeting a scegliere questo argomento perché troppo spesso viene liquidato con un eccesso di faciloneria. Qualcuno pensa che si possa risolvere con un decreto commissariale che limiti la libera circolazione dei pazienti recando un vulnus forte all’idea costituzionale della portabilità dei diritti”. L’analisi di Pedicini parte dal dato strutturale della mobilità sanitaria in Campania, divenuto un elemento “costitutivo del nostro sistema sanitario regionale. Nel nostro Paese ci sono Regioni che programmano in base agli afflussi di non poco conto di pazienti dal centro sud al Centro nord. Che significa programmare valutando anche in termini economici l’impatto di tale dato ormai stabile da un decennio. Trecento milioni di euro persi sul riparto che si traducono non solo in un eccesso di fuga ma anche nell’incapacità di attrazione. Perché ci sono Regioni che hanno una fuga paragonabile a quella campana ma con una capacità di attrazione che bilancia le entrate con le uscite.
 
La domanda di salute non è controbilanciata  da un’offerta adeguata sottodimensionata o male utilizzata, inadeguata e non proporzionale. Anche il decreto 70 del 2015, che detta gli standard del decreto Balduzzi, effettua una ingenerosa e sbagliata pesatura della popolazione abbattendo l’indice di posti letto in base alla migrazione sanitaria, portando tale indice dal 3,7 al 3,4 per mille e anche meno laddove la Campania secondo gli ultimi indici Istat sarebbe ormai sotto il 3 per mille.  Il decreto prevede una gradualità di attuazione che confligge con azioni come quelle messe in campo dalla Guardia di Finanza e dalla Corte dei conti. La programmazione deve dare risposta ai bisogni di salute non agli obiettivi di bilancio. L’unico punto certo della programmazione in questi anni è stato il decreto 49 di Giuseppe Zuccatelli.  La revisione è lo strumento principale. Non serve azzerare e ricominciare daccapo. Tutti i danni inferti dal Piano di rientro alla Sanità campana derivano dalla mancanza di strumenti di programmazione. Nonostante i tagli della mobilità abbiamo ancora 3,4 posti letto per mille abitanti. Avremmo dunque una possibilità di programmare meglio sul piano della quantità e qualità dell’offerta. L’ultima legge di stabilità offre strumenti per contrastare la mobilità o aumentare l’offerta attiva qualificando l’offerta.
 
La rete delle Case di cura e gli e Irccs pubblici e privati (uno pubblico e due privati in Campania) sono una risorsa su cui puntare a patto che le prestazioni aggiuntive in chiave di recupero della migrazione siano conteggiate al di fuori del tetto di spesa”. Innovare e competere, attrarre pazienti produrre Salute pubblica: “L’unica struttura che ricovera e cura i migranti, nella nostra regione, è Pineta Grande che effettua parti per un’utenza che proviene da tutto il Centro-sud. Se anche queste pazienti le mettiamo nel tetto di spesa qualcosa non va. Zuccatelli a suo tempo autorizzo l’acquisto del Ciber-knife al Pascale perché sapeva che un tale investimento avrebbe potuto attrarre l’utenza anche di regioni limitrofe, come Puglia e Basilicata. Zuccatelli è colui che ha la visione più ampia. Come Agenas ed ex commissario di governo”. Pedicini ricorda la vicinanza culturale tra Zuccatelli e Balduzzi. Nel mirino ancora il decreto 70 sugli standard ospedalieri: “Non sono operazioni di divisione – conclude Pedicini – ma guardano al concetto dei tassi di ospedalizzazione. Ovvero assicurare chi fa cosa in base al fabbisogno ed è una strada più lunga dei posti letto per mille abitanti.
Sono almeno 10 anni che in questa regione non c’è governo della Sanità. Cambiare non è facile e non basta dirlo. Non solo singoli episodi ma il sistema. Infine l’ospedale del mare. E’ prudente e necessario aprire a blocchi? Così non si fa solo un grande ambulatorio? Probabilmente su questo tema occorre approfondire la discussione tecnica e separare i tempi della politica e della tecnica altrimenti si governano gli episodi e non il sistema.
 
