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Telemedicina. D’Amato: “Il futuro è adesso, il Lazio è pronto per l’accelerazione”

L’assessore alla III Conferenza sull’assistenza primaria promossa dall'Istituto "Giuseppe Cannarella". Per D’Amato occorre “accelerare gli interventi sulla assistenza domiciliare e sulla telemedicina in un quadro sistemico nazionale”.  Ma non basta: “I medici vanno formati, occorre un cambio culturale”. Della necessità di creare un modello nazionale di telemedicina ha parlato Marcella Marletta, del Ministero della Salute: “Su questo stiamo lavorando con l'Istituto Superiore di Sanità”, ha detto.

15 NOV - La parola d'ordine è fare sistema perché le eccellenze in telemedicina ci sono ma non sono ancora integrate fra loro. Alla III Conferenza nazionale sull'assistenza primaria, organizzata dall'Istituto superiore di studi sanitari "Giuseppe Cannarella", in corso oggi a Roma, è stato fatto il punto della diffusione della medicina a distanza sia a livello locale sia nazionale.

Per Alessio D'Amato, Assessore alla Sanità della Regione Lazio, “le condizioni per fare dei salti di qualità importanti ci sono, sia per quanto riguarda i sistemi infrastrutturali sia per le società informatiche. Il futuro è adesso – ha detto -. Dobbiamo accelerare tutti i nostri interventi sulla assistenza domiciliare e sulla telemedicina in un quadro sistemico nazionale. Nel Lazio abbiamo 26mila pazienti ultrasessantacinquenni seguiti in assistenza domiciliare ed esperienze importanti di telemedicina, soprattutto per il monitoraggio dello scompenso cardiaco e dei parametri vitali. Ma abbiamo decisamente bisogno di dare una accelerazione perché è questa la sanità del futuro che consente maggiore appropriatezza, riduzione dei costi e dei trasporti per i cittadini”.

Anche sul piano della informatizzazione del sistema sanitario nel Lazio, l'Assessore è ottimista: “Il fascicolo sanitario elettronico è stato completato al 98% ciò che andava fatto dal punto di vista tecnologico. Tra l'altro, una spinta importante sarà data dalla banda 5G per cui la regione sarà una delle prime in Italia”.

Quanto aIla partecipazione di sanitari e pazienti all'innovazione, l'assessore ha aggiunto: “I medici vanno formati, occorre un cambio culturale. Il medico deve essere sicuro di refertare a distanza anche perché i sistemi migliorano ma non possono essere usati per fare autodiagnosi. I dati devono essere sempre mediati dal clinico”.

Della necessità di creare un modello nazionale di telemedicina ha parlato Marcella Marletta, Direttore generale dei Dispositivi Medici e del Servizio Farmaceutico presso il Ministero della Salute. “La materia è talmente importante che anche a livello europeo se ne è discusso. Infatti i regolamenti che entreranno in vigore dal maggio 2020 definiscono proprio cos'è un dispositivo medico. La certificazione è fondamentale perché ci permette di fare affidamento sugli strumenti. Quello che manca è un modello di tipo nazionale. Su questo stiamo lavorando con l'Istituto Superiore di Sanità e con il presidente Brusaferro abbiamo deciso di stringere un accordo per creare un modello per l'unità di sistema che non può viaggiare a velocità diverse. Speriamo di lavorare bene e dare uno strumento di governo”.

15 novembre 2019
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