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Sindacato medici radiologi a congresso. Argalia: “Un’alleanza a difesa del Ssn proponendo la sua revisione profonda”


Il segretario nazionale: “In questa crisi profonda e durevole dobbiamo prendere atto che anche il ruolo del Sindacato deve cambiare. Auspico che questo nostro congresso non sia mera celebrazione di fasti passati e presenti, ma recuperi il momento di confronto reale e non virtuale necessario alla vita stessa di una organizzazione”

16 MAG - “Occorre superare i personalismi, le diffidenze, le casacche, occorre unirsi rispettando l’autonomia delle rispettive appartenenze, in sintesi “marciamo divisi per colpire uniti”. L'Area Radiologica, deve riappropriarsi del ruolo di Classe Dirigente e proporre insieme agli altri sindacati disponibili e alle società scientifiche (come la Sirm) un'alleanza a difesa del SSN proponendo la sua revisione profonda”. Sono le parole di Giulio Argalia, segretario nazionale del Sindacato area radiologica (Snr) in apertura del XIX Congresso Nazionale a Padova.

“Ci troviamo a Congresso - prosegue - mentre celebriamo i 70 anni dalla fondazione del nostro Sindacato. In 70 anni il mondo è completamente cambiato. E’ cambiato il nostro modo di lavorare, si sono rivoluzionate le tecnologie, la figura del medico radiologo è uscita dalla stanza di refertazione ed è divenuta trasversale a molte discipline e centrale per il percorso diagnostico e clinico del paziente. Nel frattempo però sono cambiati i riferimenti delle organizzazioni (i direttori sanitari non governano come una volta, non ci sono più), l’autorevolezza dei camici bianchi è svanita, le progressioni di carriera bloccate tra irrigidimenti normativi e scarne risorse economiche dedicate al sistema pubblico”.

“In questa crisi profonda e durevole dobbiamo prendere atto che anche il ruolo del Sindacato deve cambiare. Auspico che questo nostro congresso non sia mera celebrazione di fasti passati e presenti, ma recuperi il momento di confronto reale e non virtuale necessario alla vita stessa di una organizzazione. Che diventi fucina di idee, ma anche portatore di reali proposte per affrontare una crisi che non è professionale, ma culturale, sociale, economica. La tenuta del Sistema Sanitario Nazionale è oggi la preoccupazione principale, da cui deriva la comprensibile disaffezione dei giovani verso il sistema pubblico, e l’abbandono delle aree specialistiche a maggiore rischio di superlavoro e denunce temerarie. Ma il Sistema Sanitario siamo noi e noi per primi dobbiamo assumerci le responsabilità di una classe dirigente, senza limitarci ad abbaiare alla luna”.

“I tempi sono cambiati, dicevamo - sottolinea Argalia - il film che viene proiettato manda in onda immagini di un attacco progressivo a tutta la classe medica, ma ancora di più al settore dei servizi, mi riferisco all’Area Radiologica e alla medicina dei servizi e alla dirigenza sanitaria, associati con noi nel FASSID. Tutto questo nell’indifferenza, nel silenzio assordante dei sindacati generalisti, che hanno siglato accordi per poter strappare al potere politico piccole concessioni, specchietti per le allodole da usare per accaparrarsi qualche tessera in più. Ecco, noi pensiamo che la porta debba restare aperta per chiunque voglia aiutarci a mantenere il Servizio Sanitario in piedi, ma lo diciamo con chiarezza, le mancette e i superbonus non ci piacciono. E con questo atteggiamento vogliamo affrontare le prossime trattative per il rinnovo del contratto di lavoro, si spera prossimo visto che proprio oggi in Aran la nostra Confederazione Codirp discute il CCNQ”.

“Il contratto di lavoro - spiega - non è applicato perché non è applicabile. Le piante organiche sono di dieci anni fa e non sono mai state aggiornate. In questa realtà la sacrosanta battaglia per il recupero delle ore sulla quale ci siamo irrigiditi nelle ultime trattative è importante, ma inficiata dalla reale possibilità di recupero, dovuta alle carenze di personale. In molte aziende poi il contratto non è stato applicato perché ci sono direzioni generali deboli che chiedono pareri alla politica. Molte regioni sono imbarazzanti a livello di cultura sanitaria e non c’è più una controparte. Le amministrazioni ormai hanno solo l’obiettivo di dimostrare che stanno lavorando per la riduzione delle liste di attesa, cercano di utilizzare tutto, compresa l’arma di distrazione di massa dell’AI, che se usata come hanno in testa di utilizzare, non abbatterà le liste di attesa, questo lo sappiamo e lo sanno anche loro. Cosa possiamo fare quindi in concreto, tesaurizzando la nostra esperienza? Innanzitutto chiarendo anche al nostro interno le contraddizioni che vive ogni giorno la nostra professione“.

“Sappiamo che il 30% degli esami che facciamo è inutile. La domanda in sanità tende all’infinito: se continuiamo con ricette non appropriate, l’aumento dei tempi di attesa diventa inevitabile. Va definita meglio la presa in carico, evitando di far correre il paziente da una parte all’altra per trovare posto. La sanità deve essere integrata: è sbagliato fare una battaglia contro le assicurazioni perché gestiscono una parte della domanda, così come il privato convenzionato. Il sistema sanitario è universalistico solo sulla carta se poi un italiano su tre non riesce ad accedere alle cure. Ma le inappropriatezze vanno denunciate. Ancora, è insita nella storia della radiologia, nella nostra storia, la capacità di innovazione. Siamo stati i primi ad usare la tecnologia per esercitare la nostra professione, viviamo da sempre in prima linea. Ma non possiamo essere noi a fare barricate. Se chiudiamo alla telemedicina escluderemo intere parti di territorio nazionale (pensiamo alle comunità sugli Appennini) da un approccio contemporaneo alla diagnosi. Una diagnosi perfettibile, ma pur sempre una risposta al paziente in zona disagiata. Non dobbiamo essere talebani nelle normative. Ad esempio occorre rivedere la normativa dell'extramoenia e delle incompatibilità. Problemi che non possono essere risolti con un rinnovo contrattuale, essendo normati dalla legge che ha trasformato gli Ospedali in Aziende, senza prevedere gli strumenti operativi affinché potessero operare come Aziende ( autonomia amministrativa, flessibilità, premialità del personale, procedure concorsuali ecc.). Occorre essere agili per offrire possibilità a chi lavora nel pubblico di incrementare il proprio risultato economico, senza abbandonare un sistema che rappresenta ancora oggi una eccellenza europea e mondiale”, conclude.

16 maggio 2025
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