Intervista a Conversano (HappyAgeing): “La prima vaccinazione obbligatoria dovrebbe essere quella contro le ‘bufale’. Le vaccinazioni sono sicure ed efficaci”

Intervista a Conversano (HappyAgeing): “La prima vaccinazione obbligatoria dovrebbe essere quella contro le ‘bufale’. Le vaccinazioni sono sicure ed efficaci”

Intervista a Conversano (HappyAgeing): “La prima vaccinazione obbligatoria dovrebbe essere quella contro le ‘bufale’. Le vaccinazioni sono sicure ed efficaci”
IIntervista a Michele Conversano, pressidente HappyAgeing – Alleanza italiana per l'invecchiamento attivo e past president della Società italiana di Igiene.

Professor Conversano, quanto sono importanti le vaccinazioni per la salute degli anziani?
Le vaccinazioni sono sicuramente uno dei più importanti strumenti di prevenzione per la salute degli anziani. Sono spesso molto sottovalutate. Se si potesse fare una battuta si potrebbe dire che le vaccinazioni servono proprio per diventare anziani: visto che sono state capaci di debellare malattie che – per lunghi secoli – portavano ad avere un'età media che non superava mai i trenta o i quarant'anni. Dopodiché sono importanti per la popolazione anziana proprio perché, tra le principali cause di morte, figurano patologie e complicanze da malattie infettive prevenibili con le immunizzazioni.

Chi decide di non vaccinarsi si espone quindi a dei rischi. Quali sono i più comuni e i più pericolosi?
Chi decide di non vaccinarsi mette sicuramente a repentaglio il proprio stato di salute. I rischi non si devono e non possono essere sottovalutati. Le complicanze da influenza non sono un gioco, eppure è una malattia che invece viene spesso considerata banale. Le complicanze provocano invece tantissimi decessi. Molti di essi hanno come responsabile lo pneumococco, agente patogeno che può essere sconfitto attraverso una diffusa vaccinazione. Trattamento utilissimo anche a prevenire le polmoniti batteriche acquisite in comunità. Questo in particolare è un problema che colpisce in larghissima parte la popolazione anziana esposta a lunghe degenze. In generale, una percentuale tra il 30 e il 50 per cento delle polmoniti che ogni anno colpiscono gli over65 può essere ricollegata all'azione dello pneumococco.

Questi fatti fanno subito pensare a un elevato costo sociale. A quanto ammontano le spese impegnate dal Servizio sanitario nazionale?
Il costo sociale è sicuramente molto elevato. Un'analisi del 2012 pubblicata sull'European Respiratory Review afferma che in Europa, i costi della polmonite si attestano a circa 9,8 miliardi di euro l’anno di cui: 5,5 miliardi per la cura dei pazienti ricoverati, 500 milioni per i pazienti non ricoverati, 200 milioni per la terapia farmacologica e 3,6 miliardi per costi indiretti e giorni di lavoro persi. In uno studio italiano riguardante i costi delle malattie respiratorie, il costo medio per anno per il trattamento di un paziente affetto da polmonite acquisita in comunità è stato stimato essere di 1.586,04 di € per un costo complessivo stimato per il Servizio Sanitario Nazionale è di circa 500 milioni di euro. I costi di ospedalizzazione legati alla patologia pneumococcica in Italia sono particolarmente elevati; per quanto concerne la polmonite si stima un costo di 5.019 euro per paziente fra ricovero (4.669 euro) e gestione ambulatoriale nei giorni successivi (350 euro). Il tariffario DRG evidenzia un costo per singolo caso pari a 5.477 euro per la meningite e 5.013 euro per la batteriemia.
 
Una seria campagna di informazione e prevenzione è in grado di dimostrare effetti anche nel breve periodo?
La prima vaccinazione obbligatoria dovrebbe essere quella contro le “bufale”. Le vaccinazioni sono spesso vittima. È fondamentale migliorare la formazione degli addetti ai lavori e, quindi, grazie anche al prezioso lavoro dei giornalisti, l'informazione rivolta a tutta la cittadinanza. È necessario raccontare le verità scientifiche, ossia che le vaccinazioni – sia nel bambino che nell'adulto – sono molto efficaci. Sono molto sicure e possono dimostrare la loro efficacia anche nel breve periodo. Basti pensare alla vaccinazione antinfluenzale, che copre una sola stagione e da sola è in grado di dimostrare la propria utilità attraverso il calo della mortalità e degli effetti collaterali. La stessa affermazione può essere fatta per la vaccinazione antipneumococcica nei confronti della popolazione anziana. La riduzione dei costi per le cura della malattia e delle sue complicanze può essere osservata nel brevissimo periodo, purché si adottino le opportune strategie di coinvolgimento della popolazione sul territorio, com'è stato fatto per esempio in Puglia.