Giuseppe Zuccatelli
Presidente Agenas
Lungo e appassionato l’intervento  di Giuseppe Zuccatelli, presidente Agenas ed ex sub commissario, in Campania, durante la prima fase della consiliatura Caldoro. “Il tema della mobilità è di grande complessità ad ha N variabili ognuna delle quali andrebbe approfondita. E ad ognuna di esse si devono dare risposte di governo complessivo”. “Occorre un Piano nazionale per disciplinare la mobilità sanitaria – afferma Zuccatelli – la mobilità è un fenomeno in crescita, i cittadini che si spostano dalla propria Regione per curarsi in posti differenti valgono, dal punto di vista finanziario, circa 3,8 miliardi di euro. Le cifre ci dicono che i saldi negativi sono presenti soprattutto nelle Regioni in Piano di rientro, quindi principalmente al Sud”.
 
Zuccatelli guarda alla figura unica del medico pubblico in Italia e richiama il decreto 70 del 2015 (targato Lorenzin ma in realtà di Balduzzi) che riordina la rete ospedaliere italiana. La rete uscirà dopo che tutte le regioni avranno riordinato il territorio. Se non funziona il territorio il tema della migrazione e dei Lea esplode. Perché oggi l’entropia della polverizzazione dell’offerta ospedaliera, bene o male, risponde a questo assunto. Il ruolo unico del medico pubblico unico serve per recuperare la fiducia dei cittadini dove c’è molta mobilità. Oggi in Calabria si arriva a 200-300 milioni annui, peggio della Campania rispetto alla popolazione. La spoliazione dell’assistenza riguarda tutto il Sud”.
 
Zuccatelli porta in primo piano il progetto dell’ospedale del Mare: “Potrebbe diventare un efficace strumento di contrasto alla migrazione sanitaria – avverte –  ma occorre partire con il piede giusto e guardare attentamente alle competenze che vi si trasferiranno per farne una eccellenza. “Bisogna assolutamente evitare di trasferire quello che c’è – aggiunge Zuccatelli – ma pianificare bene il fabbisogno e pensare a come realizzare una eccellenza. Quando ero sub commissario tutti mi chiedevano come fare per andare fuori, dalle mie parti, per ricevere cure. Poi ho capito che qui in Campania ci sono grandi scuole e grandi eccellenze. Non c’è la consapevolezza ma sfiducia in un sistema mai governato sul piano della programmazione. Come fare dunque ad aumentare credibilità e fiducia? Anche qui sono tante le variabili da considerare”. Così come Pedicini anche Zuccatelli ricorda di aver attribuito nel Piano ospedaliero la funzione di Pronto soccorso a due strutture accreditate come Pineta Grande e Villa dei Fiori di Acerra. “Non me li sono inventati. Una struttura che tratta Drg con la complessità di Pineta Grande non esiste nemmeno negli Usa e fa invidia ai migliori ospedali internazionali. Bisogna uscire dall’ambiguità ideologica del pubblico e del privato.
 
