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Aritmie cardiache. Primo trattamento di radioablazione all’Ao S. Andrea di Roma 

“Si contano sulle dita delle mani i casi al mondo affrontati con tale metodologia”, sottolinea l’Azienda. "Con la stessa accuratezza e precisione millimetrica con cui vengono trattati tumori primitivi o metastatici, è stata rilasciata una dose di radiazioni, pari a 25 Gy in singola sommini-strazione, sul tessuto cardiaco, che ha determinato la morte delle cellule responsabili dell’aritmia”.

04 APR - Realizzato il primo trattamento di radioablazione presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma, l’innovativa tecnica radioterapica utilizzata per eradicare definitivamente un’aritmia ventricolare minacciosa per la sopravvivenza del paziente. “Si contano sulle dita del-le mani i casi al mondo affrontati con tale metodologia: con la stessa accuratezza e precisione millimetrica con cui vengono trattati tumori primitivi o metastatici, è stata rilasciata una dose di radiazioni, pari a 25 Gy in singola somministrazione, sul tessuto cardiaco, che ha determinato la morte delle cellule responsabili dell’aritmia”, sottolinea l’Azienda in una nota. Il progetto di cura, frutto dei progressi e delle conoscenze raggiunte con le radiazioni ionizzanti in ambito oncologico e neurologico, è stato messo a punto grazie alla sinergica collaborazione tra l’Unità di Cardiologia, diretta da Emanuele Barbato, e l’Unità di Radioterapia, diretta da Mattia Falchetto Osti.

Le aritmie, spiega la nota aziendale, “sono generalmente trattate con la terapia farmacologica antiaritmica e con l’ablazione. Quest’ultima si ottiene inserendo dei cateteri all’interno del cuore, mediante i quali si risale alla sede di origine ed alla genesi dell’aritmia. Una volta acquisite queste informazioni, i cateteri introdotti, mediante energia a radiofrequenza, generano delle microlesioni sul tessuto cardiaco in grado di interrompere il cortocircuito responsabile delle aritmie, pericolose per la vita dell’individuo. Laddove la metodica non è consentita o non è risolutiva, perché l’area responsabile dell’aritmia è troppo estesa oppure situata in regioni che potrebbero subire dei danni irreversibili, si può ricorrere alla radioterapia. Il trattamento ionizzante è in grado di distruggere l’area responsabile dell’evento aritmico, in modo non invasivo (senza intervento chirurgico) e con bassissimi rischi per il paziente”. La messa a punto del programma terapeutico si è resa possibile grazie al supporto degli elettrofisiologi dell’Ospedale Sant’Andrea, Francesco Spera e Roberta Falcetti, i quali attraverso un mappaggio endocavitario hanno individuato la zona responsabile dell’aritmia, su cui successivamente l’equipe radiotera-ica di Mattia Falchetto Osti ha realizzato un programma personalizzato di terapia.

Ad oggi la procedura di radioablazione, avvenuta in regime ambulatoriale, è risultata efficace e il paziente, rientrato a casa, non ha più mostrato eventi aritmici; resta comunque sotto stretto monitoraggio, effettuato a distanza mediante una piattaforma collegata agli ambulatori cardio-logici.

Oltre alla radioablazione, al Sant’Andrea si effettuano trattamenti per aritmie ventricolari con la tecnica dell’ablazione endocardica ed epicardica, offrendo al paziente “un ventaglio di soluzioni che copre tutto lo spettro dei disturbi elettrici ventricolari”.

04 aprile 2023
© Riproduzione riservata

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