Le politiche sanitarie italiane si presentano in buona salute oppure si rende necessario un “richiamo”?
Purtroppo sono costretto a registrare uno stato che non è per niente di buona salute. Il prolungarsi della crisi economica ha portato ad una progressiva contrazione delle risorse a disposizione del Servizio sanitario nazionale e quindi è ancora più importante che queste vengano spese bene e con criterio. Noi sottolineiamo spesso che, proprio in un momento di crisi economica, è fondamentale nella prevenzione. Bisogna evitare che il diffondersi delle malattie possa portare a un aumento dei costi che andrebbero a gravare su tutta la catena della rete assistenziale. Un livello di spesa che – a lungo andare – può non essere più sostenibile per lo Stato e per le Regioni.

Lei è past president della Società Italiana di Igiene e Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell'Asl di Taranto. Qual è il suo impegno nel quotidiano? Come vincere le diffidenze dei pazienti?
Il mio – grazie al ruolo svolto nell'ambito dell'Azienda sanitaria – è sicuramente un impegno quotidiano “sul campo”. Io mi ritengo molto fortunato: penso infatti di svolgere uno dei lavori più belli del mondo. Cercare di prevenire le malattie vuol dire non far ammalare le persone. È fondamentale potersi confrontare con lo sguardo dei pazienti, vedere le loro reazioni. Posso sperimentare le buone pratiche che poi cerchiare di estenderle a tutto il territorio nazionale. Nella mia regione, la Puglia e, quindi, nella mia Asl, abbiamo la fortuna di avere ottime coperture vaccinali. Questo grazie al costante impegno di tutto il personale. Questo dimostra che con le risorse adeguate e la costanza è possibile arrivare a toccare livelli di coperture vaccinali ottimali. Lo dimostra il lavoro di tanti colleghi in aree putroppo ancora circoscritte del Paese. Non è quindi un risultato impossibile da raggiungere. Ecco perché si rende necessario una decisa azione di richiamo. Dobbiamo spendere meglio nella cura delle malattie. Appropriatezza delle cure e oculate campagne di prevenzione credo che possano rappresentare “la ricette” per migliorare da un lato l'efficienza del Servizio sanitario nazionale, dall'altro lo stato di salute della popolazione.

Sono anni che circolano informazioni che mettono in relazione la vaccinazione e l'insorgenza di gravi patologie. Sono affermazioni scientificamente attendibili?
Da qualche anno stiamo assistendo al diffondersi di una “moda” molto pericolosa. Mi riferisco a chi parla male delle vaccinazioni assumendo come scientifiche dichiarazioni o teorie delle spiegazioni che scientifiche non sono. Quando qualcuno ha provato ad associare i vaccini allo sviluppo di gravi patologie è sempre stato smentito dai fatti ma, soprattutto, dalla comunità scientifica. Ormai c'è tantissima letteratura su questi episodi. Spesso poi ci sono anche interessi economici in chi vuole cercare di screditare le immunizzazioni per trarne vantaggi personali o per propria ignoranza. I cittadini possono stare tranquilli. In Italia abbiamo uno dei migliori sistemi di monitoraggio delle reazioni avverse ai vaccini: uno dei più efficienti nel mondo. Ogni effetto collaterale, anche il più insignificante, viene registrato e codificato. I vaccini vengono fatti a persone sane ed è giustissimo che il livello di attenzione sia massimo. Sicuramente fanno molto più danno le fantasiose teorie diffuse sul web. Anzi, il calo delle copertura sta causando seri problemi sul piano sociale ed economico.

