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Lazio. Caos Pronto Soccorso. Zingaretti al Prefetto: “Servono posti letto delle strutture private”. Cgil attacca: “Filtro Case Salute non funziona”

Ieri pomeriggio erano 302 le persone ancora in attesa di ricovero. Il governatore chiede un intervento di Pecoraro: "Serve disponibilità dei privati accreditati". E la Cgil lancia l'allarme: "Le difficoltà si stanno scaricando sugli operatori, a rischio continuo di aggressione".

22 GEN - Le 20 strutture della capitale sede di Pronto soccorso continuano ad annaspare nel caos, prese d’assalto da un carico di pazienti reso sempre più pesante dal picco influenzale di questi giorni. Soltanto ieri, secondo quanto rilevato dalla Pisana, si registravano 1.091 presenze complessive e ben 302 persone ancora in attesa di ricovero. Un quadro neanche così drammatico rispetto a lunedì, quando alle 14 i pazienti avevano raggiunto addirittura quota 1.227.

Zingaretti ha comunque garantito che “lì dove si stanno mettendo in atto tutte le misure indicate dalla Regione vi è una situazione di minor stress” e ha spiegato che “per quanto riguarda il fermo ambulanze i numeri segnalano un trend in miglioramento”. Rassicurazioni che però non sembrano sufficienti e così lo stesso governatore ha aperto “a un intervento del Prefetto di Roma”, in quanto “può favorire la messa a disposizione di posti letto delle strutture private accreditate al servizio sanitario regionale”. Un’ipotesi sempre più concreta, soprattutto alla luce “della massima disponibilità fornita dalle rappresentanze della sanità privata per alleggerire la pressione nei pronto soccorso impegnandosi fino al 31 marzo prossimo”.

Domani l’amministrazione regionale incontrerà i sindacati per monitorare la situazione dei Dipartimenti di emergenza. Ma i timori in vista delle prossime settimane non sembrano diradarsi. “Da quindici giorni almeno, ogni giorno – denuncia Natale Di Cola, segretario regionale della Fp Cgil - ci sono oltre 300 persone parcheggiate sulle barelle a cui il sistema sanitario non riesce a trovare un posto letto. E le ambulanze continuano a restare bloccate in un numero eccessivo”. Difficoltà che rischiano di scaricarsi in maniera insostenibile sugli operatori che “sono a rischio continuo di aggressione”. Anche perché, osserva Di Cola, il filtro delle Case della salute e del territorio “non funziona sempre e non funziona come dovrebbe” e le Direzioni sanitarie “non stanno mettendo in atto tutte le azioni organizzative necessarie”.
 
Gennaro Barbieri

22 gennaio 2015
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