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Malasanità. Il medico c’entra solo 3 volte su 10. Ortopedia la branca più a rischio

di Chiara Stella Scarano

Presentati i risultati dell’indagine Eurispes in collaborazione con Enpam e il Tribunale di Roma, per una prima valutazione sull’impatto della Legge Gelli. L’indagine è stata svolta su 1.380 accertamenti tecnici svolti dal 1° aprile 2017 (data di entrata in vigore della Legge Gelli – Bianco) al 31 dicembre 2021 da parte della XIII sezione del Tribunale di Roma.

03 APR -

Sono stati presentati nei giorni scorsi a Roma i risultati della ricerca intitolata “La legge Gelli-Bianco e l’accertamento tecnico preventivo. Un primo bilancio sull’accertamento della responsabilità sanitaria nel Tribunale di Roma”, realizzata dall’Eurispes in collaborazione con la XIII sezione del Tribunale di Roma, l’Enpam e lo studio legale Di Maria - Pinò.

L’indagine sulla responsabilità professionale in sanità
L’indagine è stata svolta su 1.380 accertamenti tecnici svolti dal 1° aprile 2017 (data di entrata in vigore della Legge Gelli – Bianco) al 31 dicembre 2021 da parte della XIII sezione del Tribunale di Roma, composta da 16 magistrati che si occupano in via esclusiva di responsabilità professionale. In questo ambito, la responsabilità sanitaria riguarda circa l’85/90% del totale dei casi. Inoltre, il Tribunale di Roma è quello che da solo tratta il 35% delle cause di responsabilità medica e delle strutture sanitarie in Italia, rendendo i risultati dell’indagini ben rappresentativi del dato nazionale.

La Legge Gelli e la medicina difensiva
L’indagine ha innanzitutto permesso di valutare l’impatto iniziale della Legge Gelli riguardo agli Accertamenti tecnici preventivi volti alla conciliazione della lite. La Legge Gelli, infatti, nasceva con l’obiettivo, tra gli altri, di porre un freno al dilagare della medicina difensiva, posta in essere dagli operatori sanitari nei confronti dei pazienti al fine di prevenire contenziosi civili e penali a danno del medico stesso e/o della struttura sanitaria, e che grava sul SSN per circa 10 miliardi all’anno.

Medici coinvolti in 3 casi su 10
Dalla ricerca emergono molti dati significativi. In primis, su 1.380 Atp esaminati, il coinvolgimento personale dei medici riguarda solo il 29,7% dei casi. Questo significa che su 10 accertamenti per malasanità, solo 3 chiamano direttamente in causa i medici. Tuttavia, nel 65,3% dei casi gli Atp si concludono positivamente per il paziente, e nel 31,1% dei casi si concludono invece positivamente per la struttura. Questo significa che in 2 casi su 3 risulta effettiva la responsabilità professionale della struttura o del medico. Infine, i dati dicono che nel 29% degli Atp vi è stato il coinvolgimento dell’assicurazione.

Ortopedia e strutture pubbliche più a rischio contenziosi
Per quanto riguarda le branche specialistiche più coinvolte nei contenziosi, al primo posto troviamo Ortopedia con il 16,3%, seguita da Chirurgia con il 13,2%, e Infettivologia con l’11,7%. Questi tre settori, da soli, costituiscono il 41,2% degli Atp. Per quanto riguarda la tipologia di convenuto, invece, questo risulta nel 40,4% delle volte una struttura pubblica, nel 36,1% dei casi una struttura privata, e nell’11% dei casi un medico persona fisica o assicurazione. Il documento non manca di sottolineare la presenza, in alcuni casi, di criticità che riguardano il funzionamento delle strutture piuttosto che una responsabilità dei medici, e che la lotta alla medicina difensiva dovrà passare necessariamente per interventi mirati ad informare correttamente i cittadini sulla efficacia degli interventi sanitari e a ripristinare il rapporto di fiducia medico-paziente.

Chiara Stella Scarano



03 aprile 2023
© Riproduzione riservata

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