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Cuore e condizioni meteo. Esiste un legame tra clima e infarto ed è possibile effettuare previsioni con giorni di anticipo

Basse temperature, maggiore umidità e giornate meno piovose in inverno e temperature più elevate in estate aumentano la probabilità di infarto. Lo dice uno studio recentemente pubblicato su International Journal of Cardiology da un gruppo di ricercatori italiani coordinati dal Professor Francesco Versaci, direttore della Cardiologia dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina, che spiega: “Riuscire a prevedere con anticipo i giorni considerati con ‘bollino rosso’ per infarto offre la possibilità di prevenzione dei pazienti a maggior rischio e ulteriori possibilità organizzative per il sistema dell’emergenza sanitaria”. LO STUDIO

13 SET - Cuore e condizioni meteo. Esiste un legame tra clima e infarto ed è possibile effettuare previsioni con giorni di anticipo. Queste le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato su una importante rivista internazionale da un gruppo di ricercatori italiani coordinati dal Professor Francesco Versaci, direttore della Cardiologia dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina, uno dei centri Italiani più attivi per la cura dell’Infarto mediante angioplastica coronarica.

Lo studio è stato condotto per un periodo di cinque anni su oltre 5000 pazienti colpiti da infarto miocardico acuto trattati con angioplastica primaria in tre centri: oltre all’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina anche la Cardiologia del Policlinico Tor Vergata diretta dal professor Romeo e l’ospedale Cardarelli di Campobasso hanno partecipato allo studio. L’analisi è stata effettuata effettuando una correlazione tra infarto STEMI e variabili climatiche quali temperatura, umidità, pioggia, pressione atmosferica forniti dal Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare di Pratica di Mare.
“L’incidenza di infarto ha una distribuzione circadiana e stagionale – commenta il Prof. Versaci – la rottura o l’erosione della placca aterosclerotica sono le cause patogenetiche principali, ma diversi fattori scatenanti ne sono coinvolti. Tra questi il clima ha un impatto significativo sul rischio. Esistono delle complesse interazioni stagionali - continua il prof Versaci -: basse temperature, maggiore umidità e giornate meno piovose in inverno e temperature più elevate in estate aumentano la probabilità di infarto”.

“In particolare sono le brusche riduzioni della pressione atmosferica che possono con giorni di anticipo evidenziare una maggiore incidenza di infarto in tutte le stagioni dell’anno. Tali risultati - conclude il prof. Versaci  - hanno importantissime implicazioni sulle strategie terapeutiche dei pazienti: riuscire a prevedere con anticipo i giorni considerati con ‘bollino rosso’ per infarto offre la possibilità di prevenzione dei pazienti a maggior rischio di accidenti cardiovascolari e ulteriori possibilità organizzative per il sistema dell’emergenza sanitaria”.

13 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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