Vergallo (Aaroi-Emac): “I medici non sono uno sportello bancomat da cui prelevare risorse e competenze”
“Proposte – ha proseguito – che invece non hanno la stessa concretezza e la stessa collaborazione allorquando provengono dalla politica, la quale non riesce a far altro che chiedere ai medici la disponibilità a non opporre resistenze verso le ambizioni di altre categorie”.
“Nessun medico, oggi, si sente in diritto o in dovere di salire sulle barricate contro altre professioni – ha specificato – , ma in modo altrettanto convinto nemmeno può fingere di non accorgersi che in molti ospedali la remunerazione economica delle progressioni di carriera di alcuni dirigenti delle professioni sanitarie non mediche viene effettuata attingendo in modo più o meno artificioso agli ormai scarni fondi contrattuali dei medici, così come alcuni dirigenti amministrativi vengono “premiati” attraverso la remunerazione di “progetti” di fantasiosa denominazione, finanziati con i proventi della libera professione dei medici”.
“Gli Anestesisti Rianimatori italiani – ribadisce – , che l’AAROI-EMAC rappresenta come categoria in massima parte monospecialistica, quindi fortemente caratterizzata nelle sue competenze e nelle sue prerogative professionali, non sono disponibili a fungere da sportelli bancomat per altre categorie di lavoratori. Sono invece disponibili a collaborare con tutti i decisori politici, oltre che con tutti gli altri professionisti che lavorano al loro fianco nelle sale operatorie, nelle rianimazioni, e in tutte le altre unità operative presso le quali prestano la loro opera, affinché ciascuna professione sanitaria, medica e non medica, non solo mantenga la dignità che le spetta, ma possa anche accrescerla, purché nel pieno rispetto di quella altrui, che oggi non pare essere”.
“Non siamo contro le professioni sanitarie – specifica – , siamo contro un’esigua minoranza di dirigenti delle professioni sanitarie che non intende abbandonare il sempre malcelato obiettivo di sfruttare il lavoro dei professionisti sanitari non medici che prestano assistenza al paziente al nostro fianco, sul campo, quotidianamente, per arroccarsi dietro ad una scrivania, all’interno di ovattati uffici amministrativi. Il tutto nel momento in cui, a fronte di un impellente scadenza, rappresentata dal 25 Novembre prossimo venturo, quando diverrà inevitabile per gli ospedali italiani riconoscere ai loro medici il diritto a turni di lavoro “europei”, continuano ad esserci imposte turnazioni insostenibili, nel silenzio assordante delle amministrazioni”.
21 Ottobre 2015
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