Eterologa. La ginecologa, Pma nei Lea passo avanti ma senza risorse resta promessa a metà

Eterologa. La ginecologa, Pma nei Lea passo avanti ma senza risorse resta promessa a metà

Eterologa. La ginecologa, Pma nei Lea passo avanti ma senza risorse resta promessa a metà
“L’ingresso della Procreazione Medicalmente Assistita (Pma) nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) è stato un passo importante, atteso da anni. Ma senza un reale incremento delle risorse, rischia di essere una promessa disattesa”. È questo il bilancio, a sei mesi dall’entrata in vigore del nuovo pacchetto di prestazioni garantite dal Servizio Sanitario Nazionale, tracciato da Claudia Livi, direttrice sanitaria del centro Demetra di Firenze, la struttura che in Italia fa più cicli di fecondazione in vitro, con oltre 5.000 prestazioni ogni anno. 

Con l’entrata della PMA nei LEA, sono state ampliate alcune importanti garanzie per le coppie infertili: l’età massima per accedere ai trattamenti è stata portata a 46 anni e il numero di cicli rimborsabili è salito da 3 a 6 per tutta Italia. “Un’estensione che comporta naturalmente un aumento della domanda – spiega Livi – ma che si scontra con un paradosso: i budget regionali non sono stati adeguati a questa crescita. Ogni Regione, in pratica, continua a fare da sé”.

Le strutture pubbliche, già sovraccariche, devono confrontarsi con blocchi nelle assunzioni, scarsità di materiali e apparecchiature obsolete. “Molte non riescono fisicamente a far fronte alla domanda – sottolinea Livi – mentre il privato convenzionato, che potrebbe offrire una risposta rapida grazie a un’organizzazione più snella, resta fermo perché non riceve fondi aggiuntivi”.

Una delle criticità più gravi riguarda la PMA eterologa femminile, per la quale il nuovo rimborso previsto dai LEA si è rivelato drasticamente insufficiente. “Il risultato è stato un crollo delle prestazioni – denuncia la direttrice del Centro Demetra – perché i costi vivi per ottenere i gameti da banche estere, alle quali l’Italia è ancora largamente dipendente, superano di gran lunga quanto rimborsato dal SSN. Il Ministero non ha mai avviato una campagna informativa sulla donazione di ovociti, né sono stati promossi sistemi per rendere l’Italia autonoma in questo settore”.

In un panorama nazionale frammentato, la Toscana rappresenta un esempio interessante. “Qui si è intervenuti in modo concreto: la Regione ha previsto un rimborso ‘on top’ di 1.500 euro per le residenti che accedono alla PMA eterologa, tamponando gli effetti negativi del nuovo sistema nazionale”. Al contrario, in altre Regioni si continuano ad applicare i rimborsi previsti prima dei Lea, notevolmente superiori rispetto ai livelli attuali. “In Lombardia – aggiunge Livi – si utilizza un sistema di rimborso pre-Lea, che arriva a rimborsare 4.600 euro per l’omologa, in quanto sono ancora considerate prestazioni in regime di ricovero e non ambulatoriali”.

Il Centro Demetra di Firenze è il centro più attivo a livello nazionale. “Nel 2024 – riferisce Livi – abbiamo eseguito oltre 5.400 procedure, tra cui 2.300 prelievi ovocitari e 660 cicli di PMA eterologa. Siamo pronti a fare ancora di più, ma senza un sistema che riconosca e sostenga realmente la domanda, anche la migliore organizzazione rischia di fermarsi”.

01 Luglio 2025

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