Esistono erogatori pubblici  ed erogatori privati in un sistema tutto pubblico. Il confine non è solo geografico ma ideale. I Drg ad elevata inappropriatezza vanno fuori molto più di quelli ad elevata complessità. E’ lì che occorre agire. Emigrare per una frattura al femore o alla spalla o per una artroscopia al ginocchio è cosa diversa per un tumore o un trapianto. Rendiamo obbligatori gli accordi di confine partendo dal consolidamento della spesa. Certo un sistema non si cambia dalla sera alla mattina. Se so che la mobilità passiva della Campania non può superare un certo tetto ho già qualcosa di certo su cui puntare e posso concentrarmi sui 108 Drg identificati ad elevata inappropriatezza”, Zuccatelli ha poi puntato il dito sulle criticità del personale. “Se un professionista che va in pensione o si dimette alla vigilia della pensione e va nel privato, in quanto i redditi sono bassi, cosa succede? Semplice: la sua complessità professionale si trasferisce in un’altra regione e lì vanno anche i pazienti. All’interno degli accordi di confine il budget ogni Regione condivide il budget”.
Zuccatelli ha poi affrontato il capitolo tecnologie: sia sul personale sia sulle attrezzature io avevo previsto un accantonamento”. E cita Villa Russo giustamente chiusa, ricorda i 150 mln di dialisi indiretta portati all’interno dell’alveo dell’accreditamento con 70 mila fatture inevase normalizzate consolidando il debito. E poi i 1000 infermieri assunti. “La Campania è complicata – conclude –  occorre prendere decisioni coraggiose e anche assumere atti che non hanno nulla a che vedere con le norme perché le norme a volte non possono essere seguite per cambiare situazioni complesse. Altrimenti il sistema si sfascia. Responsabilità che devono sentire tutti i dirigenti dell’assessorato. La gente oggi con internet sa, conosce e vuole andare dove c’è la qualità. E invece tutti affrontano solo pezzi di problemi.
 
E senza territorio, se il territorio non funziona, è un bagno di sangue. Medici di medicina generale, pediatri e specialisti? La Regione Campania li ha rivitalizzati con il blocco delle assunzioni, 3.500 sumaisti sono stati assunti nei pronto soccorso e negli ospedali a hanno anche il sostituto quando vanno in ferie. Non dico che non ci debbano essere ma vale il principio dei vasi comunicanti. I Medici di famiglia oggi costretti in percorsi burocratici e poco assistenziali. Il medico pubblico è invece obbligato a studiare e conoscere. Perciò propongo la figura unica del medico pubblico. Sul territorio serve gente competente. Nel 1960 il medico della mutua era anche ospedaliero. Era anche chirurgo. E di notte veniva a domicilio. Per far funzionare gli ospedali e ridurre la mobilità passiva serve un territorio che funziona. Il 70 % dell’utenza al pronto soccorso non ci dovrebbe andare. Cuore, infarto, ictus, e trauma sono solo il 4-5%. In Abruzzo il 2%. Tra il 16-18 % sono codici gialli. Il resto codici verdi e bianchi.
Bene Balduzzi e riordino ospedaliero per l’alta complessità e livelli intermedi nelle Case della salute. Ma soprattutto lavoriamo per un territorio che funzioni che aumenti credibilità e fiducia. Se il sistema fa questo salto si risolvono tutti i problemi.
 
Oggi la discussione è ridotta solo alla rete ospedaliera. Situazione paradossale. Il territorio è diventato sempre di più erogazione di servizi amministrativi e burocratici. Non c’è più il territorio solo quello gestito dal privato con la diagnostica. Meglio gli ambulatori mutualistici. C’è la desertificazione del territorio e l’affollamento negli ospedali in un momento in cui devono garantire appropriatezza, carichi e volumi di attività. Ospedale destinato a crollare nel deserto già determinato. Abbiamo 300 milioni (275 ultimo dato) per l’ospedale del mare. Ma non possiamo farne il santuario dei pensionandi. La qualità si fa solo sulla competizione.  
 
Riccardo Fatarella
Dirigente Tutela della Salute Regione Calabria
La situazione calabrese, è stata invece descritta da Riccardo Fatarella – Dirigente generale della Regione Calabria. “Le Regioni commissariate devono prima sopravvivere. Nel 2014 la spesa sanitaria corrente in tutta Italia, calcolata al netto della mobilità passiva, è stata di circa 113 miliardi di euro, era pari a 1.854 euro pro-capite. In Calabria la spesa procapite nel 2014 è stata di 1700 euro a cittadino. Sotto solo la Campania con 1657. La Toscana spende 1834. Questi sono fatti su cui occorre fare un’operazione verità. Il problema è di tutti e occorre lavorare insieme. L’apertura ex novo di un ospedale? Non c’è un’unica ricetta. Meglio apertura completa o quasi completa. A pezzetti non si può fare. Impossibile un Pronto soccorso senza reparti alle spalle. Altrimenti si apre un ospedale che diventa pericoloso.
Sono i lucani a optare, in maniera più rilevante rispetto agli altri, di curarsi in strutture sanitarie fuori dai confini regionali. La Lombardia, con il 4,6%, registra invece il rapporto minore di ricoveri fuori regione.
 
