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Bellomo (Aris Lazio) si schiera con i riabilitatori: “Vicenda allucinante”

Il presidente dell’associazione delle strutture religiose prende posizione nella vicenda che sta contrapponendo le professioni riabilitative alla Regione Lazio che ha comminato sanzioni contestando l’appropriatezza delle prestazioni riabilitative erogate a partire dal 2009 ad oggi.

21 FEB - Aris Lazio (Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari), per bocca del proprio presidente Michele Bellomo prende posizione nella vicenda che sta contrapponendo le professioni riabilitative alla Regione Lazio che ha comminato sanzioni contestando l’appropriatezza delle prestazioni riabilitative a partire dal 2009 ad oggi.

“Allucinante”, afferma Bellomo. “Soprattutto se si pensa che il problema sta coinvolgendo anche Case di cura ed ospedali classificati. E tutto a causa di un altrettanto allucinante Decreto regionale, il 40 del 2012, varato dalla precedente giunta commissariale, in barba alla vigente legislazione nazionale in materia (chissà perché rimasta inapplicata solo nella Regione Lazio in quegli anni) che sembrò fatto apposta per mettere in difficoltà strutture e operatori, naturalmente a discapito dei malati. Tra l’altro quel Decreto prevedeva sanzioni abnormi dinnanzi alle quali quelle contestate, e poi abolite, ad Equitalia sono veramente quisquiglie. Si parla di due tre milioni di euro per infrazioni di poche decine di migliaia a di euro”, continua Bellomo.

Per il presidente Aris Lazio il decreto “deve essere sembrato allucinante anche alla nuova Giunta Zingaretti se è vero come è vero che, dopo anni di nostre proteste, finalmente nel 2016 lo ha azzerato con una nuova normativa più rispondente alle direttive nazionali, alle esigenze della riabilitazione e dei riabilitatori”. Tuttavia, “oggi la Regione ripropone una questione che lei stessa aveva ritenuto ingiusta e ingiustificata”, conclude Bellomo che annuncia di essere stato “convocato in questi giorni dalla regione per aprire un tavolo di confronto e auspichiamo che si possa venire ragionevolmente a capo della questione”.

21 febbraio 2018
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