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Attività Fisica, fondamentale elemento di prevenzione e benessere per la popolazione


08 APR -

Gentile Direttore,
l’Istat, nel suo report annuale riferito al 2020, ha riportato alcuni dati interessanti riguardo la pratica dell'attività fisica in Italia che impongono una riflessione.  

Secondo l'analisi effettuata, nonostante un lieve incremento di coloro che dichiarano di non svolgere alcuna attività sportiva ma che comunque si impegnano in attività fisica generica e saltuaria (passeggiata all’aperto, jogging, nuoto od altro) che risultano essere il 29,4% della popolazione italiana, appare un quadro piuttosto complicato ed allarmante. 

Per avere un’idea precisa della situazione basta leggere la relazione del sistema di sorveglianza denominato PASSI, che, tramite indagini campionarie, raccoglie ed elabora dati sulla popolazione adulta italiana (18-69 anni) relativi agli stili di vita praticati ed ai fattori di rischio comportamentali connessi all’insorgenza di malattie croniche non trasmissibili nonché al grado di conoscenza e partecipazione ai programmi nazionali di intervento e prevenzione, ha individuato alcuni parametri significativi della situazione italiana riguardo la pratica dell’attività fisica nella popolazione. Secondo la definizione basata sui correnti standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il sistema PASSI riporta, tra gli adulti residenti in Italia, una suddivisione in tre classi: i “fisicamente attivi” (47% della popolazione), i “parzialmente attivi” (23%) ed i “sedentari” (30%). 

Inoltre, come riportato nell’articolo di quotidianosanità.it del 6 aprile 2022 dal titolo “Attività fisica. Iss: In Italia trend in discesa, minimo storico in pandemia soprattutto tra over 65”, durante il periodo della pandemia CoViD-19 la situazione è ulteriormente peggiorata. 

Come si può notare, la percentuale della popolazione adulta “sedentaria” non è trascurabile (30%) e ciò indica una marcata assenza dei principi di prevenzione primaria che l’attività fisica rappresenta, con le relative conseguenze anche a carico del Sistema Sanitario Nazionale che deve intervenire nel trattamento di patologie che potrebbero addirittura esser evitate grazie all’esercizio fisico. 

Di fronte a questi dati si deve inevitabilmente ammettere che le Scienze Motorie, soprattutto in questo periodo, devono assumere un ruolo rilevante nel garantire il benessere della popolazione ed è necessario avviare programmi di sensibilizzazione e promozione di uno stile di vita legato all’attività fisica, sia a carattere sportivo che adattato, che solo il Chinesiologo (laureato in Scienze Motorie) può adeguatamente progettare ed insegnare. Il movimento umano razionale ed attivo, oggetto primario dello studio e delle competenze del Chinesiologo, rappresenta un mezzo fondamentale per ristabilire un equilibrio che si va pericolosamente perdendo e per recuperare uno stato di salute ottimale della popolazione.

A tale scopo, si deve riconoscere che le moderne Scienze Motorie si occupano di un settore dove il benessere psicofisico si realizza tramite una forte attività di la prevenzione e di educazione al movimento della popolazione e, pur non rientrando nelle discipline a carattere sanitario, contribuiscono al miglioramento della qualità della vita ed alla salvaguardia da tutte quelle malattie ad alto impatto sociale (ad esempio, le malattie cardiovascolari) che interessano una popolazione che, peraltro, sta sempre più invecchiando.

Giorgio Berloffa

Presidente Unione Nazionale Chinesiologi (UNC)

Alessandro Nutini
Vicepresidente Unione Nazionale Chinesiologi (UNC)



08 aprile 2022
© Riproduzione riservata

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