La concentrazione di recettori D3 della dopamina, particolarmente elevata negli utilizzatori di psicostimolanti (PS), soprattutto le metanfetamine (MA), potrebbe avere un ruolo nelle ricadute nel consumo di droga, in situazioni di stress o in presenza di stimoli. È la conclusione a cui è giunta la professoressa Isabelle Boileau, del Centre for Addiction and Mental Health dell’Università di Toronto, intervenuta oggi al 2º Congresso nazionale “Neuroscience of Addiction. Neurobiologia, neuroimaging e aspetti educativi nelle dipendenze”..
Nel corso della sua relazione, Boileau ha presentato i risultati di una ricerca il cui obiettivo è stato quello di investigare, con la tomografia ad emissione di positroni (PET), lo stato dei recettori D3 nei consumatori di PS. Lo studio ha coinvolto un gruppo di soggetti sani e uno di consumatori attivi di metanfetamine (MA) volontari. Tutti i soggetti hanno anche completato questionari sulle funzioni cognitive, sull’umore e sul desiderio di droga. Rispetto al gruppo di controllo (che non ha assunto alcuna droga), l’uso di MA è stato associato con un aumento del 36%, rispetto ai valori di base, della densità dei recettori D3 in corrispondenza della substantia nigra, del 20% nel ventral pallium e del 9% nel globus pallium, aree preferenziali di legame con i D3.
“Al momento – ha osservato Boileau antagonisti del recettore D3 vengono valutati come potenziali agenti in grado di ridurre la sindrome di astinenza nelle sperimentazioni cliniche. Ottenere dei dati empirici tramite il brain imaging sullo stato del sistema dei recettori D3, nei casi di dipendenza da PS – ha concluso – può dunque fornire utili informazioni per valutare nuove strategie terapeutiche”.