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Diritto alla salute e partecipazione. Sul diabete il Lazio è all’avanguardia

Siamo la prima Regione che ha recepito il Piano nazionale per la malattia diabetica e che ha decretato il suo Piano regionale. Al centro del Piano c’è la prevenzione: quella primaria, con interventi che riguardano gli stili di vita, e quella secondaria, per scongiurare complicanze gravi. La fase sperimentale di attuazione del nuovo Piano durerà cinque mesi, da maggio a settembre, e coinvolgerà circa 15mila persone.

04 APR - Sul diabete il Lazio è all’avanguardia. Siamo la prima Regione che ha recepito il Piano nazionale per la malattia diabetica e che ha decretato il suo Piano regionale. Un fatto importante perché avviene in una fase assai difficile caratterizzata dal Piano di rientro. Non ci siamo leccati le ferite, ma abbiamo lavorato e investito per il cambiamento.
 
Un impegno che mi pare confortato dalla importante presenza di dirigenti del mondo sanitario, operatori professionali e associazioni dei pazienti nel corso dell’evento svolto la settimana scorsa nella sede della Regione Lazio dal titolo: “Salute e partecipazione. Il Piano regionale sulla malattia diabetica”.
Bisogna ricordare che nel Lazio sono affette da diabete ben 382mila persone. In pratica, parliamo di un problema che riguarda il 6% della popolazione. La prevalenza del diabete al 31 dicembre 2013 è del 10,3% con un tasso tra le varie Asl laziali da un minimo di 8,9% a un massimo di 12% negli uomini e da un minimo di 6,4% a un massimo di 10,6% nelle donne. Oltre 2.500 i diabetici in età pediatrica. Un paziente diabetico costa al Servizio Sanitario Regionale il doppio di uno senza diabete. Le spese ospedaliere per questi pazienti rappresentano il 57% del costo complessivo e quelle per i farmaci ammontano al 29%.

L’ambizione è quella di garantire ai cittadini – anche quelli a rischio come chi soffre di obesità – un complesso di servizi attivabili dal momento del rischio alla gestione quotidiana della malattia. In che modo? Con una rete quotidiana di servizi che permette al paziente di entrare in un programma. Come ha spiegato nel corso dell’evento il Presidente della Regione Zingaretti, “con i medici di medicina generale ci sarà un'unica ricetta, un unico appuntamento preso dal medico per fare le analisi, e con la presa in cura una possibilità di seguire meglio il paziente andando incontro ai diritti dei malati, in un sistema che funziona meglio”. L’obiettivo del piano, infatti, è quello di rendere omogenea l'assistenza a favore delle persone con diabete in tutto il territorio regionale a partire dalla gestione integrata del paziente con l'attivazione di Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) personalizzati e differenziati a seconda del grado di complessità della malattia.

Al centro del Piano c’è la prevenzione. Quella primaria, con interventi che riguardano gli stili di vita, l’attività motoria, il regime alimentare. E quella secondaria, per scongiurare complicanze gravi come la cecità, la dialisi, il piede diabetico con rischio di amputazione degli arti inferiori. Bisogna ricordare che ancora troppo pochi diabetici svolgono i necessari esami di controllo. Il livello di prevenzione attuale è talmente basso che il fatto di proporla e realizzarla è rivoluzionario.

La fase sperimentale di attuazione del nuovo Piano durerà cinque mesi, da maggio a settembre, e coinvolgerà circa 15mila persone. Tra l’altro particolare attenzione viene dedicata al percorso per favorire l'inserimento a scuola del bambino con diabete. Le strutture interessate saranno le Case della Salute di Prati Trionfale, Tenuta di Terranova e S. Agostino di Ostia ed i Distretti di Monte Mario, S.Giovanni-Cinecittà e Prenestino Centocelle, poi progressivamente verrà estesa a tutto il territorio regionale a partire dalle Case della Salute e dalle Unità di Cure Primarie della Medicina Generale.
 
In definitiva, questo Piano è rivoluzionario dal punto di vista del modello professionale: il paziente non è più costretto ad una serie di passaggi settoriali giustapposti, ma può contare sulla integrazione tra diversi professionisti con un approccio a 360° e sulla collaborazione tra distretto, Casa della Salute e medico di medicina generale.

Il tema della partecipazione è stato cruciale: abbiamo puntato al coinvolgimento e al rafforzamento delle associazioni fin dal momento della definizione del piano. Le misure del Piano, poi, diventano l’attività ordinaria dei direttori generali ed entreranno a far parte dei loro obiettivi di performance: insomma, un fatto strategico, come ha sottolineato anche Vincenzo Panella, da pochi mesi Direttore generale Salute e Politiche sociali della Regione Lazio. Perché non basta un decreto amministrativo, serve la sensibilità e la preparazione degli operatori che devono partecipare e condividere la finalità generale. 
 
Teresa Petrangolini (Pd)
Consigliere segretario del Consiglio regionale Lazio

04 aprile 2016
© Riproduzione riservata

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