Nonostante le donne rappresentino la maggioranza del personale sanitario, la loro presenza ai vertici rimane drammaticamente bassa Nelle aziende sanitarie pubbliche, per esempio, rappresentano solo il 23,6% dei direttori generali. E tra i medici con incarico di primari la percentuale femminile si ferma al 22,97%. Nel personale sanitario in genere, che comprende professioni storicamente composte da donne, il riconoscimento con cariche dirigenziali si attesta appena allo 0,22% dei professionisti.
È il quadro che emerge dal Rapporto 2025 dell’Osservatorio sull’Equità di genere della leadership in sanità, promosso dall’associazione Leads – donne leader in sanità, realizzato in collaborazione con l’università degli Studi di Milano e presentato questa mattina a Roma nella sede del ministero della Salute.
I risultati del report mostrano comunque qualche spiraglio, nel caso del settore privato, dove il comparto farmaceutico mostra risultati incoraggianti: le donne rappresentano il 45% degli addetti e quasi la metà dei quadri, mentre tra i dirigenti la loro presenza è ancora limitata al 37,7%. Più critico il settore dei dispositivi medici, dove le donne occupano solo il 25% dei ruoli apicali, nonostante una partecipazione femminile al 45%. Nel mondo accademico, però, l’area delle scienze mediche, pur registrando una crescita della componente femminile tra i docenti (43,23%), presenta ancora una presenza ridotta nei ruoli più elevati: solo il 22% delle professoresse ordinarie è donna.
Il rapporto, frutto di un lavoro multidisciplinare e partecipato, analizza i dati provenienti da tre ambiti: le organizzazioni sanitarie del Servizio sanitario nazionale, le imprese del settore farmaceutico e del settore dei dispositivi medici, e il campo della formazione e conoscenza.
I risultati mostrano forti disparità in quasi tutti gli ambiti oggetto di analisi: il contesto pubblico del Ssn presenta la maggiore disuguaglianza, con un indice (indicatore Gender Leadership Index in Health che si muove intervallo fra 0, nessuna rappresentanza femminile, e 1, totale rappresentanza) pari a 0,21, pur essendo il settore con la maggior percentuale di donne tra gli occupati (circa il 70%).
Anche nel personale universitario si osserva un forte squilibrio nella rappresentanza delle donne nei ruoli apicali: guardando ai professori ordinari delle discipline delle scienze mediche, si registra un indice pari a 0,27. Il settore farmaceutico e il settore dei dispositivi medici riportano valori più alti. Nel primo ci si avvicina molto al punto di equilibrio (0,43) e dal trend si osserva un progressivo avvicinamento alla piena parità. Nel secondo, invece, nonostante una minore partecipazione femminile agli addetti ai lavori di questo campo, l’indice raggiunge lo 0,31, indicando una sottorappresentazione femminile nei ruoli apicali di questo settore.
“L’Osservatorio – afferma Patrizia Ravaioli, presidente Leads – non è soltanto un progetto di ricerca: è un modo per fare advocacy in modo costruttivo, per influenzare le decisioni pubbliche attraverso l’evidenza dei dati e la forza dell’analisi oggettiva. Rappresenta una forma concreta di impegno civile e sociale ed è la dimostrazione di come la conoscenza possa diventare strumento di cambiamento, di come la ricerca possa tradursi in azione e l’evidenza in equità. È il risultato dell’impegno di molte persone che ci hanno lavorato e dell’Associazione donne leader in sanità, e dell’università degli Studi di Milano, che insieme hanno scelto di credere in un modello di leadership fondato su competenza, responsabilità e giustizia sociale”.