Federico Spandonaro
Docente aggregato all’Università Tor Vergata di Roma
Presidente Crea Sanità
Mobilità non è sempre e solo un male. Bisogna distinguere quella buona dalla cattiva. C’è chi definisce il fenomeno della mobilità passiva un fenomeno “negativo” e chi sotto certi punti di vista lo definisce “positivo”. Per alcune patologie complesse, se i pazienti si concentrassero in centri di eccellenza per ricevere prestazioni di alta specialità, sarebbe un fenomeno che andrebbe incentivato, per implementarne l’efficacia e conseguentemente l’efficienza.Ha un impatto rilevante sulla programmazione e sulla governence complessiva di sistema e c’è un rapporto forte con l’accreditamento e con la libertà di scelta. Basta guardare i grafici di anni fa su Monitor. Serve per cercare di capire tanti tipi di mobilità. Ci sono i ricoveri inappropriati ma anche l’alta specializzazione, che è un buon motivo per spostarsi. Ci sono anche una serie di ricoveri di due giorni, teoricamente inappropriati.
 
Poi c’è quella ovvia e scontata di comodità e di confine. L’alta specializzazione è residuale. La storia la conosciamo bene. C’è chi è bravo e chi meno ma le quote più grandi sono per ricoveri limitrofi e ricoveri inappropriati.  Legittimo il dibattito sulla libertà di scelta per prestazioni ad alto impegno e per quello potenzialmente inappropriate soprattutto per le regioni in piano di rientro che hanno esigenza di programmare. Regola che in un sistema federale come il nostro è legittima. Che non vi sia una governante ragionata è palese.  Poi tetti per i privati per la mobilità interna e non per la mobilità in entrata, governance e riadattamento delle norme e un sistema federalista con accordi di confine (volumi massimi), servono tenendo tuttavia presente che non c’è mobilità limitrofa se con l’aereo i confini sono labili. Occorre regolare la mobilità tra tutte le regioni”.
 
Angelo Del Favero
Presidente di Federsanità Anci
Direttore dell’Istituto Superiore di Sanità
Anche il Presidente Federsanità ANCI e Direttore Istituto Superiore di Sanità – Angelo Del Favero– è intervenuto nella prima giornata di lavori portando i suoi saluti e affermando che da sempre Federsanità Anci contribuisce attivamente al processo di aziendalizzazione dei servizi sanitari locali ed ha interesse a promuovere, presso la rete delle Aziende sanitarie associate, la possibilità di attrarre pazienti dall’estero, per garantire almeno i medesimi flussi economici dei pazienti italiani che si curano all’estero”. Del Favero ha anche aperto la seconda giornata di lavori dedicata alle malattie cronico-degenerative ricordando che i farmaci innovativi sono i nuovi protagonisti delle terapie, soprattutto in campo oncologico e riportando il concetto espresso dall’Organizzazione mondiale della sanità: “il prezzo dei nuovi farmaci dovrebbe essere legato al loro valore aggiunto, rispetto ai trattamenti disponibili”.
 
