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Federsanità Anci: “Tutti i ritardi della sanità nel Lazio”

A due anni dall'arrivo di Zingaretti i dati di monitoraggio LEA e SIVeAS mostrano ancora molte ombre sulla sanità regionale che, ha certamente ridotto il disavanzo, ma lo ha fatto a scapito del livello dei servizi resi ai cittadini. E intanto la spesa sanitaria privata aumenta

26 GEN - Sono trascorsi quasi due anni dall’arrivo di Zingaretti alla guida della regione Lazio. Un lasso di tempo significativo per valutare il cambiamento che avrebbe dovuto portare il Lazio al centro di una rinascita sanitaria senza precedenti. Invece, i dati di monitoraggio LEA e SIVeAS mostrano ancora molte ombre sulla sanità regionale che, ha certamente ridotto il disavanzo, ma lo ha fatto a scapito del livello dei servizi resi ai cittadini. Così la regione della Capitale è scesa nelle due classifiche e, conseguentemente, vede un aumento della spesa verso la sanità privata, con la percentuale di incremento tra le più elevate del Paese.

Un triste elenco di negatività che vedono gli indicatori relativi a demenza, numero di anni di vita in buona salute e limitazioni nelle attività quotidiane dopo i 65 anni peggiori rispetto alle medie OCSE. O, ancora, il tasso di bambini in sovrappeso tra i più alti dell’area OCSE e la popolazione con 65 anni di età e oltre che presenta, in percentuale, il minor numero di operatori per l’assistenza a lungo termine osservabile tra le regioni ed i Paesi dell’OCSE.

La lista è così lunga che si potrebbe tediare chi ci legge, ma in questa Regione il coordinamento delle cure e l’integrazione tra assistenza sanitaria e sociale sono caratterizzati da una bassa e disomogenea diffusione sul territorio regionale e la spesa sanitaria nelle ASL appare ancora prevalentemente diretta a tipi tradizionali di servizi di cure primarie, quali medici individuali, con una piccola spesa allocata a servizi per pazienti fragili o quelli con condizioni croniche. Anche dal punto di vista strumentale il quadro non migliora, infatti, nel Lazio risultano carenti tutti gli strumenti di gestione della performance del sistema sanitario regionale e dei modelli di accreditamento (ciò rende difficile il confronto con gli standard nazionali e limita la responsabilità del provider nei confronti dell’utente). Senza considerare che l’infrastruttura informativa è insufficientemente sfruttata a causa di una debole capacità di collegamento dei dati ed un uso limitato del fascicolo sanitario elettronico.

Nei rapporti è evidenziato come gli attuali indicatori relativi all’assistenza primaria e territoriale non sono sufficienti a fornire un quadro completo dell’efficacia, della sicurezza e della centralità del paziente in questo settore, senza considerare che c’è una carenza di informazioni sulla qualità orientata al paziente e sulla qualità dell’assistenza effettivamente erogata. E ancora non vi sono, ad oggi, rilevazioni di indicatori di qualità o di esito a livello del singolo professionista e la diffusione delle informazioni sulla performance dei fornitori di cura resta sottoutilizzata come potenziale guida per il miglioramento continuo della qualità.

Permettetemi di aggiungere che una volta evidenziati questi dati freddi e impietosi, va dato atto alla Regione Lazio di aver approvato un nuovo piano per la riorganizzazione della rete ospedaliera molto ambizioso e che prevede un cambio di tendenza, tuttavia esistono aree per le quali riteniamo occorra uno sforzo maggiore. Infatti, la sanità del Lazio rimane ancora troppo legata alle eccellenze degli ospedali romani, queste eccellenze andrebbero sviluppate in modo diffuso nelle altre quattro province per garantire equità per l’accesso alle cure a tutti i cittadini. Inoltre, sarebbe necessario sviluppare l’infrastruttura informativa del servizio sanitario regionale espandendo l’insieme di indicatori raccolti nella Griglia LEA e facendo un migliore uso degli indicatori del PNE nella contrattazione con gli erogatori di assistenza sanitaria.

Non vogliamo fare critiche sterili ma servono benchmark qualitativi e quantitativi, da rendere trasparenti ed accessibili ai cittadini, tra reparti omogenei per promuovere le buone pratiche e superare l’autoreferenzialità dei singoli, siano essi del pubblico o del privato accreditato. Infine, andrebbero messi a punto sistemi di pagamento delle prestazioni più ingegnosi, articolati e capaci di premiare la qualità, l’attività o il raggiungimento di obiettivi regionali attraverso la formula di compenso a prestazione (fee-for-service). Specifica attenzione dovrebbe essere diretta verso strategie preventive, gestione efficiente delle malattie croniche con acquisizione dei dati clinici e miglior coordinamento delle cure erogate (niente dati su cui effettuare verifiche, nessun pagamento della prestazione e penalizzazione progressiva per le prestazioni inappropriate).

Ci scuserà il Presidente Zingaretti ma noi tocchiamo con mano la disperazione dei sindaci che non riescono più ad erogare i servizi per non autosufficienti e fragili e crediamo che, utilizzando esclusivamente i molteplici ma freddi decreti della direzione regionale, gli obiettivi che si è posto sin dall’insediamento siano difficilmente raggiungibili, almeno entro questa sua prima legislatura, ma i cittadini laziali, pur pazienti, preferirebbero non attendere così tanto tempo per avere un accesso ai servizi migliore, e non si tratta di ottenere eccellenze, ma di garantire un semplice diritto.
 
Enzi Chilelli
Direttore Generale Federsanità Anci

26 gennaio 2015
© Riproduzione riservata

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