Omceo della Sardegna: “Servono soluzioni concrete e immediate. A partire dalla medicina territoriale”

Omceo della Sardegna: “Servono soluzioni concrete e immediate. A partire dalla medicina territoriale”

Omceo della Sardegna: “Servono soluzioni concrete e immediate. A partire dalla medicina territoriale”
Sentito il sindacato degli infermieri, il parlamentino ha proseguito il confronto sul disegno di legge di riforma del sistema sanitario regionale con i presidenti dell’ordine dei medici delle quattro province sarde: Salvatore Lorenzoni, Sassari; Maria Giobbe, Nuoro; Emilio Montaldo, Cagliari; Antonio Luigi Sulis, Oristano. 

“L’incontro – si apprende dal resoconto – ha rappresentato un momento di approfondimento sulle criticità del sistema sanitario e sulle possibili soluzioni per garantire maggiore efficienza e qualità dei servizi. Tra le principali tematiche discusse si evidenziano quelle inerenti la medicina territoriale, verso la quale è emersa una forte preoccupazione per l’insufficienza di medici di base e per la carenza di presidi territoriali, che costringe i cittadini a rivolgersi ai pronto soccorso e alle strutture ospedaliere, sovraccaricandoli (soltanto nel pronto soccorso di Sassari si registrano 180 accessi al giorno). I presidenti degli ordini hanno evidenziato la necessità di potenziare la rete di medicina territoriale e di integrare servizi diagnostici di base. Il riferimento alla telemedicina è stato valutato con una certa freddezza: “La telemedicina non sono le immagini trasmesse via WhatsApp e in Sardegna mancano le connessione adatte, insieme con il personale da impiegare”. Forti perplessità sono state rivolte agli istituendi centri di assistenza e urgenza – Cau (“non si comprende con quale personale potranno funzionare, considerato che sono sguarniti persino i pronto soccorso dell’Isola”)”.

“Una particolare sottolineatura è stata quindi rivolta alla carenza di personale e alla formazione, in particolare si è auspicata una attenzione prioritaria per i corsi di medicina generale, indispensabili per la contrattualizzazione e l’entrata in servizio di nuovi medici (“la riforma deve partire dalla colonna vertebrale del sistema sanitario: la medicina generale. Se questa non funziona, tutto il sistema rischia di collassare”). Per quanto riguarda la gestione dei concorsi e più in generale quella relativa al reclutamento del personale, le critiche hanno riguardato il ruolo e le funzioni che la proposta legislativa dell’esecutivo riconosce all’Ares. A giudizio dei presidenti degli ordini professionali, le competenze sul personale e le selezioni dovrebbero ritornare in capo alle Asl. Ma non soltanto, anche le gare per le forniture dovrebbero vedere un maggiore protagonismo delle aziende sanitarie (e non dell’Ares) giudicate più adatte ad assicurare presidi e strumentazioni adeguate alle necessità degli operatori”.

Sull’opportunità della riforma del sistema sanitario, Lorenzoni, Montaldo e Sulis hanno dunque affermato: “L’emergenza è non far affondare la barca ed è per tale ragione che è fondato il timore che l’introduzione di cambiamenti importanti potrebbe risultare bloccante rispetto alla necessità di mettere in campo azioni concrete e immediate”. Più possibilista, invece, la presidente dell’ordine di Nuoro, Maria Giobbe, che ha invitato Giunta e Consiglio “a fare presto” anche in riferimento alla nomina dei commissari nelle Asl della Sardegna”.

“Sull’omogeneità dei servizi all’interno delle singole province è stato espresso il concetto delle grandezze scalari in fisica: nelle province assistiamo ad un gradiente decrescente man mano che ci si allontana dalla sede delle Università. Mentre per i disequilibri territoriali è stato chiaro il presidente dell’ordine di Oristano: “Il cattivo funzionamento degli ospedali della Sardegna centrale porterà al default anche quelli di Sassari e Cagliari”. 

“Sul delicato tema degli accorpamenti – trattato sulle conclusioni del confronto -, il presidente di Cagliari ha ricordato la contrarietà del 95% del personale in servizio al Microcitemico, per il previsto  ritorno al Brotzu; mentre la presidente di Nuoro, con riferimento all’ospedale di Sorgono, ha affermato con schiettezza: “Ha senso mantenerlo aperto?”. 

Tenuto conto di quanto discusso durante le sedute del parlamentino, il Capogruppo Antonello Peru (Sardegna al centro 20venti), componente della Commissione Salute, commenta a Quotidiano Sanità: “Per una sanità efficiente serve visione strategica, non una nuova riforma. Nel corso dei lavori della Commissione ho invitato la maggioranza a una profonda riflessione: questa riforma va fermata. Le audizioni degli ultimi giorni hanno messo in evidenza un consenso chiaro contro la proposta di modifica del sistema sanitario regionale. Sindacati, medici, operatori sanitari e ordini professionali hanno espresso contrarietà, sottolineando che questa riforma non è la soluzione, ma un ulteriore ostacolo. Anche l’Ordine dei Medici delle province sarde, ha definito la proposta un’iniziativa priva di prospettiva”.  

“La nostra posizione – prosegue il capogruppo -, da sempre chiara, oggi trova conferma: l’Assessorato alla Sanità deve smettere di inseguire riforme superflue e iniziare ad applicare con efficacia la normativa già in vigore, attraverso provvedimenti concreti della Giunta. Non si può pensare che l’unico obiettivo di una riforma sia giustificare nuovi commissariamenti, anziché migliorare il funzionamento del sistema sanitario. La priorità deve essere un modello di sanità efficiente, vicino ai cittadini e capace di integrare realmente servizi territoriali e ospedalieri. Lavoriamo sulla base esistente, migliorando la legge di riforma 24 del 2020, che  rappresenta già una struttura su cui intervenire. Non serve stravolgerla, ma ottimizzarla con modifiche mirate.

Penso alla Semplificazione di Ares per una governance più efficace; alla riorganizzazione delle discipline ospedaliere, per costruire le reti funzionali tra presidi e territori; agli investimenti sul personale sanitario, per superare le gravi carenze che rallentano il sistema. Proprio la mancanza di risorse umane e la disorganizzazione sono il principale ostacolo alla riduzione delle liste d’attesa, un problema che non si risolve con una norma, ma con una gestione efficiente e moderna, che metta al centro la cura delle persone e valorizzi il personale sanitario”.

“Per questo motivo ribadiamo con forza: il futuro della sanità in Sardegna non passa da riforme inutili, ma da una visione strategica capace di ottimizzare le risorse, migliorare l’organizzazione e costruire un sistema sostenibile e vicino ai cittadini. Senza una visione chiara, ‘la cura non cura’ – conclude Peru.

E.C.

20 Gennaio 2025

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