Nursing Up: “Il 45% delle professioniste subisce aggressioni Donne che curano le più esposte. Non possono essere lasciate sole”

Nursing Up: “Il 45% delle professioniste subisce aggressioni Donne che curano le più esposte. Non possono essere lasciate sole”

Nursing Up: “Il 45% delle professioniste subisce aggressioni Donne che curano le più esposte. Non possono essere lasciate sole”

Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Public Health, il 45% delle professioniste in sanità subisce aggressioni, con un picco del 58,7% nei reparti più critici. In occasione della Giornata internazionale contro la Violenza sulle donne, il sindacato Nursing Up ricorda l’emergenza nell’emergenze: le professioniste della salute a rischio ogni giorno sul lavoro.

“Le professioniste della sanità e infermiere in primis – dichiara Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up – sono tra le più aggredite in assoluto. Difenderle non è un atto simbolico: è un dovere dello Stato”.

Secondo la ricerca “Cease-it – Violence against nurses in the workplace”, condotta da otto università italiane (capofila: Università di Genova), integrata dai dati ufficiali INAIL sulle denunce, sono 125.000 le aggressioni che ogni anno impattano sul personale infermieristico. Cinquemila le denunce ufficiali ad Inail e 120 mila gli episodi sommersi che non vengono neppure denunciati: oltre la metà dei casi riguarda personale di sesso femminile.

“I numeri Cease-it e Inail li conosciamo bene e confermano ciò che denunciamo da anni: la violenza contro gli infermieri – e in particolare contro le infermiere – non è eccezione, è sistematica. E finché 120mila episodi resteranno sommersi, la ferita continuerà a sanguinare” commenta De Palma.

La vulnerabilità non dipende solo dalla grande maggioranza numerica delle donne nella professione.
Entrano in gioco fattori relazionali, culturali e clinici. A partire dalla prossimità al paziente, che trascorre molto tempo con le infermiere, passando attraverso il ruolo empatico dell’assistenza (che deve essere disponibile sempre) e gli stereotipi culturali che vedono le donne come soggetto “debole”, fino alla rinuncia di denuncia da parte della professionista stessa, che agisce spesso per proteggere un paziente in stato critico (a.e. nei reparti psichiatrici).

“Le infermiere sono esposte perché incarnano la parte più relazionale, empatica e continua dell’assistenza. È lì, nel cuore della cura, che la violenza trova il varco”, aggiunge De Palma.

Da Nursing Up si alza la richiesta di misure concrete e immediate, a livello nazionale:

  • Piano nazionale obbligatorio contro la violenza in sanità, con azioni concrete e tangibili finalizzate alla prevenzione del fenomeno.
  • Registro digitale unico per segnalare ogni episodio.
  • Rafforzamento degli organici per ridurre la solitudine assistenziale, soprattutto nei turni notturni.
  • Formazione obbligatoria su de-escalation, gestione dell’aggressività e rischio psichiatrico.
  • Tutela legale e psicologica garantita alle vittime.
  • Osservatorio nazionale permanente con dati pubblici e aggiornati.
  • Campagne rivolte ai cittadini per contrastare la normalizzazione della violenza negli ospedali.

“Non chiediamo promesse, chiediamo atti concreti. Le donne della sanità non possono più essere lasciate sole. Difendere le donne che curano significa difendere la sanità stessa.
Se crolla la sicurezza di chi cura, crolla il Paese. È il momento di intervenire davvero”, conclude De Palma.

25 Novembre 2025

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