Fari puntati anche sul turismo sanitario internaizionale. “Qui bisogna capovolgere l’impianto e attrarre in Italia i pazienti. Le strutture sono ben distribuite in Italia, sia pubbliche sia private. C’è un modello e un’attenzione da parte del ministro della Salute. Basta pensare alla missione dedicata in Cina. L’obiettivo è esportare un know-how, lavorare con assicurazioni straniere e operatori stranieri, scambiare comunicazione. Possono nascere opportunità economiche con ospedali all’estero. L’Italia sta realizzando un ospedale ad Ankara da mille posti letto. Contatti ci sono con la Cina.
 
Claudio Zanon,
Direttore scientifico di Motore Sanità.  
Nel nondo nell’ultimo anno sono 45i farmaci innovativi approvati dalla Fda 47% per malattie rare. La spesa totale oncologica è aumentata del 10%. Il capitolo dei farmaci innovativi aumenterà la migrazione sanitaria. Sulle patologie tempo-dipendenti non si può scegliere e i livelli devono essere uniformi da Napoli a Milano altrimenti si consolidano differenze nelle opportunità di cura in base al tenore di vita e alle condizioni di Salute oltre che rispetto al reddito. La spesa sanitaria è sotto controllo dal 2013. Le Regioni canaglia non esistono più. Oggi la Sanità è sottofinanziata e sotto controllo. Mobilità è anche libertà del cittadino. Se si limitasse la mobilità in Lombardia chiuderebbero alcuni ospedali. Nel 2016 il finanziamento del Ssndi parte pubblica è del 6,6% sul Pil. Sotto la soglia del 6,5% l’OMS dice che aumenta il numero dei morti. I 63 mila morti in più registrati nel 2015 non sobno un buon segnale anche se poi ora c’è la corsa alla revisione di questo dato (influenza, novantenni, eccesso di calore). Siamo sulla soglia della sicurezza del sistema.
 
Quel che è certo è che in Europa i Paesi che spendono di più hanno maggiore sopravvivenza. Noi spendiamo meno e i risultati sono ancora buoni ma non al Sud dove si vive meno. Italia al 21° posto dei sistemi sanitari dei paesi occidentali, non più da tempo al terzo posto. Il finanziamento incide notevolmente. Tutti i sistemi tipo il nostro hanno liste di attesa ma anche i tipi misti hanno liste di attesa. Efficienza e appropriatezza e capacità di riposta sono in calo ma va detto che le liste di attesa problema anche nelle regioni più finanziate. Oncologia, malattie cardiovascolari, malattie rare. Il sistema sta mutando. La privatizzazione del sistema sta aumentando. E questo fa aumentare la mobilità. I Lea? Le regioni sotto finanziate e soffrono molto. Dunque i livelli di finanziamento contano eccome. Differenze regionali ci sono anche sui ticket e la spesa privata in Italia ammonta al 27%. Negli Usa il 47% è pubblico.  Il problema è che in Italia  non abbiamo le mutualità sociali. Chi utilizza di più lo strumento del privato negli ospedali saono la Toscana, l’Emilia, la Lombardia. Basta vedere l’epatite: in alcune regioni  la puoi curare col farmaco innovativo in altre regioni no. Così anche per tecnologie e  innovazione. Il 40% delle apparecchiature ha più di 10 anni. Il gap è soprattutto nelle regioni in Piano di rientro.
L’innovazione digitale e il fascicolo sanitario elettronico non decollano: l’unico vanti è il Trentino che ha più soldi. Nemmeno la Lombardia ce la fa. Eppure con la Telemedicina limiteremmo eccome la mobilità passiva.  Il tutto è collegato all’investimento in banda larga. Basta dire che il Marocco è più avanti dell’Italia. Ciò incide sulla sopravivenza. La Campania si vive di meno, 2,2 anni nel 2011 diventati 3,6 anni nel 2014. Nonostante la Dieta Mediterranea.
 
Anche in periferia si vive un anno di meno. Forse bisogna collegare i cambiamenti anche agli audit sugli esiti. Chiudiamo gli ospedali se sono pericolosi e chiediamoci come paghiamo l’innovazione. Tema che non riguarda solo la Campania ma tutti. Ma sulle patologie tempo dipendenti non si transige: stroke-unit, infarti e traumi devono essere curati allo stesso modo in tutta Italia. E qui Pedicini puntualizza “Il Sss influisce per il 15% sulla mortalità il resto lo fanno le politiche economiche. E la crisi ha inciso eccome”. 
 