Lei è presidente di HappyAgeing. Cosa vi ha spinto a dar vita a questa Alleanza per l'invecchiamento attivo?
L'invecchiamento generale della popolazione rappresenta una sfida per il nostro Servizio sanitario nazionale. Era quindi necessario dare vita ad un'associazione che si ponesse come obiettivo la sensibilizzazione dei decisori pubblici. Stiamo parlando di un problema che non può essere eluso. Nel 2040, un terzo della popolazione italiana avrà più di 65 anni. Venti milioni di italiani anziani, 8 milioni in più rispetto ai 12 milioni censiti nel 2012. Chi gestisce le nostre politiche sanitarie e assistenziali deve quindi trovare delle risposte per garantire ai cittadini un invecchiamento attivo e in salute. Ci rifacciamo a quelle che sono le indicazioni messe nero su bianco dall'Unione europea. La Commissione europea ha infatti promosso un programma di “partnership per l'innovazione sull’invecchiamento attivo e in salute”. L’Europa ha individuato l’invecchiamento attivo e sano come una grande sfida sociale comune a tutti i Paesi europei. Se sapranno affrontarla e vincerla, il Vecchio Continente potrà guidare il mondo nel fornire risposte innovative a questa emergenza sociale. L'obiettivo generale della partnership europea sarà quello di aumentare la durata media della vita sana di due anni entro il 2020.
La vera sfida è rappresentata poi dal pieno coinvolgimento delle Società medico-scientifiche, realtà animate da chi conosce gli anziani e i loro problemi. La SiTi, la Simfer e la Sigg hanno piena consapevolezza dei bisogni degli utenti. C'è poi la splendida collaborazione con i sindacati confederali dei pensionati SPI CGIL, FNP CISL e UIL Pensionati, con la Fap-Acli e con Federsanità-Anci che rappresenta le amministrazioni territoriali e sanitarie del Paese. Loro rappresentano le persone che sono obiettivo della nostra azione. Una sinergia che punta a fare qualcosa di concreto per migliorare la salite degli anziani. Vogliamo dare vita agli anni. Arrivare ad un invecchiamento attivo e in salute che garantisca un'elevata qualità della vita a chi non è più giovanissimo. Fare delle attività di prevenzione, promuovere l'attività fisica, puntare sulla corretta alimentazione e insegnare un'adeguata assunzione dei farmaci e migliorare le competenze e conoscenze geriatriche di tutto il personale sanitario e sociosanitario. Sono queste le nostre priorità. Ci preoccupiamo di chi è anziano e di chi lo diventerà.
 
Perchè avete scelto di essere protagonisti al congresso della Società europea di salute pubblica-Eupha?
Abbiamo scelto di partecipare al congresso sulla sanità pubblica perché non stiamo parlando di un problema solo italiano. Dobbiamo quindi cercare di raccogliere e mettere insieme le migliori forze a livello continentale per animare un imprescindibile momento di confronto e miglioramento delle politiche sanitarie nei confronti della popolazione anziana. L'incontro di Milano credo che possa essere occasione per spingere i decisori pubblici a declinare politiche sanitarie che guardino con maggior favore alle esigenze della popolazione più anziana. Abbiamo poi scelto la ribalta dell'appuntamento Eupha per presentare la nostra campagna di comunicazione sociale attraverso tutti i mass-media con cui si invita la popolazione anziana alla vaccinazione antinfluenzale durante la stagione autunnale e invernale. E' una chiamata al senso di responsabilità dei professionisti, dei decisori istituzionali e dei cittadini, sempre più consapevoli.

Quali sono i progetti in cantiere dell'Associazione?
Dopo aver stilato il primo position paper sulla vaccinazione dell'adulto nei confronti dell'influenza e, soprattutto, delle polmoniti pneumococciche abbiamo in preparazione un nuovo documento per quanto concerne l'Afa-Attività fisica adattata. Questo grazie alla collaborazione con la Società di medicina fisica e riabilitativa-Simfer. Un documento che serve proprio per la popolazione anziana che, a causa della presenza di qualche impedimento fisico, non può frequentare le palestre tradizionali. Questo documento ha raccolto la partecipazione entusiastica e il contributo di tutte le realtà aderenti alla nostra Alleanza e sarà presentato quanto prima. Parallelamente, stiamo definendo un programma originale di formazione per chi presta o vuol prestare assistenza agli anziani tra le pareti domestiche, nonché un progetto molto innovativo sul piano della sana alimentazione, destinato a sfatare molti luoghi comuni.

16 Ottobre 2015

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