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Al Policlinico Tor Vergata torna “Sto bene, grazie”, l’opera d’arte immersiva che parla della depressione  

Il cuore della campagna (in programma fino al 21 aprile) è il cubo 6m x 6m posizionato nell’area antistante l’ingresso principale del PTV, attraverso il quale il visitatore potrà essere coinvolto in un percorso esperienziale (composto da 4 sale) che proietta, attraverso stimoli artistici, nella sintomatologia e promuove la possibilità di guarigione attraverso la richiesta d’aiuto.

16 APR - Inaugurato al Policlinico Tor Vergata di Roma (alla presenza del Rettore della Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Nathan Levialdi Ghiron, del Direttore Generale ff. del Policlinico Tor Vergata, Andrea Magrini, della Prof.ssa Cinzia Niolu, Direttore della UOC Psichiatria e Psicologia del PTV, del Prof. Alberto Siracusano e del Prof. Enzo Fortuna) il box esperienziale #StoBeneGrazie che mira a sensibilizzare sul tema della depressione. Il Cubo 6m x 6m, posizionato nell’area antistante l’ingresso principale del PTV, coinvolge il visitatore in un percorso esperienziale che proietta, attraverso stimoli artistici, nella sintomatologia e promuove la possibilità di guarigione attraverso la richiesta d’aiuto.

“Questo box esperienziale rappresenta un’occasione di approfondimento sulla depressione - spiega il Prof. Alberto Siracusano - argomento di grande attualità che rientra all’interno del più ampio Progetto Benessere, nato in collaborazione con l’UTV; abbiamo infatti strutturato nell’ultimo anno e mezzo, con la preziosa disponibilità del Rettore della Università degli Studi di Roma Tor Vergata Nathan Levialdi Ghiron e con il sostegno del MIUR, una progetto trasversale che ha dato vita ad uno sportello di ascolto dedicato al benessere dei lavoratori del PTV e degli studenti dell’Ateneo”.

Il Rettore della Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Nathan Levialdi Ghiron aggiunge: “Questo box ci permette di vivere un’esperienza importante per vivere e meglio capire, attraverso i sensi, cosa sia il disagio psichico; questa installazione è stata prima al Maxxi, dedicata quindi ad un pubblico differente da quello del nostro territorio, e questo ci dà la misura di quanto sia importante diffondere, in differenti contesti, la cultura su queste tematiche”.

Conclude la Prof.ssa Cinzia Niolu: “La Medicina va intesa sempre più come Medicina di prossimità e quindi è importante che questa esperienza immersiva venga offerta a questa parte della città di Roma, al fine di poter far conoscere ed interiorizzare cosa sia la salute mentale e poter, di conseguenza, fare una prevenzione efficace. Conoscere è sempre il primo passo per ottenere strumenti per debellare o quanto meno ridurre l’impatto sul sociale di una patologia così connessa con l’idea di stigma”.

“Sto bene grazie”, il percorso

Un percorso difficile
Nella prima stanza, tramite pesanti tendaggi e un pavimento inclinato - che non viene immediatamente percepito, ma che rende più faticoso l’incedere del visitatore - sarà simulato lo stato di costrizione, di difficoltà ad andare avanti, condizione di molte persone affette da disturbi depressivi.

Arte performativa
Il visitatore si trova di fronte ad un telo elastico, dietro al quale una danzatrice, Jeannie Nitro, si muove come se fosse prigioniera, mettendo in scena la sensazione di oppressione e l’impossibilità di liberarsi: il tessuto accentuerà i movimenti della performance, evidenziando l’emotività di tale condizione.

Piccola mostra videografica
Il visitatore ha accesso alla terza stanza, simile ad un breve corridoio. Al muro, uno o più schermi riprodurranno un video artistico che mostrerà il senso più profondo della depressione. La proiezione dapprima rappresenterà alcune forme depressive, per poi pian piano cambiare, trasformarsi, fino a veicolare un messaggio di speranza e fiducia. L’intento è trasmettere l’idea che con costanza, consapevolezza e le giuste cure sia possibile gestire la depressione, guarire dalle forme più lievi e convivere con i disturbi, che smettono così smettono di essere limitanti.

La quarta stanza
L’ultima stanza presenterà una luce soffusa ma rassicurante: qui verrà installato uno specchio, di fronte al quale improvvisamente lo spettatore si troverà faccia a faccia con sé stesso. Accanto allo specchio, un arco divide idealmente la stanza in due aree distinte: dall’arco si vedrà un albero, simbolico, dipinto in tinte tenui e rassicuranti. Superato l’arco, sarà visibile una scritta sopra la porta d’uscita: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Il verso dantesco, che chiude il primo libro della Divina Commedia, racchiude tutto il senso di speranza e simboleggia il passaggio verso la luce, l’uscita da un “inferno” verso qualcosa che alleggerisce e libera l’animo e la mente.

16 aprile 2024
© Riproduzione riservata

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