Nuovamente si ripresenta il fenomeno della chiusura improvvisa di strutture odontoiatriche gestite da società nelle quali il possesso della maggioranza di capitale è in mano a imprenditori. Dopo i casi che nelle ultime settimane hanno occupato i media per la chiusura di catene odontoiatriche in Veneto, Piemonte e Sicilia, la stessa situazione si ripete ora anche a Brescia. “Il copione è sempre il medesimo”, denuncia l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (Andi) in una nota. “Si fanno sottoscrivere ai pazienti finanziamenti per il pagamento anticipato delle cure e si fugge, poi, nottetempo con il bottino in mano senza completare le terapie, comunque già pagate per intero, lasciando, inoltre, i dipendenti senza stipendi e i collaboratori Odontoiatri senza il pagamento delle loro prestazioni professionali”.
Per l’Andi “sembra incredibile che questo fenomeno, che deriva da una scelta di “concorrenza” risalente alla legge 124/2017, non possa trovare oggi, anche dopo il continuo ripetersi delle fughe notturne, una correzione che mantenga viva la logica della concorrenza tutelando, tuttavia, pazienti, dipendenti e operatori. La soluzione è semplice: che l’esercizio dell’attività odontoiatrica sia solamente consentito ai soggetti vigilati dagli Ordini del Medici Chirurghi e Odontoiatri, quindi a Medici e Odontoiatri regolarmente iscritti all’albo degli Odontoiatri e alle società tra professionisti (STP) che, per legge, devono rispettare la proporzione 2/3 – 1/3 delle quote di capitale di proprietà dei soci professionisti e dei soci di capitale, la cui facoltà di intervento è consentita solamente se la società è iscritta alla sezione speciale dell’albo professionale. Giova ricordare che le STP (Tribunale di Forlì, decreto 25 maggio 2017) non possono fallire perché si tratta di attività professionali intellettuali, che non rientrano nel campo di applicazione della normativa fallimentare”.
L’occasione per intervenire, sottolinea il sindacato di categoria odontoiatrica, è ora presente con il disegno di legge sulle “prestazioni sanitarie” in discussione alla XII commissione della Camera ed è forte la speranza dell’Andi di una definitiva correzione del comma 153 della legge 124/2017: “Si tratta di una misura indispensabile per correggere le storture determinate da quella legge”.
L’Andi evidenzia, inoltre, come gli italiani “si recano nei paesi extra EU per le cure odontoiatriche continuano ad avere enormi problemi. Poche settimane orsono si è verificato nuovamente il decesso di un paziente e moltissimi dei casi trattati in quei luoghi richiedono nuovi interventi odontoiatrici a breve distanza di tempo dalla loro conclusione”. Come intervenire? “Una soluzione esiste anche in questa situazione: modificare l’art.15 comma 1 lettera “c” del TUIR (decreto 917/2016), escludendo la detrazione fiscale per le cure odontoiatriche eseguite in quelle aree”, dichiara l’Andi.
Andi sollecita pertanto gli Ordini professionali a farsi parte attiva nel richiedere una misura di legge in questa direzione, “che riteniamo oggi indispensabile per la tutela dei pazienti i quali, non sufficientemente consapevoli dei rischi, si recano in quei luoghi convinti di risolvere a basso costo i loro problemi odontoiatrici”.
“È dovere degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri – ribadisce l’Andi – tutelare la salute dei pazienti, garantendo la qualità e la sicurezza delle cure: a loro ci rivolgiamo perché possano adoperarsi nel sostenere la modifica legislativa che noi suggeriamo, certi della loro assoluta adesione a questa nostra proposta”.