Gioachino Tedeschi
Direttore clinica Neurologica, Seconda Università degli Studi di Napoli
“La prevalenza delle malattie neurologiche acute nella popolazione italiana risulta essere del 4,38 % – afferma – di cui il 3,54 % delle malattie sono croniche. Il 50 % della disabilità mondiale è dovuta a malattie del sistema neurologico”. La situazione in Campania è in linea col resto del paese, anche se per l’ictus, l’ attività delle stroke unit nel Sud, fatica generalmente a concretizzarsi nella sua pienezza”.
 
Ettore Bidoli
Dirigente biologo SOC Epidemiologia e Biostatistica dell’Irccs Cro di Aviano, Pordenone
“Le modificazioni a livello mondiale dei fattori di rischio legati agli stili di vita e a fattori ambientali, porteranno a una drammatica crescita delle patologie oncologiche nei Paesi del Nord Africa e Mediorientali che si affacciano sul Mediterraneo, prevedendo una tendenza per il 2030 addirittura triplicata per i tumori alla mammella e alla cervice.
 
Saverio Stranges
Direttore scientifico dipartimento di Population Health  at the Luxembourg Institute of Health
Stranges ha focalizzato il suo intervento sulla differenza di due indicatori fondamentali utilizzati in epidemiologia: incidenza e mortalità. Le stime puntuali di incidenza per l’anno 2015 indicano, per la popolazione maschile, la Campania come la regione a maggior rischio di tumore polmonare e il Trentino Alto Adige come quella a rischio più basso.  La Campania, infatti, è la regione con la più alta prevalenza di fumatori negli ultimi 20 anni. Anche per il tumore alla mammella, il gap tra incidenza e mortalità, è ancora più elevato, poiché risulta essere molto bassa l’incidenza, ma più alta la mortalità,  legata anche e soprattutto all’efficienza del sistema sanitario campano.
 
Franco Buonaguro
Direttore struttura complessa Biologia molecolare ed Oncogenesi Virale
“Circa il 20% delle patologie oncologiche globali sono il risultato di un’infezione cronica, con una media inferiore al 10% nei paesi industrializzati ed una media superiore al 30% nei paesi in via di sviluppo. Le patologie a patogenesi infettiva sono presenti anche in Italia, ma trovano la loro massima espressione  nel Mediterraneo in Egitto dove la prevalenza, per esempio, di infezioni da HCV supera il 70% in alcuni gruppi a rischio. Tali dati sono rilevanti sia per contenerne la diffusione, sia per implementare idonee strategie terapeutiche e limitarne la progressione ad epatocarcinoma”. 
 
Domenica Taruscio
Direttore del centro nazionale Malattie Rare (Istituto Superiore di Sanità)
Le malattie rare sono un gruppo di patologie (circa 8.000) molto eterogenee fra loro per patogenesi, sintomatologia, età di insorgenza, gravità e scarsa disponibilità di trattamenti mirati e risolutivi. Le malattie rare rappresentano a livello nazionale ed internazionale un esempio per lo sviluppo di nuove strategie per la ricerca, l'innovazione e la sostenibilità dei sistemi sanitari.I macrogruppi di patologie rare sono accomunate da bisogni trasversali comuni che necessitano approcci interdisciplinari e interprofessionali, sia a livello di ricerca scientifica che di assistenza clinica.
 
Roberto Monaco
Anatomo-Patologo Cardarelli di Napoli
Consigliere board nazionale  Ong Apof – Patologi oltre Frontiera
“Il cancro rappresenta uno dei grandi problemi del mondo a basse risorse, dove incidenza e mortalità spesso coincidono. Senza diagnosi, non esiste la possibilità di individuazione precoce della malattia neoplastica né di programmi di prevenzione. APOF segue diversi progetti, principalmente nell'Africa subsahariana, dove sta cercando di implementare programmi di screening soprattutto per il cancro della cervice uterina e della mammella, che rappresentano le prime cause di morte per neoplasia nelle donne africane.
 
 
Nereo Segnan
Direttore Uoc afferente al Dip.artimento prevenzione secondaria dei tumori, Aou Città della Salute e della Scienza di Torino
Il Centro di riferimento per l’Epidemiologia e la prevenzione oncologica in Piemonte (Cpo) è impegnato in progetti di cooperazione internazionale con i Paesi non-UE del Mediterraneo, con iniziative di networking e capacity building per il potenziamento della prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori e soprattutto strategie di screening del cancro della cervice uterina, che siano sostenibili e di provata efficacia.
 
Paolo Muto
Struttura complessa Radioterapia, Istituto Nazionale tumori Irccs Pascale, Napoli
“In Italia le apparecchiature radianti sono equamente distribuite sul territorio regionale ma con un modesto squilibrio tra Nord e Sud in quanto il rapporto in Lombardia tra numero di abitanti ( circa 10 milioni) e numero di apparecchiature (75  Linac)  determina un rapporto di 7,5 Linac per milione di abitanti. In Campania con 5,8 milioni di abitanti abbiamo un totale di 27 Linac quindi un rapporto di 4,7 Linac per milione d’abitanti. Pertanto, risulta evidente, che un paziente in Lombardia possa essere accolto più rapidamente rispetto al paziente campano. Altro aspetto che può interessare questa tavola rotonda è il costo della radioterapia, per l’acquisto di tali apparecchiature legato alla capacità dell’amministratore di chiudere la gara per l’acquisto. C’è poi il nodo delle tariffe di rimborso e degli standard da definire nel settore accreditato per evitare distorsioni e standardizzare i trattamenti.    
 
La sessione pomeridiana di venerdì 12 febbraio ha messo a confronto esperti che hanno dibattuto sul tema della prevenzione e degli stili di vita.
Marco Margheri, direttore Happy Ageing – di Alleanza italiana per l’invecchiamento attivo – e Sandro Cinquetti direttore del Dipartimento di prevenzione Azienda ULSS 7 – hanno parlato di prevenzione: “In Italia si parla molto di prevenzione ma se ne fa ancora troppo poca. Il nostro Paese è da due anni senza il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale – pronto e ancora fermo, basti considerare i casi di morti per meningite in Toscana nelle ultime settimane e i costi sociali di oltre 500 milioni di euro l'anno derivanti dalle conseguenze delle mancate vaccinazioni contro influenza e polmoniti” – ha affermato Marco Margheri. “Il quadro epidemiologico attuale che caratterizza molti paesi ad economia avanzata, tra i primi l’Italia, vede un importante continuo miglioramento della speranza di vita.
 
Tuttavia, tale miglioramento non registra valori particolarmente brillanti in merito al parametro “speranza di vita in buona salute” – ha concluso Sandro Cinquetti. Questo convegno ha presentato alcune strategie sostenibili per promuovere la qualità e la funzionalità dei nostri sistemi sanitari, e sviluppare il tema della Precision Medicine e dellaLifestyle Medicine prevalentemente in ambito oncologico e di patologie degenerative. L’attenzione è stata rivolta alle condizioni di risorse limitate, anche in un’ottica di cross-boarding health care, che è un po’ di più della semplice medicina trans-regionale o transfrontaliera. Anche per il fenomeno della migrazione, queste sono vantaggiose opportunità di civilizzazione verso il Mediterraneo e il Vicino Oriente, in grado di mettere a profitto il patrimonio di credito attribuito al sistema Italia – ha concluso Guglielmo Trovato – Federsanità Anci.
 
Ettore Mautone

14 Febbraio 2016

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